CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

Santa Zelia: resistere al male con l’aiuto della Santa Vergine

14 Agosto 2017

Zelia Guérin

Nel blog di oggi don Silvio commenta una lettera di Zelia al fratello Isidoro in cui la santa madre, manifesta tutta la preoccupazione per il fratello che si trova a Parigi per studiare, esposto ai pericoli di una grande città. L’invito di Zelia è quello di affidarsi ogni giorno alla Vergine Maria.

Alençon 1° gennaio 1863

Mio caro fratello,
Ti auguro un buon anno, desidero con tutto cuore che tu riesca nelle tue imprese e sono sicura che riuscirai  se lo vuoi: questo non dipende che da te, Dio protegge tutti coloro che confidano in Lui, non ne ha mai abbandonato uno. Quando penso a quello che il buon Dio, in cui ho riposto tutta la mia fiducia e nelle cui mani ho messo la cura dei miei affari, ha fatto per me e per mio marito, non posso dubitare che la sua divina Provvidenza non vegli con una cura particolare sui suoi figli.

Io sono, mio caro, in grande inquietudine a tuo riguardo. Mio marito mi fa tutti i giorni delle tristi profezie. Egli conosce Parigi e mi dice che tu sarai esposto a tentazioni alle quali non resisterai perché non hai abbastanza pietà. Mi racconta quello che ha passato lui stesso e quanto coraggio gli occorse per uscire vittorioso da tutti quei combattimenti. Se tu sapessi per quali prove è passato!… Te ne scongiuro, mio caro Isidoro, fa’ come lui; prega e così non ti lascerai trascinare dalla corrente. Se tu soccombi una volta, sei perduto. Non è che il primo passo che vale in questa strada del male come in quella del bene, dopo, tu sarai trascinato dalle onde.

Se tu acconsentissi solamente a fare una cosa che sto per dirti e se tu volessi darmela per strenna, sarei più felice che se tu mi inviassi tutta Parigi. Ecco: tu abiti vicinissimo a Nostra Signora delle Vittorie. Ebbene, entraci soltanto una volta al giorno per recitare un’Ave Maria alla santa Vergine. Vedrai che ella ti proteggerà in una maniera tutta speciale e ti farà riuscire in questo mondo per darti in seguito una eternità di felicità. Ciò che ti dico non è da parte mia una devozione esagerata e senza fondamento: ho motivo di aver fiducia nella Santa Vergine.

Tu sai bene che la vita non è lunga. Tu ed io saremo ben presto al termine e saremo lieti di non essere vissuti in maniera da non rendere la nostra ora troppo amara. Bene: se hai il cuore cattivo, ti befferai di me; se non lo hai, dirai che ho ragione.

Quando mi scriverai, non parlare di quello che ti ho detto sopra sulle riflessioni di Luigi a tuo riguardo, gli dispiacerebbe. Io sono sempre felicissima con lui, mi rende la vita molto serena. Mio marito è un sant’uomo, ne auguro uno simile a tutte le donne: ecco l’augurio che faccio a loro per il nuovo anno.

Martedì ti invierò delle polpette d’oca e dei vasetti di marmellata. Le mie figliolette sono molto graziose. La tua figlioccia non vuole più camminare da sola: è caduta ed è diventata così paurosa che nulla al mondo la può decidere a fare un passo senza appoggio; cammina tenendosi alle seggiole e ai mobili. Non sai quanto sia graziosa e carezzevole! Ci abbraccia senza che glielo chiediamo, ad ogni momento; invia baci al buon Gesù; non parla, ma comprende tutto, insomma, è una fenice…

Cari amici,
la festa della Vergine Assunta mi suggerisce di proporvi questa lettera che Zelia invia al fratello Isidoro che vive e studia a Parigi. Siamo agli inizi del 1863: gli sposi di Alençon sono sposati da cinque ed hanno due bambine, in attesa della terza. Isidoro invece ha 24 anni e compie gli studi di medicina. Zelia sente una particolare responsabilità nei confronti del fratello, che aveva otto anni meno di lei, soprattutto dopo la morte della mamma, avvenuta nel 1859. In un’altra lettera Zelia ricorda che la sua infanzia fu molto triste: “se la mamma ti viziava, invece con me, tu lo sai, era troppo severa” (LF 15). Le attenzioni affettive verso il figlio assorbivano tutte le energie. La ragazza doveva accontentarsi delle briciole. Ne soffrì moltissimo. Avrebbe potuto chiudersi in un rancore sordo. E invece vediamo con quanto affetto e con quanta preghiera accompagna i passi del giovane fratello. E quanta preoccupazione per lui!

Il lungo soggiorno nella capitale la mette in ansia, teme che il giovane possa allontanarsi dalla fede. Lei non è mai stata a Parigi ma Luigi è vissuto due anni nella grande città e ha raccontato alla moglie tutti i pericoli che si annidano. Ella gli chiede perciò di coltivare una fede più sincera e gli consegna la sua intima certezza che “Dio protegge tutti coloro che confidano in Lui, non ne ha mai abbandonato uno”. Non è una frase del catechismo imparata a memoria ma un’esperienza personale. Zelia dice di avere le prove della divina Provvidenza!

La fede non può restare un sentimento ma si nutre di preghiera. Ricordando la testimonianza del marito, Zelia esorta il fratello a non sottovalutare il pericolo: “Te ne scongiuro, mio caro Isidoro, fa’ come lui; prega e così non ti lascerai trascinare dalla corrente”. E subito dopo, con la concretezza di una madre, gli chiede un piccolo ma impegnativo gesto orante: entrare ogni giorno nella Chiesa dedicata Nostra Signora delle Vittorie e recitare un’Ave Maria, una semplice Ave Maria. Una piccola cosa in apparenza. Zelia conosce la regola evangelica: “Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti” (Lc 16,10). Emerge qui non solo l’amore filiale per la Santa Vergine, che Zelia ha appreso dalla madre, ma anche la particolare devozione per quel Santuario parigino che negli anni successivi s’intreccerà con le vicende della famiglia Martin. Possiamo considerare questa lettera come il primo passo di una storia

Zelia ritornerà ancora su questo punto con un’insistenza che manifesta l’ingenuità e la forza della sua fede: “Se tu potessi mettere un cero per me a Nostra Signora delle Vittorie, venerdì prossimo, giorno dell’Immacolata Concezione, te ne sarei molto grata”. Conoscendo la riluttanza del giovane Isidoro, aggiunge: “Te ne prego, non rifiutarmi questo piacere” (LF 16, 3 dicembre 1865). Queste parole sono semi che porteranno frutto. A volte non sappiamo se e quanto insistere,  Zelia non teme di essere invadente ma sa vestire le sue parole di amabilità e dolcezza. Auguro a tutti i genitori, e in modo particolare alle mamme, di saper fare altrettanto con i propri figli. Alla Vergine che oggi e domani contempliamo tutta avvolta nella luce divina affidiamo questi santi desideri. Un caro saluto a tutti.

Don Silvio




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