CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

“Come vorrei che tu morissi…”

30 Ottobre 2017

Zelia e Teresa

La festa di Tutti i Santi e la Commemorazione dei Defunti ci invitano a riflettere sulla vita eterna. Don Silvio: “Mi raccomando, nei prossimi giorni non date spazio ai mostri che gettano ombre sulla vita, lasciatevi illuminare dalla testimonianza luminosa dei santi”.

“Mia cara Paolina,
la tua ultima lettera mi ha fatto ancor più piacere delle altre e, per colmo di felicità, tua zia mi dice che è molto contenta di te, che sei molto obbediente e carina. Ti ringrazio, mia Paolina, di fare così la gioia di noi tutti. Il buon Dio te ne ricompenserà
in questo mondo e nell’altro perché si è molto più felici, anche nella vita presente, quando si fa bene il proprio dovere. Mercoledì è dunque l’Immacolata Concezione, una festa grande per me! In questo giorno la Santa Vergine mi ha accordato molte grazie speciali. […] Quest’anno andrò ancora a trovare la Santa Vergine di buon mattino, voglio essere la prima ad arrivare, le offrirò il mio cero, come al solito, ma non le domanderò più figliolette; la pregherò che quelle che mi ha dato siano tutte sante e che, quanto a me, le segua da vicino, ma bisogna che siano molto migliori di me. Leggo in questo momento la Vita di santa Chantal. Te lo dicevo quindici giorni or sono e contavo di finire il primo volume in due ore, ma l’ho trovato tanto bello che non sono stata così svelta; vi ho impiegato quindici giorni ed oggi incomincio il secondo. Sono rapita di ammirazione. È tanto più interessante per me che amavo già molto la Visitazione, ma ora l’amo più che mai. Come trovo fortunate le persone che vi sono chiamate! Insomma, non parlo più che di santa Chantal e di tutto quello che ho letto.
Mia povera Paolina, ho tanto freddo alle mani che mi è difficile scrivere; oltre a ciò non ci vedo e posso dire che scrivo a tastoni. Ho gli occhi molto malandati, con il mio Punto d’Alençon mi stanco di meno, ma a scrivere vedo doppio e spesso sono obbligata a chiudere gli occhi e a coprirli con la mano per farli riposare. Oggi è ancor peggio del solito. Sono molto contenta di Celina; è una bambina eccellente che prega il buon Dio come un angelo, impara bene ed è molto docile con Maria. Certamente se ne farà qualche cosa di buono, con la grazia di Dio. La piccina [Teresa] è un folletto senza pari, viene ad accarezzarmi augurandomi la morte: «Oh, come vorrei che tu morissi, mia povera mamma!». La sgridano e lei dice: «
Ma è perché tu vada in Cielo! Lo dici tu che bisogna morire per andarci». E così, nei suoi eccessi d’amore, augura la morte anche a suo padre.
Dopo l’ultima lettera di sua zia, Maria è più obbediente e non va più alla prima messa, a meno che non glielo permetta. Sono molto felice di vedere l’influenza che mia sorella ha su di lei. Del resto la venera come una santa, le vuole un gran bene: si vede che ne sente la mancanza. Non sarei sorpresa che un giorno si facesse suora alla Visitazione; non ha assolutamente gusti mondani, al contrario; io ci tengo più di lei a vederla ben vestita. Una sera, molto recentemente, mentre dicevo le mie preghiere, dopo aver letto il libro sulla signora di Chantal, ho pensato ad un tratto che Maria si sarebbe fatta suora, ma non mi ci sono soffermata perché ho notato che succede sempre il contrario di quello che io prevedo. Non le dire questo, si figurerebbe che lo desidero e, veramente, io lo desidero solo se è la volontà di Dio. Purché segue la vocazione che le darà, sarò contenta. […]
Sto per finire la mia lettera perché non ho più nulla di nuovo da dirti; sono assalita dalle bambine che giocano vicino a me. Ognuno ha da parlarmi, bisogna dunque che io scrivo parlando. Finalmente, grazie a Dio, ecco Luisa che viene a prenderle per metterle a letto. Addio, mia cara Paolina, a presto la felicità di vederti: ci penso con tanta gioia”.

Cari amici,
la lettera che oggi vi propongo è tratta dal ricco epistolario di Zelia, la santa mamma che avete imparato a conoscere, ed è indirizzata alla figlia Paolina, 14 anni, che in quel momento si trovava in collegio. Con la sapienza di una mamma credente ella sa come intrecciare il racconto della vita domestica, fatta di tante piccole cose, perfino banali, con alcuni tra i temi più importanti della vita cristiana: la testimonianza dei santi, la vocazione consacrata, che ella intravede nella figlia Maria (che all’epoca aveva quasi 16 anni) e la fede nella beata eternità. Temi sostanziali, come vedete, che purtroppo non fanno parte dei nostri quotidiani dialoghi educativi ma che sono decisivi in ordine alle scelte della vita.

La festa di Tutti i Santi e la Commemorazione liturgica dei Defunti mi invitano a sottolineare le parole della piccola Teresa che augura alla mamma e al papà di morire perché ha già intuito che tutta la vita trova compimento nel Cielo. Zelia dice che la piccina viene rimproverata per “eccesso di zelo”, ma loro sanno bene che quelle parole innocenti sono un’eco limpida della Parola di Dio, un richiamo a cercare sempre e solo l’essenziale.

Quando Teresa dice queste parole non ha ancora compiuto tre anni! È certamente una bambina molto intelligente che ascolta tutto e apprende con estrema facilità; in fondo ella ripete ciò che tante volte ha sentito. Evidentemente in casa Martin si parla spesso del Paradiso. Come attesta Zelia in un’altra lettera, questa volta fa riferimento a Leonia: “Sente tanto parlare dell’altra vita che ne parla spesso a sua volta” (a Paolina, 14 maggio 1876). D’altra parte, come avete notato nella parte iniziale della lettera che oggi meditiamo, Zelia invita la figlia adolescente a fare tutto bene per essere felici “in questo mondo e nell’altro”.

Fede e speranza della vita eterna camminano insieme. Se questo connubio oggi non è sempre presente, se l’annuncio dell’eterna beatitudine non trova sufficiente spazio nella predicazione e nella vita di tanti battezzati, in casa Martin era il pane quotidiano. Nelle lettere di Zelia il vocaboloCielo(inteso come paradiso) appare decine di volte. Senza alcuna esagerazione, si può dire che tutto era percepito e vissuto nella luce dell’eternità. Parlando del padre, Celina attesta: “Lo sentivo di frequente con nostra madre parlare del Cielo, dell’eternità” (Incomparabili genitori, 15).

Durante la peregrinatio dell’urna dei santi Martin (aprile-maggio 2017) facevo spesso riferimento a questa fede di Luigi e Zelia. Ogni volta ponevo una domanda agli sposi presenti: “In casa vostra parlate del Paradiso?”. Dal loro silenzio imbarazzato mi accorgevo che questo tema non ha diritto di cittadinanza. Siamo troppo immersi nelle cose della terra per alzare lo sguardo a quelle del cielo. Chi ha fede sa che i giorni della vita si consumano. Se viene a mancare la speranza nella vita eterna, l’esistenza è come una casa senza finestra, un viaggio senza meta, una freccia scoccata che non raggiunge il suo obiettivo, un bel racconto che manca della pagina conclusiva, un romanzo giallo in cui non si scopre il colpevole.

Mi raccomando, nei prossimi giorni non date spazio ai mostri che gettano ombre sulla vita, lasciatevi illuminare dalla testimonianza luminosa dei santi e impegnatevi a camminare sulla stessa via. Un caro e affettuoso saluto.

don Silvio




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