CORRISPONDENZA FAMILIARE

Di don Silvio Longobardi

Solo due ore e 11 minuti: una vita bellissima

28 Ottobre 2019

Una storia bellissima e commovente. Una vicenda che non leggerete su quella che viene chiamata la “grande stampa”, un frammento di quell’umanità che resiste ad ogni tentativo forzato di omologazione. È stata la redazione di Aleteia.org (edizione francese) a raccontare quest’esperienza dolorosa e luminosa.

Pablo e Marie, lui spagnolo e lei belga, hanno celebrato le nozze nella primavera 2018, vivono a Madrid. Il loro amore è subito benedetto dall’arrivo di un figlio, la lieta attesa si tinge di angoscia quando, alla ventesima settimana, scoprono che la loro bambina è affetta da anencefalia, una grave malattia del sistema nervoso incompatibile con la vita. La comunicazione del medico che opera l’ecografia non lascia scampo: “Il vostro bambino ha una malformazione molto grave. Avete intenzione di abortire?”. Malgrado la brutalità delle parole e il comprensibile shock per questa notizia, i due giovani genitori scelgono di immediatamente di accogliere la vita e di donare a questa bambina tutto l’amore possibile. 

Non sono affatto rassegnati alla morte, al contrario lottano con tutte le forze e con le uniche armi che possiedono: cioè la preghiera. Pregano e fanno pregare. Il Cielo apparentemente non risponde a questo grido. Sono accompagnati da una ginecologa che non si limita a svolgere il compito rigoroso che la scienza impone ma integra la competenza medica con uno sguardo carico di umanità. Pablo ricorda che fu proprio lei ad aprire i loro occhi aiutando così i giovani genitori, ancora smarriti, a leggere gli eventi in modo nuovo: “Ci ha insegnato che il poco tempo che avremmo trascorso con nostra figlia era il momento più felice di tutta la nostra vita”. Grazie a questo intervento provvidenziale essi comprendono che la vita non si misura con gli anni ma con l’amore. Vestire di amore la vita, non importa quanto tempo abbiamo da vivere. È un messaggio bellissimo. 

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Arriva il giorno della nascita: il 20 giugno 2019 viene alla luce Elena Gonzáles Depreter. Le famiglie dei genitori sono presenti. Pablo riceve il permesso eccezionale di entrare in sala operatoria per poter dare alla figlia appena nata la veste del battesimo. Ed è proprio lui il primo a prendere tra le braccia quel fagottino di carne, la contempla per due minuti senza riuscire a dire una parola. Una scena che Maria non potrà mai dimenticare. In quel momento, afferma la madre, abbiamo dimenticato tutto: la malattia, la morte … tutto era rivestito di bellezza. La vita è un mistero bellissimo. Il papà fa cadere sulla neonata poche gocce di acqua provenienti da Lourdes e dal Giordano. E poi … la bambina resta affidata ai genitori che vivono, per loro stessa ammissione, le ore più belle e intense della loro vita: “Vedere Elena, toccarla, donarle il nostro amore, abbracciarla ancora e ancora, presentarla a tutta la famiglia”. È Pablo a raccontare. Se tutta la vita è vestita di mistero, la nascita rappresenta il tempo in cui la meraviglia sorprende e avvolge, come un rivolo di acqua limpidissima che scaturisce da sorgenti misteriose. 

Elena ha vissuto due ore e 11 minuti. Ha ricevuto il battesimo dal papà, è stata cullata tra le braccia della mamma, si è addormentata nel Signore. Una vita inutile, secondo i canoni di questo mondo. Tempo sprecato, dicono i sapientoni della scienza e della cultura. Chi può misurare il valore della vita? Elena ha ricevuto tutto l’amore possibile, la sua vita è stata vestita di quella infinita dignità che spetta ad ogni creatura umana. I genitori hanno ricevuto una figlia che è passata solo per un attimo, come una luce che tutto illumina e che continua a brillare nell’eternità di Dio. È solo una piccola storia ma ricorda quant’è grande la vita di ciascuno.




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