CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

Non lasciamoci ingannare dal politicamente corrotto. Ce lo chiedono i bambini non ancora nati

3 Febbraio 2020

Feto

Molti di quelli che chiedono di dare a tutti diritto di cittadinanza, affermano che la vita di un bambino dipenda dal certificato di desiderabilità firmato da colei che lo porta in grembo. Ma se questo vale per un bambino non ancora nato, chi vieta di applicare questa regola anche ai bambini già nati e nient’affatto desiderabili?

È triste e inquietante ascoltare tutti quelli che alzano la voce per chiedere alla politica un cambio di passo al fine di contrastare i cambiamenti climatici e non sentire alcuna voce pubblica che difende i bambini in attesa di venire alla luce, bambini che non sono più nascosti perché la tecnologia oggi permette di vedere tutto quello che avviene durante la gravidanza. Quella scienza che viene invocata per il climate change non è la stessa che oggi assicura – senza alcuna possibilità di errore – che quella piccola cosa che si muove nel grembo della donna è un essere umano, cioè un bambino nella primissima fase del suo sviluppo? La scienza si invoca solo quando serve a confermare quello che pensiamo noi oppure serve a farci scoprire l’oggettiva verità delle cose?

Mi commuove leggere le prime parole del libro di Geremia, quelle in cui il profeta biblico racconta le confidenze ricevute da Dio, quelle che si dicono sottovoce e quasi con pudore: “Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni” (Geremia 1,5). Questa parola è un annuncio che riguarda tutti. Dio si presenta come Colui che ci conosce da sempre e che segue i nostri passi fin dal grembo materno. È bellissimo pensare che in un’epoca in cui non c’erano mezzi per conoscere la vita prenatale, se non l’esperienza della madre, la Bibbia annuncia che Dio è già all’opera, è Lui che ci dà forma. Ed è straordinario sapere che in quei giorni oscuri risuona la parola potente di Dio che semina nel cuore di ciascuno una specifica e speciale vocazione. 

Al contrario, è triste pensare che oggi, malgrado tutte le acquisizioni della scienza, malgrado le ecografie in 3D che mostrano chiaramente il volto di un bambino che si va gradualmente formando, c’è tanta gente che – per ignoranza o malafede – continua a credere che non si tratta di un bambino ma solo di un insieme caotico di cellule.

Leggi anche: L’aborto, la più terribile negazione dell’altro. Come vincere l’indifferenza?

Permettetemi però di dirlo: la grossolana ignoranza, che affligge anche le nuove generazioni, è frutto della malafede. Provate a immaginare se le scuole, i mezzi di informazione e tutte le agenzie educative parlassero della vita prenatale, facessero vedere come nasce e si sviluppa la vita. Dinanzi ad una tale bellezza, tutti resterebbero ammutoliti. Solo i pazzi vorrebbero distruggere un quadro così bello. No, non c’è neppure bisogno di parlare dell’aborto, non c’è bisogno di far vedere immagini cruente, basta parlare della vita come si conviene.

Nella Bibbia ci sono altre pagine in cui si parla della vita prima della nascita, la più famosa è la scena della Visitazione dove un bambino ancora nascosto nel grembo dà un calcetto alla madre quando sente arrivare il Figlio di Dio nella sua casa. Nella storia della Chiesa non mancano le vicende commoventi e bellissime. Una di queste riguarda Teresa di Lisieux, ultima di nove figli. Qualche giorno dopo la nascita, la mamma scrive alla cognata un particolare interessante: “Quando la portavo in seno, ho notato una cosa che non è mai accaduta per gli altri miei figli: quando cantavo, lei cantava con me… Lo confido a lei; nessuno ci potrebbe credere”.

Il tempo della gravidanza non è la prefazione del libro della vita ma è il primo capitolo di questo straordinario racconto. Non è una sorta di zona franca in cui tutto è possibile ma è già posta nel sacro recinto di Dio. Tanti vogliono entrare in questo recinto non come pastori che si prendono cura delle pecore ma come quei ladri che vengono “per rubare, uccidere e distruggere”. Nel pronunciare queste parole Gesù si presenta come il buon Pastore venuto per dare “la vita in abbondanza” (Giovanni, 10,10). Possiamo fidarci di Lui.

La Chiesa non si stanca di annunciare il valore della vita ma su questo tema, non incontra alcun consenso, la cultura che conta, quella che gestisce i grandi mezzi di informazione difende a spada tratta l’aborto. Sui loro giornali, i loro siti, siamo certi di non trovare mai – neppure per sbaglio – una sola riga o una storia a favore della vita nascente. Noi invece di storie da raccontare ne abbiamo tante, e sono certo che queste storie farebbero riflettere anche i più riottosi. Ma non abbiamo i microfoni adatti per amplificare la voce. 

Un profeta dei nostri tempi, don Oreste Benzi (1925-2007), guardava ogni uomo con lo sguardo compassionevole di Dio e a tutti apriva le braccia. Anche a quelli che gli altri erano pronti a buttare in mare. Ma non era miope e sapeva perciò riconoscere la stessa dignità umana anche al bambino non ancora nato. Per questo lo ha difeso con parole di fuoco. Su questo punto sentiva che non poteva stare zitto perché “chi tace è complice del delitto”.

Dispiace vedere che molti sinceri e meritevoli testimoni della solidarietà, non riescono a vedere il bambino non ancora nato come un soggetto debole, il più debole perché non ha volto né voce, il più minacciato perché già condannato dalla cultura. Molti di quelli che chiedono di dare a tutti diritto di cittadinanza, affermano che la vita di un bambino dipenda dal certificato di desiderabilità firmato da colei che lo porta in grembo. Ma se questo vale per un bambino non ancora nato, chi vieta di applicare questa regola anche ai bambini già nati e nient’affatto desiderabili?

Parlando con tristezza della mentalità abortiva, Madre Teresa di Calcutta diceva: “Nel mondo ci sono persone che si sforzano di dimostrare che la Divina Provvidenza non può provvedere ad altri bambini non ancora nati”. Questi ragionamenti erano per lei come una bestemmia. Meglio seguire i santi che le mode. Il politicamente corretto ad uno sguardo più attento si rivela politicamente corrotto. I veri profeti, quelli che parlano in nome di Dio, insegnano ad amare ogni uomo e ad accogliere ogni vita. Camminare dietro di loro è certamente più faticoso ma siamo sicuri di non sbagliare strada.

Chi sceglie questa via, sa fin dall’inizio che dovrà non solo faticare ma anche soffrire. Non solo per la strenua opposizione del mondo ma anche a causa del fuoco amico. Tutto questo non ci scoraggia ma accresce la coscienza della responsabilità. Amici, cantiamo la vita con la fierezza dei profeti.




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