Restiamo Umani

La testimonianza di chi ha vinto la lotta: “Grazie a chi mi ha preso per mano”

pixabay

a cura della Redazione

La lontananza dai propri cari, la paura dell’isolamento, la vita nell’inferno dei reparti Covid-19 e poi i medici e infine… la vittoria. Il racconto di chi ha vinto la malattia anche grazie alla solidarietà umana.

I numeri sembrano annunciare un quadro incoraggiante, ma sono ancora troppi i morti, le vite che questo virus ha spezzato. Tuttavia sono tanti anche quelli che ce l’hanno fatta. Che hanno combattuto e sofferto e che, alla fine, hanno vinto la battaglia. È rientrato a casa dall’ospedale San Luca dove era ricoverato dal 13 marzo scorso, il notaio lucchese Francesco Filippo De Stefano. 57 anni e tre settimane a combattere in terapia subintensiva contro il Coronavirus, con ventilazione forzata.

Una prova durissima la sua durante la quale ha avuto momenti difficili ma ora è finalmente guarito. Riportiamo la sua breve testimonianza perché sia da monito per quanti sono ancora sul fronte in pieno combattimento. “Il virus subdolo entra dentro di te con uno scopo: portarti via. Ci ha provato anche con me, forse veicolato dagli incontri dovuti al mio lavoro, forse da altri agenti, non so”.

“Sono stati momenti durissimi – racconta l’uomo – fisicamente, emotivamente e per mille altri motivi che solo chi ha vissuto, chi ha visto cosa accade negli ospedali italiani in queste settimane, chi non ha retto al pensiero che la stessa disavventura potesse colpire i propri congiunti a sua causa, può comprendere; è sufficiente leggere le attente analisi di qualche giornalista accorto sui principali quotidiani nazionali per averne contezza”.

“Quando sei dentro e vedi l’erba dalla parte delle radici e le notti trascorrono insonni, quando l’unico sapore che percepisci è quello del cocktail di medicinali sperimentali che si utilizzano per contrastare il male, capisci cosa vuol dire condividere l’essere “un malato”, che la parola Stato ha un senso profondo oltre quello che ben conosci per esserne un tramite e capisci di appartenere come individuo a una comunità superiore a te e che ha cura di Te”.

«Tutto questo – racconta ancora De Stefano – nella solitudine assoluta cui la malattia costringe allontanando necessariamente i tuoi cari. E scopri un mondo che conoscevi per “sentito dire”, quello del personale sanitario che è fatto di competenze molteplici e variegate, difficili da immaginare se non li vedi all’opera, da compassione umana, da dedizione e abnegazione nel lavoro; uomini e donne che dimenticano di essere padri/madri/compagni, di avere una loro vita che non vale meno della tua e che aiutano amorevolmente il tuo corpo inerme e la tua mente a vincere la battaglia in corso e che hanno diritto a far rientro nelle loro case sani e salvi”.

“A loro, ai medici, a tutto, tutto il personale coinvolto nella gestione dell’emergenza presso l’Ospedale San Luca di Lucca il mio ringraziamento per avermi preso per mano nell’uscire da questa brutta vicenda, per avermi fatto sentire parte di una famiglia impegnata in un’unica lotta”.

“Credo che mi abbiano aiutato l’età, una certa attività fisica da ciclista amatoriale e anche un po’ di fortuna… Comunque – conclude il notaio De Stefano – adesso sto bene, sono tornato ai miei cari, sono pronto”.




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