Fase 2

di Miriam Incurvati, psicologa

Fase 2 padroni della paura

4 Maggio 2020

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La ripresa è appena iniziata, ma il virus non è ancora sparito. Come affrontare la paura? Come aiutare i più piccoli a lasciare l’ambiente domestico? Consigli pratici…

Eccoci al nostro appuntamento mensile sul blog “Message in a blog”. L’ultima volta che ho scritto per voi, in tempi non sospetti, le priorità, la quotidianità, la vita sociale proseguiva nel suo consueto corso (se non altro consueto se pensiamo agli ultimi 10-15 anni). È vero, la società era già liquida, dicono gli esperti. Tutto era estremamente veloce, spesso tecnomediato e soggetto a continui cambiamenti. Insomma, era già una società con i suoi bei problemini. Eppure nessuno, almeno non io, poteva immaginare ciò che è accaduto. 

“Abbiamo attraversato tutti gli stadi dell’esposizione a un evento gravemente stressante. Dalla negazione (è una banale influenza), allo stupore, al terrore, all’ottimismo (con i canti dal balcone e gli arcobaleni con le scritte), fino a forme più o meno complesse di abituazione… Certo è che, più o meno consapevolmente, il virus ha mobilitato sentimenti di angoscia, che è proprio la dimensione che si attiva quando è difficile dare un nome ad un cambiamento drammatico che scompagina le nostre vite. Ne abbiamo visto gli effetti, ad esempio, con la polarizzazione dell’attribuzione di significato a determinate azioni, come l’uscire di casa: si sono attivati i più elementari processi di controllo, accusa, discredito, odio verso i supposti trasgressori della morale collettiva, perché se è vero che in momenti di crisi c’è un grande bisogno di sentirsi comunità, è anche vero che quel sentimento necessita dell’adesione ad un mitologema preciso che, se nasce dalla paura, continua ad essere nutrito dalla paura ed è quindi così fragile da trattenere in un orizzonte razionale. Wilfred Bion diceva che “la ragione è schiava dell’emozione ed esiste per razionalizzare l’esperienza emotiva”. Così scrive l’Ordine degli psicologi del Lazio in una mail agli iscritti del 20 marzo 2020.

La paura ha cominciato a dilagare. Paura per la propria salute, per quella dei propri cari. Paura del futuro, per il proprio lavoro, per l’economia nazionale, per tutto quello che abbiamo perso e che perderemo. Paura del contagio, paura della morte, paura della precarietà. La paura della paura. Bene, allora, ho deciso insieme alla redazione, di dedicare un intero articolo a questo grande mostro.

Mi piace aprire questa riflessione sulla paura con un primo punto cardine. Questa emozione, insieme a tutte le altre, ha una funzione. Immagino che qualcuno dopo aver letto l’ultima frase, è tornato indietro, si è voluto accertare di aver letto bene. E sì, lo confermo la paura è utile. Non è un mio parere personale ovviamente, ma un dato evidente se osserviamo la natura. La specie umana ha mantenuto lungo la sua evoluzione la capacità di provare emozioni, perché queste forniscono all’uomo tante informazioni, insieme agli organi di senso. La funzione adattiva della paura, in particolare, permette all’uomo di comprendere che si trova in una condizione minacciosa e di conseguenza di evitare il pericolo. Capite come questo sia fondamentale nella nostra situazione attuale. La paura, dunque, può proteggerci in qualche modo. Alla base dell’uso delle condotte di distanziamento sociale, delle mascherine e dei guanti, c’è anche una simile emozione. Pertanto, possiamo affermare che se non sentissimo la paura, se non prendessimo contatto con le reazioni fisiologiche che ci genera (aumento del battito cardiaco, bassa temperatura della pelle, respirazione ansimante etc) saremmo sprovvisti di un fondamentale radar capace di individuare nemici in attacco. 

Il tema della paura ai tempi del Coronavirus tuttavia è molto ampio. Vorrei poi, proporvi una storiella piuttosto interessante, tratta dal programma “Il fiore dentro” (Montano, Villani, 2018) dal titolo La paura del vecchio saggio Mullà

Un giorno una mamma andò con il figlio dal vecchio Mullà, che insegnava in una scuola. “Mullà – disse – mi aiuti la prego a controllare questo ragazzo indisciplinato. Non ascolta nessuno. Fa sempre quello che vuole e il suo comportamento causa molti problemi. Ho bisogno di qualcuno capace di mettergli paura!”. Mullà rispose: “Ci proverò”. Poi saltò su una sedia e cominciò a gridare e ad urlare e ad assumere un atteggiamento terrificante. Mostrava i pugni, digrignava i denti, strabuzzava gli occhi con la faccia contorta e un’espressione furiosa. La mamma si spaventò a tal punto che svenne, il ragazzo scappò via a gambe levate chiedendo aiuto. Anche Mullà uscì dalla scuola correndo, perché lui stesso si era spaventato. Quando si calmò tornò, la mamma gli balbettò sotto choc: “Mu Mu Mullà, io… io… io.. le avevo chiesto di spaventare mio figlio, non me”. R: “Hai ragione, ma io stesso ero impaurito”. Sorpresa disse la donna: “Ma come è possibile? Lei è un grande uomo! Come è accaduto che abbia spaventato anche se stesso?”. L’uomo allora le rispose: “Mi ascolti quando ho cominciato ero il padrone, poi la rabbia e la paura sono diventate i miei padroni e io il loro schiavo. É facile iniziare qualcosa, ma è molto difficile controllarla!”.

Personalmente, mi piace la straordinaria semplicità con la quale in questo testo emergono le varie sfaccettature emotive, il potere delle emozioni, i loro vari risvolti. Questa storia parla della paura, di come possa partire sotto controllo ma poi possa sfuggire di mano. È interessante come anche ai più esperti, come al Saggio Mullà, possa accadere questo. E sapete perché? Perché la paura, così come tutte le emozioni principali (gioia, tristezza, rabbia, disgusto), procede secondo un tipico andamento, simile ad un’onda: sale, raggiunge un apice e poi riscende. Le emozioni hanno, infatti, un tempo ben determinato non durano tutta la vita. La paura in realtà dura poco, ciò che la fa mantenere nel tempo sono i nostri pensieri, le preoccupazioni associate a questa emozione. Dobbiamo imparare, allora, a dargli il giusto tempo e peso. Provo ad usare un’immagine per spiegare questo concetto: le persone sono come il cielo. Ci sono le nuvole, la tempesta, il sole, il vento che rappresentano le emozioni e i pensieri associati ad essi. Le stagioni e il tempo cambiano eppure il cielo rimane sempre lo stesso. La paura se la sai leggere e la ascolti non ti tiene prigioniero. Queste considerazioni quindi ci aiutano intanto a togliere un po’ di potere all’emozione della paura, ad ascoltarla ma poi a lasciarla andare. 

E allora facciamo di nuovo un salto al momento presente, ora, dopo circa due mesi di quarantena, due mesi in cui abbiamo sguazzato nelle nostre difficoltà, entriamo nella fase 2. Che forma prenderà allora la nostra paura? Come affrontare la realtà e ritrovare l’equilibrio? Queste sono le domande che mi rivolgono in qualità di psicologa. In modo particolare, come sapete, io mi occupo di bambini e delle loro famiglie. Conosco bambini che sono terrorizzati dall’idea di uscire, che hanno un desiderio matto di rivedere i nonni eppure una gran paura di contagiarli. Esistono altri bambini che invece, non sono toccati dalla paura ma dalla noia, dall’apatia, qualche adolescente anche dalla depressione 

Proviamo a fornire qualche risposta concreta:

  1. Riduciamo drasticamente l’accesso incondizionato alle notizie mediatiche sul virus. È bene informarsi, ma da fonti attendibili e circa una volta al giorno. Altrimenti rischiamo che le notizie sovraccarichino il nostro sistema emotivo e lo mandino in iperattivazione. Prendiamoci cura della nostra paura stiamo attenti a non alimentarla inutilmente. Prendetevi cura anche delle emozioni dei bambini, potete seguire le indicazioni fornite sopra e usarle per spiegare anche a loro la funzione e l’andamento della paura.
  2. Esponiamoci gradualmente alle uscite e ai contatti sociali. Sì può cominciare con una passeggiata intorno a casa e poi gradualmente aumentare il numero di uscite e le distanze dall’ambiente domestico.
  3. Prepariamoci all’uscita e soprattutto prepariamo i bambini. Potrebbero spaventarsi alla vista delle persone con le mascherine, parlategliene prima. Spiegategli attraverso un linguaggio semplice e chiaro le norme di sicurezza legate alle distanze, ai guanti, al gel igienizzante. Attraverso il gioco di ruolo con bambolotti, barbie e macchinine fategli vivere in anticipo ciò che verosimilmente accadrà quando uscirete. Evitiamo il terrorismo psicologico ma aiutiamoli ad essere consapevoli per quanto possibile secondo l’età.
  4. Circondatevi e soprattutto circondate il bambino di un clima rassicurante. Parlategli degli scienziati che stanno lavorando per trovare un vaccino, dei dottori e infermieri che con tanto amore si occupano dei malati, dell’importanza dei loro gesti per proteggere anche gli altri. 

Ho avuto l’onore di affiancare e supportare varie famiglie in questo periodo così delicato. Ogni volta che incontro un nucleo familiare, che ho modo di vedere il bambino innanzitutto attraverso gli occhi del genitore, sale in me un profondo senso di gratitudine. Vedo la ricchezza di ciò che ho di fronte, le numerose risorse che tutte le famiglie hanno, anche quelle più “sfasciate”. L’esperienza clinica di questo tempo mi sta insegnando che la crisi, come quella a cui ci sta sottoponendo il Coronavirus, ci mette a dura prova e per affrontarla è necessario ricorrere alle capacità più profonde e nascoste. Possiamo aumentare l’auto consapevolezza circa queste capacità, la certezza che ce le abbiamo e vanno trovate e rinforzate. Non esiste una formula magica, una ricetta perfetta, un unico modello da seguire. Questo articolo, che si allinea ad un chiaro modo di lavorare, non vuole in alcun modo esaurire il tema o fornire delle istituzioni per l’uso. Ogni famiglia deve trovare il suo modo, il suo equilibrio, le sue risorse per uscire dalla crisi. Io credo in tutta onestà, che questo sia il tempo per entrare dentro i problemi, le situazioni, le emozioni. È Il momento in cui prenderci contatto e maturare nuovi modi per reagire ai nostri vissuti. Ed infine, tornare alla creatività, tutti, grandi e piccoli, per cercare soluzioni nuove, dinamiche, funzionali. E allora armati di emozioni, consapevolezza e creatività andiamo ad affrontare la seconda fase.




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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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