CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

Resta tuo marito. Dinanzi al tradimento

15 Giugno 2020

cuore spezzato

(Foto: © robodread - Fotolia.com)

Come restare nella verità di un matrimonio ferito dal tradimento? Don Silvio: “Non potrai amare tuo marito se non lo guardi con gli occhi di Gesù. Se Gesù diventa il tuo sposo, potrai amare anche quello sposo terreno, fragile, infedele con il quale sei chiamata a condividere la tua vita”.

Cara amica,

le parole che mi hai consegnato contengono a malapena l’amarezza e la rabbia che porti nel cuore, hai tutte le ragioni, l’infedeltà coniugale è come una bomba che manda in frantumi la casa dell’amore. Non c’è niente di peggio. I limiti umani li hai messi nel conto, gli errori fanno parte della vita, i litigi e le incomprensioni accompagnano il vissuto di una coppia, nel corso degli anni hai imparato ad affrontare le divergenze e le differenti sensibilità anche se non sempre riesci a vincere l’amabilità. Tutto questo fa parte di quella sfida quotidiana che si chiama matrimonio e che qualcuno, con sottile ironia, chiama matricomio.

Tutto questo è sopportabile ma il tradimento no. Hai ragione: il tradimento non appartiene alla fatica del vivere, non è un elemento della nostra fragile umanità, è piuttosto un gesto di disumana violenza, paragonabile ad uno stupro. Ti senti ferita, delusa, arrabbiata… le parole non bastano per descrivere quello che stai provando. L’ingiustizia mette alla prova i nostri sentimenti, è come una tempesta che si abbatte all’improvviso e fa crollare le case costruite sulla sabbia.

Ho chiesto al Signore di darmi la luce per te ed ho trovato questa Parola che ora ti consegno: “Se amate me, osserverete i miei comandamenti”. Gesù chiede di amare Lui, tutto il resto è solo una conseguenza. È Lui il punto di partenza, il centro e il cuore della nostra vita. Senza di Lui finiamo per dare libero sfogo ai sentimenti, s’innesca così una reazione a catena: la delusione diventa amarezza, l’amarezza si trasforma in rabbia, la rabbia dà spazio al conflitto, il conflitto conduce alla rottura. Tutto questo non appartiene ai disegni di Dio.

L’amore per Gesù non incatena i sentimenti ma li purifica e li orienta in direzione un amore più grande verso il prossimo. Se il tuo cuore è pacificato dal Signore, puoi guardare il tuo sposo con occhi di benevolenza. Questo non significa che devi sopportare ogni cosa e chiudere gli occhi dinanzi al male. Il Vangelo chiede di vivere ogni evento della vita a partire da Dio: la tua vita non dipende da tuo marito né dagli eventi, dipende solo da Dio. Resta nelle mani di Dio, sei al sicuro. Se invece dai spazio ai tuoi sentimenti, la tua vita diventa come una barca in mezzo al mare, in balia delle onde. Basta poco per affondare. In questo momento hai l’impressione di aver sciupato la vita, inseguendo un sogno che ora appare come un’ingenua illusione. È la paura che ti fa parlare e… tremare. Proprio per questo, oggi più che mai, devi consegnare a Dio la tua vita e chiedergli di rassicurare il tuo cuore ferito.

Teresa di Lisieux scrive: “Gesù è il mio unico amore”. Per lei era veramente l’unico. Per te, invece, unico significa che è il punto di partenza da cui sgorga ogni altra relazione affettiva. Se Gesù riempie la tua vita, allora avrai tanta pace da poter accogliere nuovamente tuo marito nonostante i suoi errori; e tanta pace per accogliere i figli, ciascuno con le sue esigenze. Dio ha il potere di sanare il tuo cuore e di darti la pace. È da Lui che devi partire, Lui ti farà comprendere cosa fare, come agire, come restare nella verità di un matrimonio ferito, come accompagnare tuo marito perché possa guarire e ritrovare quella pace interiore che, evidentemente, non ha ancora conosciuto. 

Ha fatto tanti errori ma non ha perso la sua dignità. Dio continua ad amarlo come figlio, tu amalo come marito. Hai il diritto e il dovere di porre alcune condizioni e chiedergli di rettificare le sue scelte per camminare nella verità, ma non dimenticare che resta il marito che Dio ti ha dato e che tu hai liberamente scelto. Se questa certezza venisse meno, la vita coniugale sarebbe in balia dei fragili e mutevoli sentimenti e non dell’amore, quello che nel giorno delle nozze avete espresso con queste parole: “Nella gioia e nel dolore”. 

È questo amore che oggi ti viene chiesto. Non potrai amare tuo marito se non lo guardi con gli occhi di Gesù. Se Gesù diventa il tuo sposo, potrai amare anche quello sposo terreno, fragile, infedele con il quale sei chiamata a condividere la tua vita. Che Dio ti conceda tutto questo. Accompagno queste parole con la preghiera e l’impegno di accompagnare i tuoi passi in questo delicato passaggio della tua vita coniugale.




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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