Educazione

di Miriam Incurvati, psicologa

Uscire dagli effetti della pandemia? Si può… consigli pratici

8 Maggio 2021

bussola

Se il tempo in cui viviamo è di grande scoraggiamento. Se è vero che la pandemia ci disorienta come bussole guaste in mare aperto, se siamo sbandati come in piena tempesta, non può che servirci un’ancora. Gli adulti in qualità di guida possono supportare ed indirizzare i più giovani.

Secondo un recente studio l’emozione che ci accompagnerà per tutto il 2021 ha un nome: si chiama languishing. “È un senso di stagnazione e di vuoto. Ti senti come se ti stessi confondendo tra i giorni, come se guardassi la tua vita da un finestrino appannato”, scrive l’autore dell’articolo apparso sul New York TimesAdam Grant, psicologo alla University of Pennsylvania e autore del libro “Think Again: The Power of Knowing What You Don’t Know”. “È l’assenza di benessere. Non hai sintomi di disagi psichici, ma non sei neanche il ritratto della salute mentale. Non funzioni al massimo delle tue capacità. Il languishing spegne la tua motivazione e distrugge la tua capacità di concentrarti”, aggiunge.

Quando, dalla poltrona del mio studio, chiedo ai ragazzi che ho di fronte: che sogni hai? Quali desideri? Cosa ti appassiona oggi? Sono pronta a scoprire le idee più originale o bizzarre. A volte, invece (a dir il vero piuttosto spesso di recente) mi trovo di fronte apatia, disillusione, disinteresse. È pur vero che la perdita di grandi ideali e la riduzione di ricerca di alte motivazioni, non è un fenomeno recente. L’interesse per il sociale, il bene comune e alti valori si è sensibilmente ridotto. Le passionali espressioni giovanili del ’68 sembrano totalmente estinte. La pandemia non ha fatto altro che amplificare un simile fenomeno. Perdendo gli spazi sociali, scolastici e amicali, i ragazzi sono finiti rintanati nelle loro stanze privi di interessi e aspettative. 

Leggi anche: Ma come mai è diventato così difficile educare i figli?

Dopo aver compreso le oggettive difficoltà di giovani privati di molti spazi di crescita. Dobbiamo chiederci se e come aiutarli. Partiamo dal presupposto che la mente umana è indirizzata al fine, ad obiettivi specifici o generalizzati. Ciò è sostanzialmente dovuto al fatto che l’agire umano è guidato da bisogni. Immaginate il cervello come composto da 3 livelli. Nel primo, noto come cervello rettilaneo, sono garantite esigenze di sopravvivenza. Nel secondo, che abbiamo in comune ai mammiferi, hanno sede motivazioni più relazionali. Ed infine, nel terzo, struttura esclusiva nella specie umana, si trovano motivazioni più sofisticate come intersoggettività e coscienza. Dunque, abbiamo un enorme potenziale. A volte, silente ma solo da risvegliare. 

Proviamo dunque, ad indirizzare i nostri giovani a riscoprire bisogni ed esigenze profonde. Penso alle esigenze del corpo, di muoversi, di mantenere dinamicità. Dopo ore di DAD, possiamo alimentare il desiderio di trascorrere ore all’aria aperta. Cercare uno sport o attività fisica da poter praticare regolarmente. Abbiamo modo di focalizzare il germe di operosità, insito in loro. Incoraggiamoli, allora, a lasciare che la noia stuzzichi la creatività. 

Possiamo aiutare i ragazzi a intercettare il loro bisogno di relazioni autentiche, che solo in parte possono compensare con il digitale. Senza sminuire il bisogno di essere gratificati, possiamo riconoscere con loro come sia solo parzialmente soddisfacente una relazione fatta di like sui social. 

Cogliete l’occasione di sostenerli nel ricercare ciò che li fa sentire a loro agio nell’abbigliamento, affinché possano rispondere all’esigenza umana di sentirsi apprezzati. Infine, lasciate che possano spiccare il volo, sostenendo la naturale propensione all’esplorazione. 

Lasciamo qualche spunto operativo su come fare tutto questo:

  1. Dedicate uno spazio privilegiato allo stare insieme, periodicamente, con attività condivise. 
  2. Trasmettetegli passioni (l’arte, la musica, la danza, il cinema, il teatro solo per fare qualche esempio).
  3. Esplorate insieme i loro desideri. Non perché tutto è perseguibile o da alimentare, ma piuttosto per aiutarli a distinguere quelli reali da quelli indotti (dalle pubblicità ad esempio).
  4. Supportateli nell’individuare e poi perseguire piccoli e grandi obiettivi.

Se dunque, il tempo in cui viviamo è di grande scoraggiamento. Se è vero che la pandemia ci disorienta come bussole guaste in mare aperto, se siamo sbandati come in piena tempesta, non può che servirci un’ancora. Serve un appiglio, un punto fermo, un sogno da perseguire, un obiettivo a breve o medio termine da raggiungere. Anche i nostri giovani hanno bisogno di questo, e gli adulti in qualità di guida possono supportare ed indirizzare nel darsi obiettivi.




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