INCIDENTE DI CHIARAVALLE

“Facevi il cretino, ma sapevi essere serio”: il ricordo del giovane morto in ambulanza

Foto: Vigili del Fuoco

Simone stava trasportando un paziente in ospedale, in ambulanza, quando un tir sbanda e si ribalta. Li uccide entrambe, mentre un altro volontario è in ospedale. Un amico di Simone: “Qualcuno dovrà dire alla madre che è morto in servizio. Mentre dava il suo tempo per una persona più debole. E non c’è modo più nobile di lasciare questa vita”.

Abito nella provincia di Ancona e quando ho appreso della tragedia di Chiaravalle, dove, il 28 novembre, un tir si è ribaltato sopra ad un’ambulanza, sono rimasta profondamente turbata. Non solo perché la morte di un ragazzo di ventisette è inconcepibile a prescindere da come avviene, ma anche perché quella strada la facciamo molto spesso. E Simone era un amico di mio fratello. 

Si erano conosciuti proprio in Croce Rossa e tante volte avevano guidato insieme quella stessa ambulanza. 

Oggi è capitato a te, ma potevo esserci io al tuo posto”, è stato il suo commento, dopo aver appreso la tragica notizia.

I pensieri di tutti noi sono poi corsi alla famiglia. Alla sua mamma. “Qualcuno dovrà dirle – continua mio fratello, in lacrime – che è morto in servizio. Mentre dava il suo tempo, la vita, per una persona più debole. E non c’è modo più nobile di lasciare questa vita. Era simpatico, spesso faceva il cretino, ma quando c’era da esser seri, era serio. Ciao Simone, che la terra ti sia lieve”.

La morte arriva spazzando via tutto, e non è giusto che un giovane ci lasci così presto, senza nemmeno avere avuto il tempo di salutarlo per l’ultima volta. 

E non è giusto nemmeno per quel paziente a bordo, morto anche lui, mentre doveva raggiungere un ospedale per essere curato. 

Come dice mio figlio di cinque anni: “Non è giusto che si muore, non è giusto!”.

E questo grido ci ricorda che siamo fatti per la vita.

Proprio ieri raccontavo ai miei bambini la storia di Lazzaro. Il grande, a un certo punto, ha cambiato espressione: “Gesù ha pianto quando è morto il suo amico?”, mi ha domandato. 

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Ho risposto: “Certo, è normale piangere quando qualcuno a cui vogliamo bene se ne va, e non lo vediamo e non lo sentiamo più… ma poi sai cosa ha fatto Gesù?”.

Mi ha guardato coi suoi grandi occhi chiari, in attesa di sapere il finale della storia. “Lo ha fatto uscire dalla tomba. Gli ha detto di venire fuori da lì. E Lazzaro è uscito!”.

Mio figlio si è illuminato in volto. Era gioioso, stupito. “Davvero?”.

“Eh sì, tutti noi moriremo, ma Gesù ci farà tornare vivi. Lo farà, per esempio, con nonna Loredana…”.

“Anche con me?”.

“Certo!”.

“Wow!”.

“Ti sembra una buona notizia?”, gli ho domandato. 

Lui ha detto di sì col capo. Poi, ancora radioso, si è messo a letto per dormire. 

Subito dopo essere uscita dalla camera dei miei bambini, ho appreso la tragedia di Simone e del paziente che si trovava a bordo. Mentre un altro volontario, cui va la nostra solidarietà e la nostra preghiera, si trova in ospedale, in gravi condizioni. 

Non so se i familiari leggeranno mai queste parole. E in questo momento è solo tempo di piangere. Lo ha fatto anche Gesù, davanti a quel sepolcro. Ma né Simone né il paziente che si trovava in quell’ambulanza, come Lazzaro, sono fatti per una tomba. Le loro vite non sono andate perdute, non sono state dimenticate. Sono solo “nascoste in Dio”. 

Che la pace sperimentata dagli amici di Lazzaro possa essere anche la nostra. Ora è tempo di piangere il vuoto lasciato, è tempo di pregare per la vita del volontario che si trova in ospedale, ma non perdiamo la speranza di vedere anche noi quella pietra finalmente rotolare via per sempre.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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