Si può trovare equilibrio tra corpo e anima? Benedetto XVI sull’amore

28 Gennaio 2023

Foto Papa Benedetto: Jeffrey Bruno / Shutterstock.com

«L’eros rimanda l’uomo al matrimonio, a un legame caratterizzato da unicità e definitività (…) all’immagine del Dio monoteistico corrisponde il matrimonio monogamico. Il matrimonio basato su un amore esclusivo e definitivo diventa l’icona del rapporto di Dio con il suo popolo e viceversa». Parole di Papa Benedetto XVI.

In una precedente riflessione citavamo il pontefice tedesco, che ci ha lasciato lo scorso 31 dicembre, mentre affermava: «L’eros ebbro ed indisciplinato non è ascesa, estasi verso il Divino ma caduta, degradazione dell’uomo. Così diventa evidente che l’eros ha bisogno di disciplina, di purificazione per donare all’uomo non il piacere di un istante, ma un certo pregustamento del vertice dell’esistenza, di quella beatitudine a cui tutto il nostro essere tende».

Benedetto ci conduce dunque a vedere l’amore come «estasi», intesa non come un momento di ebbrezza ma «cammino, come esodo permanente dall’io chiuso in sé stesso verso la sua liberazione nel dono di sé». 

Da questa dimensione di agape, l’amore può poi scalare le vette dell’offerta totale e assoluta non solo a una persona, come è nella normalità del rapporto di coppia, ma a più persone fino all’intera umanità, come avviene nelle famiglie aperte alla vita e all’accoglienza e anche, in altro ambito, nella vocazione presbiterale o religiosa, facendosi “tutto a tutti”. 

L’amore esige un’intima compenetrazione e un profondo equilibrio tra corpo e anima, tra l’eros e l’agape, tra l’umano e il divino. Scrive il Papa: «L’uomo non può sempre soltanto donare, deve anche ricevere. Chi vuol donare amore, deve egli stesso riceverlo in dono». E la sorgente primordiale dell’amore è Dio. 

Leggi anche: “L’amore mira all’eternità”: Benedetto XVI e l’insegnamento sulla famiglia (puntofamiglia.net)

Benedetto ricorre all’immagine della visione del patriarca Giacobbe a riguardo della scala che collegava cielo e terra: «I Padri hanno visto simboleggiata in vari modi, nella narrazione della scala di Giacobbe, questa connessione inscindibile tra ascesa e discesa, tra l’eros che cerca Dio e l’agape che trasmette il dono ricevuto». «L’«amore» è un’unica realtà, seppur con diverse dimensioni; di volta in volta, l’una o l’altra dimensione può emergere maggiormente. Dove però le due dimensioni si distaccano completamente l’una dall’altra, si profila una caricatura o in ogni caso una forma riduttiva dell’amore».
Due considerazioni emergono da queste brevi citazioni. La prima riguarda il fatto che, come si vede, il santo padre attinge a piene mani nel magistero di Giovanni Paolo II con particolare riferimento alla sua teologia del corpo soprattutto laddove ci si riferisce all’ermeneutica del dono iscritta nell’uomo. Benedetto, veniamo così alla seconda considerazione, si spinge in questo documento fino a presentarci il cuore della spiritualità coniugale: l’amore come ascesi, estasi che conduce la coppia ad essere una sola carne e, come una caro, ad essere un tutt’uno con Dio. Questo discorso è stato poi ripreso e straordinariamente ampliato da papa Francesco nell’ultimo capitolo della sua lettera Amoris Laetitia nel quale si arriva a parlare anche di mistica coniugale. Si tratta di un discorso tutto da sviluppare.




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Assunta Scialdone

Assunta Scialdone, sposa e madre, docente presso l’ISSR santi Apostoli Pietro e Paolo - area casertana - in Capua e di I.R.C nella scuola secondaria di Primo Grado. Dottore in Sacra Teologia in vita cristiana indirizzo spiritualità. Ha conseguito il Master in Scienze del Matrimonio e della Famiglia presso l’Istituto Giovanni Paolo II della Pontificia Università Lateranense. Da anni impegnata nella pastorale familiare diocesana, serve lo Sposo servendo gli sposi.

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