CORRISPONDENZA FAMILIARE

Sposi fedeli… non dimentichiamoli

27 Marzo 2023

Tanti sposi, nonostante le difficoltà e le ferite che si portano dentro, scelgono di restare fedeli al patto nuziale. Non possono essere dimenticati dalla comunità ecclesiale, hanno bisogno di essere sostenuti con percorsi specifici e una preghiera più fervente e un’amicizia più presente. Sono l’icona di una Chiesa che vive l’alleanza nell’orizzonte dell’eternità. 

Negli anni del mio ministero sacerdotale ho avuto modo di accompagnare tanti sposi, ho sperimentato la gioia di celebrare le nozze e di partecipare alla vita di tante famiglie che hanno accettato la sfida del Vangelo ed hanno cercato di tradurre la fede nel “terribile quotidiano” della vita domestica. La fede non toglie la fatica ma non fa degli impegni e delle responsabilità familiari un giogo che opprime e soffoca la libertà. 

Nella mia ormai lunga esperienza ho seguito anche sposi che non hanno avuto la forza di restare insieme e che ad un certo punto hanno preferito gettare la spugna. Conosco tante di queste vicende diverse e dolorose che hanno lasciato ferite in loro e nei figli. Ci sono casi in cui gli stessi interessati non riescono a capire perché, pareva che ci fossero tutte le condizioni e invece … quelle piccole crepe alle quali non avevano dato importanza, hanno finito per indebolire tutta la casa, fino al crollo. 

Ho conosciuto sposi che portano nel cuore le ferite del loro matrimonio andato in frantumi ma hanno scelto di custodire il patto nuziale, sono consapevoli di aver commesso errori ma non vogliono rinnegare una scelta fatta in tutta libertà e consapevolezza. Non intendono voltare pagina. E chiedono di essere aiutati a custodire quel patto e a custodirsi. Non è una scelta facile né scontata. La solitudine è una bestia difficile da domare, a volte morde con violenza, altre volte insinua nei pensieri un senso acuto di fallimento che fa ancora più male. 

Questi sposi portano nel cuore ferite indelebili, devono lottare per sostenere la voce della delusione che non poche volte si leva con prepotenza e li accusa di aver sbagliato tutto. La sofferenza è ancora più grande quando si tratta di uomini che, nella stragrande maggioranza dei casi, si ritrovano in una più grande solitudine perché i figli sono stati affidati alla madre. E non raramente, la donna rema contro, creando o alimentando un muro tra il padre e i figli. Conosco molte di queste storie, cerco di trovare parole adatte per dare la necessaria consolazione e prego il Signore che dia loro il coraggio di resistere perché, in certe situazioni, la tentazione della vendetta s’insinua in modo suadente e pervasivo. 

Questi sposi non possono essere lasciati da soli, sarebbe un grave peccato di omissione. Anzi, essi hanno più bisogno degli altri di trovare un concreto sostegno nella comunità ecclesiale. Senza la fede e la presenza di amici fidati è quasi impossibile resistere alle sirene che invitano a buttare a mare il passato per ricominciare una nuova avventura. 

Tanti pensano che in fondo è meglio voltare pagina. Io invece ritengo che il patto nuziale non è carta straccia, non è un vestito strappato da buttare ma una perla, sia pure coperta di fango. “I doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili”, scrive l’apostolo Paolo (Rm 11,29). 

Quanti sono gli sposi che scelgono di custodire la fedeltà al matrimonio? Pochi o molti? Osservando il numero di coloro che hanno scelto di ricostruire una nuova esperienza affettiva, ci sembra di poter dire che sono pochi, forse una piccola parte. Ma quei pochi hanno diritto ad essere accompagnati e a ricevere un nutrimento spirituale adatto alla loro specifica condizione. E soprattutto hanno il diritto di sentire che la comunità ecclesiale non li ha dimenticati, anzi li accompagna con amore e confida nella loro fedeltà. Sì, confida nella loro fedeltà perché riconosce in questa scelta un segno di quell’amore fedele che Dio dona ai suoi figli. 

Non è in gioco soltanto la salute spirituale di queste persone (che pure è l’obiettivo che la Chiesa persegue attraverso tutta la sua azione pastorale) ma il valore che noi diamo al patto nuziale. In effetti, se non difendiamo ad alta voce – e con gesti concreti – l’importanza di quel patto diamo l’impressione che neppure noi crediamo che la promessa, sigillata da un sacramento, abbia la forza di sfidare l’usura del tempo e l’umana fragilità. Crediamo davvero che l’amore abbia un carattere di definitività oppure siamo anche noi rassegnati, come gli altri, a pensare l’amore come un sentimento che dura fino a quando freme il vento della passione? È un tema che richiede ben altro approfondimento. Mi limito a segnalarlo come uno dei capitoli di quella missione ecclesiale che abbraccia tutti e vuole il bene di tutti. 

La Settimana Santa, che ci apprestiamo a vivere, ci fa contemplare la croce del Signore, sorgente di quell’amore che dona la grazia e il coraggio di restare fedeli alla propria vocazione anche nelle situazioni più difficili. Ci sono tante intenzioni e tante persone per le quali è doveroso pregare. Ricordiamoci anche degli sposi fedeli.




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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