CORRISPONDENZA FAMILIARE

“Fidanzati, non siete capaci di amarvi per tutta la vita”

8 Maggio 2023

Alla vigilia delle nozze tante sono le cose da fare e da programmare. L’ansia che tutto fili a puntino è accompagnata dalla certezza che dopo il matrimonio ci sarà il momento del riposo. È importante invece trovare un tempo per preparare il cuore e prendere coscienza che senza la presenza di un Altro, l’amore rischia di diventare una placida convivenza e non un’avventura faticosa ed esaltante da vivere insieme. 

Cari amici, 

la vigilia delle nozze è sempre colma di preoccupazioni e di impegni, quelli messi in agenda e quelli che appaiono all’improvviso. Immersi in tante cose da fare correte seriamente il rischio di preparare la cerimonia ma non il cuore. Anzi, forse date tutto per scontato. In fondo, avete scelto di sposarvi dopo una lunga esperienza e un’attenta riflessione, la vostra decisione è frutto di una matura consapevolezza. Non lo metto in dubbio e tuttavia… questo non vuol dire che siete già pronti. Solo gli ignoranti e gli stupidi possono pensare di avere tutte le carte in regola per affrontare la vita. 

La liturgia nuziale è il primo passo di una storia nuova, radicalmente nuova. Vi troverete a camminare per sentieri che non avete mai percorso, sarete chiamati ad esplorare regioni che non conoscete. Vi impegnate a stringere un patto che duri per sempre e dia luce a tutti i giorni della vostra vita terrena. Lo so, siete sospinti dell’amore. E questo vi basta. Ma ricordate che l’amore non acceca la ragione, non toglie la consapevolezza che questa avventura sia piena di incognite. Conoscete certamente amici che hanno iniziato l’esperienza nuziale con le vostre stesse motivazioni e ora si trovano come su un mare in tempesta o forse si sono già arresi alla separazione. La liturgia nuziale è la porta che ci introduce nella casa del matrimonio, una casa ancora da costruire. È come la prima pagina di un libro tutto da scrivere. Occorre attrezzarsi. 

Preparatevi alle nozze con una sosta per riprendere fiato prima di iniziare la grande corsa. Lo so, il mio invito contrasta con le abitudini. In genere si arriva alla festa nuziale facendo di tutto e di più. La sosta viene dopo, è tutta racchiusa nel viaggio di nozze. Vi chiedo invece di ritagliare uno spazio per guardare meglio in voi stessi. Verificate attentamente – e senza fretta – se avete una chiara consapevolezza del matrimonio e un’effettiva disponibilità a vivere quest’avventura. Consapevolezza e disponibilità non si misurano con il metro dell’emotività ma con la pacatezza delle motivazioni. Rileggete gli anni del fidanzamento, non abbiate paura di passare in rassegna i passaggi più faticosi, anche quelli in cui avete avuto la tentazione di rinunciare. Potete dire di aver maturato l’intima certezza di voler vivere tutta la vita – tutti i giorni della vita – con quella persona, proprio con quella con tutti i suoi difetti? La certezza di cui parlo non si misura, è qualcosa che appartiene alla coscienza più intima, è come un’acqua che sgorga da una sorgente nascosta nella roccia. Se fate silenzio e staccate la spina delle emozioni, sentirete un leggero mormorio, non è una cascata fragorosa ma un rivolo d’acqua che viene da lontano. 

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Alcuni anni fa, durante un ritiro con un gruppo di nubendi, ho chiesto loro di scrivere la lista dei difetti altrui. Non fu facile riempire il foglio. È proprio vero che l’amore rende ciechi. Eppure è un passaggio fondamentale. Nella liturgia nuziale ciascuno si impegna ad accogliere l’altro, è sottinteso che lo accoglie con la sua storia e i suoi difetti. Non è un’assoluzione preventiva né può diventare una giustificazione per non lottare contro i propri limiti. È piuttosto un gesto di carità, carico di realismo. Una carità che si fa carico dell’altro e si impegna, a costruire una storia virtuosa in cui l’amore e la fede hanno la forza di cambiare il cuore e modificare abitudini che contrastano con lo stile della comunione coniugale e del ministero genitoriale.

Prima di entrare nell’oscurità della passione, Gesù consegna molte parole ai discepoli, li prepara ad affrontare il grande combattimento. Tra queste l’evangelista ha posto anche questo annuncio: 

“Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera” (Gv 16,12-13). 

Queste parole descrivono bene la vostra attuale condizione. Malgrado la stima e la fiducia che nutro per voi, posso dirvi in tutta sincerità che “non siete capaci”. Il matrimonio è una sfida ben più grande delle capacità che l’uomo e la donna possono mettere in campo. Parlo ovviamente di un matrimonio pensato e vissuto come Dio comanda. Un matrimonio in cui la comunione coniugale non lascia il posto alla placida convivenza. 

La consapevolezza di non essere capaci non genera la rinuncia preventiva ma una più convinta apertura alla grazia che Dio dona a quanti lo invocano. Gesù ha promesso lo Spirito e dona lo Spirito. In fondo è questo il senso nascosto della liturgia nuziale. Quella che appare a molti, alla maggior parte, come una suggestiva cerimonia religiosa, nella luce della fede annuncia a tutti che, contrariamente a quello che si pensa, l’uomo non possiede la capacità di amare. Recandosi in chiesa, gli sposi credenti consegnano a Dio il loro desiderio e gli chiedono la grazia di ricevere l’amore che dura per sempre, quello che non ha una data di scadenza e non si consuma quando finisce la stagione delle emozioni. Un amore “pienamente umano, totale, fedele e fecondo”, come scriveva Paolo VI. 

Cari amici, mettete da parte ogni presunzione, non contate sulle vostre forze né sull’esperienza accumulata. Fidatevi di Dio. Lasciate a Dio il primo posto e ogni cosa troverà il suo posto. Vi saluto con affetto. 

Don Silvio 

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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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