CORRISPONDENZA FAMILIARE

Non basta parlare di laici… il ruolo degli sposi nella Chiesa

29 Maggio 2023

Nella comunità ecclesiale non basta parlare dei laici, questa tipologia abbraccia tante e diverse vocazioni. Gli sposi sono battezzati che hanno ricevuto e accolto una specifica chiamata, sigillata da un sacramento. La domanda essenziale è: come aiutarli ad esercitare la loro responsabilità?

Nella Prolusione alla recente Assemblea dei vescovi italiani (23 maggio 2023) il cardinale Matteo Zuppi ha detto che “una Chiesa chiusa e paurosa, tace”. E rievocando l’esperienza dell’apostolo Paolo, ha sollecitato i cristiani ad assumere un ruolo più propositivo. Una Chiesa fedele non teme di parlare: 

“non è una novità, ma si deve aprire una stagione di più intenso impegno in questo senso. Tutti – laici, giovani e adulti, anziani, sacerdoti, religiosi – devono impegnarsi in un grande e rinnovato colloquio con le persone del proprio ambiente e andare oltre. Gli ascoltatori della Parola di Dio devono parlare. La Chiesa sinodale deve essere comunicativa”. 

Ha fatto bene il Cardinale a ricordare che nella Chiesa tutti sono chiamati a partecipare all’opera di Dio. Ciascuno deve farlo secondo la sua vocazione e i particolari doni che ha ricevuto dallo Spirito. Oggi si parla molto – e giustamente – del protagonismo femminile, è bene però sottolineare anche il ruolo ecclesiale degli sposi, la fecondità della vita orante e di quella monastica in particolare, l’attiva partecipazione degli ammalati che fanno della sofferenza un’offerta salvifica. Sono tutti capitoli preziosi della dinamica ecclesiale ma, nello stile di questa rubrica, mi soffermo sul protagonismo coniugale. 

Nel ricordare che tutti devono fare la propria parte, il Cardinale ha citato diverse categorie ma ha dimenticato di richiamare gli sposi. Non basta parlare dei laici, questa tipologia abbraccia tante e diverse vocazioni. Gli sposi sono battezzati che hanno ricevuto e accolto una specifica chiamata, sigillata da un sacramento. L’amnesia del Cardinale è una piuttosto diffusa nell’ambiente ecclesiale e determina un sostanziale squilibrio nella prassi pastorale. E difatti, pur riconoscendo a parole l’importanza della famiglia, poco o nulla si fa per dare agli sposi la possibilità di esercitare la loro responsabilità. 

Qual è il ruolo degli sposi nell’attuale contesto ecclesiale e sociale? 
Come promuovere e sviluppare il protagonismo coniugale e familiare? 

Leggi anche: L’ascolto delle famiglie fragili, in cammino verso il Sinodo

Per molti vescovi e sacerdoti il tema che sollevano queste domande è solo uno dei tanti capitoli della vita ecclesiale. A mio parere invece si tratta di una questione di primaria importanza. Nonostante i numerosi documenti e interventi magisteriali – l’Esortazione Amoris laetitia di Papa Francesco è solo l’ultimo in ordine di tempo – non mi pare che questo argomento abbia la giusta attenzione teologica e, soprattutto, un’adeguata traduzione sul piano pastorale. 

A giudizio di Papa Francesco, in forza del sacramento del matrimonio, gli sposi “sono come consacrati e, mediante una grazia propria, edificano il Corpo di Cristo e costituiscono una Chiesa domestica” (AL 67). Se la Chiesa investisse più energie per rendere gli sposi consapevoli della loro vocazione, avrebbe più energie per seminare il Vangelo nel tessuto umano della società, a partire dalla domus. Sposi consapevoli significa coniugi impegnati a custodire e coltivare l’amore, genitori desiderosi di testimoniare e comunicare la fede ai figli, coniugi che fanno della propria casa una “chiesa domestica”. Se gli sposi vengono aiutati a vivere con matura consapevolezza il loro amore nella luce della fede, diventano inevitabilmente i pilastri della comunità ecclesiale, i primi e più sinceri collaboratori dei presbiteri. 

Oggi si parla molto e giustamente dei carismi che arricchiscono la vita e la missione della Chiesa. Non possiamo chiudere gli occhi sui tanti e numerosi doni che lo Spirito Santo ha suscitato nel corso dei secoli e in modo particolare negli ultimi decenni. Ma non dobbiamo dimenticare che il primo carisma, di cui la Chiesa non può assolutamente fare a meno, è proprio quello affidato agli sposi. Movimenti ecclesiali e istituti religiosi, possono anche venir meno perché hanno esaurito la loro funzione storica, la famiglia invece rimane come luogo e via fondamentale della Chiesa. Il carisma che Dio affida agli sposi non è storicamente contingente ma appartiene alla natura stessa della Chiesa. E come tale deve essere custodito e coltivato con la massima cura. 

L’umanità ha bisogno del Vangelo. Ma ha bisogno anche di famiglie che vivono e testimoniano la bellezza dell’amore fedele e fecondo. Ripartire dagli sposi è il modo più intelligente per ridare forza all’annuncio del Vangelo. 




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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