CORRISPONDENZA FAMILIARE

Giulia: storia di una tragedia annunciata, quando il male non è riconosciuto

5 Giugno 2023

Una vicenda drammatica quella di Giulia uccisa dal compagno. Duplice omicidio perché portava in grembo un bambino, figlio del suo assassino. Non mi interessa rimescolare la cronaca, come fanno tanti mezzi di informazione, per mettere in luce altri dettagli che servono solo ad alimentare rabbia e odio nei confronti dello sventurato. Vorrei piuttosto scrutare più attentamente i fatti per mostrare che non si tratta di una follia improvvisa ma di una tragedia annunciata. 

Nel curriculum vitae di Alessandro, malgrado la giovane età, vi sono altre donne e altri figli. Una vita affettiva segnata da non pochi errori. Una vita ferita. Nel passato c’era stata un’altra donna dalla quale aveva avuto un figlio. Quando è avvenuto il dramma aveva una doppia relazione. Viveva dunque nella menzogna. Ingannava se stesso e le donne che avevano riposto in lui ogni fiducia. Tre figli da tre diverse donne. Il male inizia quando l’amore diventa un gioco di sentimenti, quando si passa da un’avventura all’altra, senza preoccuparsi dei danni provocati. 

È un uomo che inseguiva una felicità agognata e mai trovata perché in fondo cercava solo se stesso. E quando una persona è prigioniera del suo ego è incapace di vivere le relazioni, ferisce e semina il male. Dove passa lascia macerie. Il nostro uomo ha un figlio di 8 anni e altri due figli che non hanno mai visto la luce perché sono stati soffocati prima di nascere. 

“Mio figlio è un mostro”, ha detto in lacrime la madre di Alessandro. Ha ragione ma… era un mostro anche prima, quando ha abbandonato il primo figlio ed ha ucciso il secondo con l’aborto. Il male genera altro male. È come una catena che, se non viene spezzata sul nascere, si rafforza attraverso gli anni. Oggi siamo molto attenti ai disastri climatici e siamo capaci di registrare il rapporto tra i danni ambientali e l’insorgere delle malattie. Ma non siamo altrettanto vigilanti nel denunciare il male che inquina l’aria che respiriamo, soffoca i buoni desideri e amplifica quell’inclinazione egoistica che appartiene per natura alla condizione umana. 

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Quell’aborto procurato, a cui la cronaca accenna appena, non può essere considerato un evento tra i tanti. Non importa se lo ha tenacemente voluto o se lo ha permesso. Uccidere volontariamente una vita umana è quanto di peggio possa esserci. Sopprimere una vita innocente aggiunge orrore alla colpa. Soffocare la vita del proprio figlio è qualcosa che lascia senza fiato. L’aborto non è solo un male in sé ma è una scelta sciagurata che spalanca le porte al maligno, gli consente di sedere al posto di onore, gli dà le chiavi di casa. Anche se non ne siamo consapevoli, e forse proprio per questo, diventiamo complici del maligno. Quello che poi è accaduto è solo una triste conseguenza. 

Non siamo capaci purtroppo di riconoscere e diagnosticare per tempo la filiera del male. Per questo poco o nulla facciamo per prevenire il male e impedire che si diffonda. In ambito sanitario si dà sempre più spazio e valore alla prevenzione. Nell’ambito sociale, invece, siamo ottusamente miopi e qualche volta volutamente ciechi. Dovremmo sapere che il male è prepotente, non se ne va di sua spontanea volontà. Se non ripudiamo il male con fermezza e se non prendiamo le distanze, non solo finiamo per ricadere negli stessi errori ma ne commettiamo altri ancora più gravi. E magari troviamo giustificazioni sempre più raffinate per addossare agli altri la colpa. “Detestate il male, attaccatevi al bene” (Rom 12,9), scriveva Paolo duemila anni fa. Non basta riconoscere il male, occorre disprezzarlo con tutto il cuore. 

Grazie a Dio non tutte le storie hanno una conclusione così drammatica ma il diluvio di malvagità che ci tocca registrare ogni giorno dovrebbe renderci più inquieti e vigilanti. Il male si vince solo se impariamo a chiedere perdono a Colui che può sanare il cuore; e se ci impegniamo a perdonare coloro che hanno commesso il male. Se manca questa speranza resta solo la rabbia e la paura, l’odio e la vendetta. Resta solo il male. La fede invece annuncia che il male si vince con l’amore, quello che Dio dona a coloro che confidano in Lui.




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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