GUERRA
Soldato uccide nemici e violenta donne in guerra: si pente pochi minuti prima di morire

Le nostre preghiere arrivano al cuore di Dio, sempre. Vorrei raccontarvi un aneddoto, a riprova di questo. Un soldato, che ha commesso molti crimini, diventa prigioniero. Sta per morire e ricorda una preghiera di sua madre: “Che alla fine della tua vita, la Madonna possa farti morire nella grazia di Dio e venire a prenderti”. Nella nave c’è un sacerdote: si confessa e muore riconciliato.
Oggi, all’ora pranzo, guardavo il telegiornale. Prima si dava la notizia sui saldi, appena iniziati. E si diceva che “è subito corsa per accaparrarsi l’affare”. Un attimo dopo, la notizia dell’ennesimo condominio bombardato in Ucraina, con delle persone dentro. Altre quattro vittime civili.
Mi sono domandata: ci saremo forse abituati a sentir parlare di questa violenza che non arresta?
Magari pensiamo pure: “Non possiamo far nulla: meglio occuparci delle scarpe scontate”.
Eppure, tutti dovremmo chiederci, di fronte a certe notizie: quanto vale l’esistenza di ogni singola vita umana spezzata dall’odio?
La nostra fede ci porta a credere che la morte sia solo un passaggio. Ed è solo così – davvero, solo così – che possiamo vivere lieti, pur in mezzo al disastro che ci circonda. La letizia di cuore (che nasce dalla certezza e dall’esperienza di un amore che oltrepassa i confini della vita terrena) non può tuttavia renderci indifferenti. Non possiamo abituarci al male.
Forse è vero che non possiamo fermare la guerra, ma possiamo pregare che Dio converta e illumini i cuori delle persone che scatenano tutto questo, perché non si perdano in eterno.
Le nostre preghiere arrivano al cuore di Dio, sempre.
Vorrei raccontarvi un aneddoto, a riprova di questo.
Ho letto la storia di un sacerdote che è stato prigioniero in un campo di concentramento in Vietnam e ha portato l’amore del Signore ai suoi compagni di sventura. Il testo si intitola: Van Thuan. Libero tra le sbarre, di Teresa Gutiérrez de Cabiedes.
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Il sacerdote, ad un certo punto, si trova su una nave, insieme ad altri prigionieri che devono essere deportati. Viaggiano in condizioni disumane e uno di loro si trova in fin di vita. Si tratta di un soldato, che in passato ha commesso tanti errori, tra cui violentare, in guerra, delle ragazzine.
Proprio poco prima di morire grida e domanda se nella nave ci sia un sacerdote. Van Thuan si fa avanti.
“Vorrei confessarmi”, dice il soldato.
Van Thuan sa che non c’è tempo da perdere e ascolta la confessione. Il soldato ammette di aver commesso molti crimini, ma al tempo stesso ricorda la preghiera che faceva per lui sua madre quando era solo un bambino: “Che alla fine della tua vita, la Madonna possa farti morire nella grazia di Dio e venire a prenderti”. Quell’uomo ha ricevuto l’assoluzione, il suo volto era disteso, pacificato.
A chi viaggia con lui pare di vedere il ladrone che, accanto a Gesù, si converte all’ultimo momento. Le preghiere della mamma sono state ascoltate da Maria.
Non disperiamo mai, di fronte alla possibilità che un’anima si salvi. Affidiamola a Dio.
Affidiamo, ancora oggi, tutti i soldati che in Ucraina e nel mondo stanno dimenticando di essere nati per amare.
Perché ora – o quando Dio lo vorrà – possano convertirsi e lasciare questo mondo nella pace. Perché, se la morte fisica ci fa paura, la dannazione eterna dobbiamo temerla molto, molto di più.
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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