L’uomo e la donna? Creati l’uno per l’altra, non per sfruttarsi a vicenda!

26 Settembre 2023

coppia

L’uomo non è stato consultato né prima dell’asportazione della costola, né durante, visto che dorme profondamente. La donna non è stata fatta “su ordinazione”, non è una proiezione di desideri maschili. Appare pensata e fatta direttamente da Dio, per il bene di lei e dell’uomo. Guardiamo al racconto biblico sulla creazione dell’uomo e della donna, contenuto nella Genesi…

Gli ultimi fatti di cronaca ci stanno consegnando un’immagine di società priva di valori umani e cristiani. I primi, alle nostre latitudini, hanno una base fortemente cristiana impressa persino nelle nostre leggi e costituzioni europee: non uccidere, non rubare, prendersi cura dei più piccoli e di chi è nel bisogno, non giudicare l’altro, non oltraggiare. Tutte vissute e, poi, predicate da Gesù di Nazareth, il Cristo per i cristiani. Ebbene questi valori sembrano essere rinnegati e sostituiti a seguito di quello che sembra uno smarrimento della propria e altrui identità. Sempre più persone sembrano non riuscire a dare più un senso alla loro vita, arrivando a banalizzare tutto, svilendo la dignità della persona umana. Sembra che tutto sia lecito e che tutto possa essere fatto in nome di una certa “libertà” che, a ben vedere, tale non è.

Si è sentito di tutto, ultimamente: dalla cronaca di stupri, omicidi per motivi futili, abusi domestici e persino insegnamenti, in luoghi sacri, sul modo in cui lapidare e abusare delle mogli tra le mura domestiche nel nome di un dio che fatichiamo ad immaginare voglia ciò. Fatti diversissimi tra di loro che però sembrano avere in comune una considerazione: l’altro è visto come un mezzo da utilizzare per raggiungere il proprio godimento, non più come persona; un oggetto da sfruttare per poi gettarlo via e, se troppo fastidioso o addirittura pensante, fino ad arrivare alla risoluzione definitiva del problema con la sua uccisione. 

In che modo uscirne? Dove cercare qualche appiglio risolutivo? Si può iniziare col considerare che tale deriva fu rappresentata, secoli prima della nascita di Cristo, nel libro della Genesi, un vero e proprio trattato sulla natura umana, in quanto, a ben leggere, esso ci svela come siamo fatti intimamente e quali atteggiamenti mettiamo in campo quando ci allontaniamo dalla Verità. Più precisamente, rivelatori e paradigmatici sono i primi capitoli, considerati eziologici e non storici, in quanto offrono materiali narrativi appartenenti al genere dei racconti di quell’inizio che, nelle antiche culture mediorientali, è considerato un evento fondativo. Secondo tali tradizioni, ciò che è accaduto all’inizio si ripete poi costantemente nel tempo. Il linguaggio di questi racconti è di natura mitica in quanto cercano di spiegare la realtà attraverso una rappresentazione figurata e drammatica anziché una speculazione razionale. L’oggetto di queste narrazioni non è costituito da vicende di dei, ma di uomini.

Il fatto è che, al di là del mito e attraverso di esso, si può scoprire, per così dire, il DNA del genere umano.

Il racconto è duplice, come è noto. Nel primo, la creazione dell’uomo come maschio e femmina è inserita nel ritmo dei sette giorni della creazione del mondo e appare come un ordinamento del mondo, in funzione degli esseri che devono abitarlo. Artefice di tale ordinamento è Dio. La creazione dell’uomo e della donna è raccontata in una forma tutta particolare. Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza». È come se Dio rientrasse in sé perché è chiamato a dare vita all’essere più importante del progetto creativo, quello che diventerà signore della creazione.

La dignità dell’uomo/donna emerge anche dalla “somiglianza” con Dio di cui è l’immagine che traspare attraverso la differenza sessuale: “maschio e femmina li creò”. Attraverso questo racconto vengono consegnati, al lettore di ogni tempo, l’uomo e la donna irriducibili, in alcun modo, ad oggetti o mezzi da utilizzare a motivo della loro creazione differente dal resto per porre in rilievo la dignità e la loro dimensione spirituale. Sono “fatti” di corpo, anima e spirito. L’anima è la parte razionale, dei sentimenti, della volontà, mentre lo spirito indica la presenza di Dio in essi, il suo soffio vitale. Ecco la grande dignità di ciascuno che nessuno può violare in alcun modo. L’affievolimento dell’idea di Dio reca con sé una certa dimenticanza di questa semplice idea. 

Genesi esplicita la banalizzazione della dignità e della vita altrui attraverso il racconto del cosiddetto peccato originale e dell’atto raccontato subito dopo: il primo fratricidio della storia, un omicidio basato su di un motivo futile, l’invidia verso il proprio fratello. Un atto consumato senza che la vittima potesse difendersi o avere la possibilità di parola. Caino, infatti, uccide Abele, aggredendolo di spalle e colpendolo alla testa con un grande masso. Non occorre molta fantasia per vedere in controluce in quell’atto i fatti di cronaca nera organizzati con tanta lucidità senza che la vittima abbia la possibilità di difendersi, perché più debole o precedentemente stordita con qualche sostanza.

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L’aspetto più interessante traspare dal secondo racconto nel quale si trova una particolarità non presente nel primo. Il Signore Dio modella l’uomo con la polvere del suolo e gli soffia nelle narici il respiro che gli permette di vivere; poi, ecco la grande novità, gli pianta un giardino-frutteto, in cui lo colloca con il duplice compito-ruolo di coltivatore e custode. In mezzo al frutteto trovano posto, in risalto, l’albero della vita e l’albero della conoscenza del bene e del male. Dei frutti di quest’ultimo il Signore Dio proibisce all’uomo di mangiare, altrimenti morirebbe, cioè la mortalità diverrebbe parte integrante della sua esistenza. All’interno di questo racconto l’uomo appare come colui che ha il dominio sull’intera creazione. Dominio non inteso come sfruttamento della natura, ma come compito di gestire l’ordine della creazione nel pieno rispetto di ogni forma di vita. 

Giovanni Paolo II ha fatto notare che, tuttavia, il dominio che l’uomo esercita sulla creazione non lo appaga. Lo stesso testo biblico racconta che, nonostante la grande varietà di animali che gli sfilano davanti, «non trovò un aiuto che gli fosse simile». L’uomo Adamo sperimenta la solitudine. L’Adamo solitario, in un mondo di oggetti, comprende che non si autodetermina con le cose che lo circondano. Anzi, la sua stessa identità, quando guarda il creato, gli appare sconosciuta: qual è il motivo della sua creazione e il motivo del suo legame con essa se non è capace di colmare la sua soggettività? Qual è il suo posto nella totalità della creazione? Di fronte alla noia e all’angoscia di una vita “tra le cose”, Adamo entra in un sonno durante il quale la vita cosciente si attenua, la libertà si sospende e tutto ciò che è tipicamente umano si immerge nelle nebbie dell’incoscienza.

È importante notare che anche in questo secondo racconto della creazione è posta in evidenza la pari dignità dell’uomo e della donna. Simili in tutto, ma non uguali a causa della differenza sessuale che arricchisce e non impoverisce entrambi.  L’uomo, infatti, non è consultato né prima dell’asportazione della costola né durante, visto che dorme profondamente. La donna non è stata fatta in nessun modo su ordinazione, non è una proiezione di desideri maschili. Appare invece pensata e fatta direttamente da Dio per il bene di lei e dell’uomo. Entrambi si completano. Secondo la Scrittura, dunque, la donna non è subordinata all’uomo né l’uomo ad essa, essi sono stati creati l’uno per l’altra e non uno per lo sfruttamento reciproco e, cosa non di poco conto, nessuno dei due è stato creato come mezzo di soddisfacimento sessuale. 
Lo stesso ragionamento vale per il rapporto con l’intero creato. Perseguendo la vera bellezza nella pienezza di vita di entrambi, essi possono trascendere sé stessi e comprendere che sono stati creati per una cosa molto più grande del creato che hanno ricevuto in dono. Sperimentano una nuova forma di conoscenza: il riconoscimento della propria identità nel riconoscimento della dignità e differenza dell’altra persona che gli si rende presente attraverso il suo corpo. Essi si presentano come due modi di “essere corpo” che si completano reciprocamente. Inoltre proprio la funzione del sesso, “costitutivo della persona” (non soltanto attributo della persona) dimostra quanto profondamente l’uomo sia costituito dal corpo come “lui” o “lei”. Si potrebbe riassumere dicendo che la vita a misura dell’Adamo di tutti i tempi è resa piena dalla differenziazione sessuale. La sessualità vissuta in pienezza, in forma sana, nel rispetto dell’altro diventa creatrice, portatrice del bello, canale che fa trascendere con lo spirito ed il corpo per incontrare Dio. Ebbene sì, Dio crea la sessualità, l’attrazione reciproca, l’eros (non l’erotismo) perché proprio attraverso quel piacere fisico e spirituale l’uomo e la donna possono incontrare l’amore di Dio. La differenza sessuale è via pensata dal creatore per farsi incontrare dalle sue creature. Perché, dunque, non è più percepita questa ontologica verità sull’uomo?




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Assunta Scialdone

Assunta Scialdone, sposa e madre, docente presso l’ISSR santi Apostoli Pietro e Paolo - area casertana - in Capua e di I.R.C nella scuola secondaria di Primo Grado. Dottore in Sacra Teologia in vita cristiana indirizzo spiritualità. Ha conseguito il Master in Scienze del Matrimonio e della Famiglia presso l’Istituto Giovanni Paolo II della Pontificia Università Lateranense. Da anni impegnata nella pastorale familiare diocesana, serve lo Sposo servendo gli sposi.

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