Calciatori indagati per scommesse illegali: cari giovani, non contano solo i soldi!

17 Ottobre 2023

In questi giorni, ha fatto scalpore lo scandalo dei calciatori della nazionale italiana coinvolti in delle scommesse calcistiche illegali. Ai giovani stiamo insegnando che l’unica cosa che conta nella vita è avere “una barca di soldi”. Non li stiamo educando a concentrarsi sui loro talenti, su ciò che hanno da offrire alla società. La scuola può fare di più in questo senso?

Alla parola “diagonale” una parte della classe si eccita. Si tratta, però, di quella difensiva, che i calciatori provetti devono saper fare! Questa classe è costituita da ragazzi appassionati di calcio. Ma anche da alcune ragazze. Aver capito questo mi ha spinto a trovare metafore sportive (principalmente calcistiche) quando dobbiamo introdurre argomenti un po’ ostici. Un cavallo di Troia bello e buono. Questa scelta ha reso i miei studenti molto più aperti nei miei confronti. Una parte dell’ora del lunedì viene dedicata alle vicende calcistiche della domenica e solo dopo si parte, perché il riferimento gradito li ha risvegliati dal torpore di inizio settimana. Sono cresciuto col calcio, lo osservo, per così dire, a scopo didattico perché, se si vuole parlare con qualcuno qui in Italia ed avere argomenti in comune, il calcio non può mancare. 

Osservo distaccato. Dalla cattedra, però, posso notare molte cose in più. Le vicende di questi giorni che riguardano giovani calciatori, mi hanno offerto diversi spunti di riflessione con i miei ragazzi. Una collega, in questi giorni, citando Platone dal libro VIII della Repubblica, ha scritto: “Hanno portato i giovani a non cercare altro che il lusso e l’ozio, sia fisico sia morale, li hanno resi molli e pigri, incapaci di resistere ai dolori e ai piaceri.” 

Mi vien da chiosare che Platone non immaginava nemmeno quello che vediamo oggi. 

Durante l’estate trascorsa a contare gli zeri dei guadagni dei contratti di molti calciatori arrivati alla Saudi League, il mio pensiero andava all’impatto che queste notizie potessero avere sulle menti in costruzione di questi miei alunni. Mi è bastato avere un po’ di pazienza, aspettare la riapertura delle scuole, per avere la risposta. 

Ormai, fanno scelte solo spinti dal guadagno. Di ogni tipo esso sia. Mi si conceda di ricordare che, ovviamente, non per tutti è così, ma in questa classe, la maggioranza agisce a scopo di lucro. 

Molti si avvicinano alla scelta della scuola superiore avendo come unico riferimento la domanda: quanto guadagnerò una volta finito? E questo fatto non mi stupisce, dopo aver saputo dei contratti faraonici che sono stati stipulati negli ultimi mesi. “Avere più soldi – è stato detto – è l’unico valore.” Per questo motivo un calciatore che già guadagna fior di quattrini in Europa, sceglie di andare in un campionato inferiore, per qualità e prestigio, solo per una quantità maggiore di soldi. 

Non per fame o per stimoli professionali, quindi, ma perché un’offerta del genere “non si può rifiutare”. E chi l’ha detto? I fatti. 

Il risvolto di questi fatti sugli adolescenti può essere fatale: il discorso delle propensioni personali, dei talenti che ognuno ha, delle passioni, delle inclinazioni attitudinali perde totalmente di sostanza. Anche se non darà soddisfazione, il ragazzo sceglie la via più remunerativa. È questo ormai che esercita appeal sui nostri giovani. Una forma di prostituzione strisciante ormai diffusissima. Sembrano dire: “non mi interessa ciò che mi piace, ma ciò che mi garantisce un mucchio di soldi”.

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Ci rifletto e concludo che questi ragazzi, che appaiono distratti e lontani dai “grandi”, abbiano, invece, capito assai bene il messaggio che arriva dal mondo adulto. E se il Corriere della Sera si interroga sull’assenza di modelli per i giovani di oggi, perché riconosce che molti di essi non riescono a identificare una figura di riferimento nella loro vita, la risposta potrebbe essere che gli adulti siano latitanti. Oppure che abbiano scelto modelli che gli adulti propongono senza avere il coraggio di riconoscere propri. Non deve stupire, quindi, che giovani calciatori finiscano nel vortice delle scommesse addirittura su siti illegali. È, anzi, positivo che alcuni confessino, come estrema richiesta di aiuto. 

Anche di questo parliamo in classe. I ragazzi delle scuole medie giocano normalmente “la bolletta” e quando dico che alla loro età è vietato, mi rispondono che il gestore glielo permette e talvolta sono i genitori stessi che li accompagnano. Perché poi il mondo degli adulti finga di scandalizzarsi resta un mistero. La ludopatia, oggi, nasce così, durante le pubblicità che vanno in onda mentre un ragazzo guarda la partita della squadra del cuore.

C’è un altro aspetto che va sottolineato. Ogni tanto scopro studenti intenti a copiare da compagni. Quando dico loro che in questo modo la mia fiducia nei loro confronti diminuisce e che, in fondo, copiare è un imbroglio che falsifica la loro valutazione e la loro stessa percezione della realtà di sé stessi, mi rispondono che oggi si fa così. 

Qualcuno mi ha raccontato che il loro allenatore di calcio giovanile ha raccomandato di buttarsi a terra appena entrati in area di rigore, per confondere l’arbitro e ottenere un calcio di rigore che tale non sarebbe. Quando faccio notare che questo è un imbroglio, mi dicono che così si vincono le partite. E, così, si ottengono buoni voti. Falsi, è ovvio. “Ma che male c’è?”, sembrano dirmi. 

E allora perché stupirsi di fronte ai fatti di questi giorni? Che speranze ha la scuola di insegnare la legalità se negli altri ambiti si coltiva ben altro? Fatalmente non si fidano della scuola, soprattutto se hanno addosso gli occhi di qualche talent scout di una squadra di una sperduta periferia. La promessa del successo miliardario nel mondo del calcio ha la meglio. Faccio soldi correndo dietro un pallone. Ormai quasi tutti i calciatori chiamano il loro sport “lavoro”. Nemmeno loro lo praticano più per passione e gioia. Va da sé che studiare è un’inutile interferenza sulla strada del loro successo calcistico. 

Quanti poi, effettivamente, arrivano alla carriera da professionista? Gli altri che fine faranno? Ma anche quelli che “sfondano” poi, alla prova della realtà, non hanno le categorie mentali per affrontare la durezza delle diverse pressioni. La scuola, forse, sarebbe servita anche a loro. Purtroppo, sono poche in Italia le scuole calcio che impongono ai loro affiliati di garantire buoni voti a scuola. La cosa è meno rara per gli altri sport. Forse perché garantiscono guadagni più ridotti? 

Perché scrivo di questo tema? Perché dalla cattedra lo vedo attuale. E per invocare una nuova alleanza tra formatori sportivi e quelli della scuola. Una nuova alleanza in questo campo non sarebbe da scartare. Ecco, dunque, l’appello: cercasi adulti capaci di amare e mostrare modelli di persone adulte realizzate anche senza la fatidica “barca” di soldi.




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Piero Del Bene

Sposo, padre, insegnante di matematica e scienze nella scuola secondaria di primo grado. Catechista e formatore. Dopo la laurea in Matematica ha conseguito il Master in scienze del Matrimonio e della Famiglia presso l’Istituto Giovanni Paolo II della Pontificia Università Lateranense. Con la moglie Assunta si occupano di Pastorale Familiare.

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