CORRISPONDENZA FAMILIARE

I sentimenti non bastano per fare dell’amore un cammino

12 Febbraio 2024

“Quanti anni di matrimonio?”, ho domandato a Salvatore, un arzillo vecchietto di 92 anni. E lui ha risposto con fierezza. 64 e 2 di fidanzamento. Che bello ricordare anche gli anni di fidanzamento e ricordarli quando l’età avanzata e il cesto pieno di ricordi potrebbe mettere tra parentesi quel periodo della giovinezza. Una lunga vita passata insieme e ancora oggi segnata da quelle attenzioni e rinunce che rivelano il bene che ciascuno nutre per l’altro. 

Ho ritrovato questo incontro, avvenuto alcuni anni fa, nel file che raccoglie pensieri ed esperienze, quelle che lasciano un segno. E per contrasto penso alla vicenda coniugale di tante altre coppie che sperimentano la fatica della comunione e… la tentazione della separazione. “Ogni cinque minuti in Italia una coppia si separa”, annotava un quotidiano nazionale commentando i dati Istat 2021. I numeri dicono impietosamente che ogni anno centomila coppie decidono che è meglio chiudere i battenti. Nessuno vi arriva a cuor leggero e senza un’acuta sofferenza. Ogni anno duecentomila adulti vivono un dramma che non ha alcuna risonanza sociale. Duecentomila adulti e… tanti figli, costretti a crescere nel contesto di una casa crollata, come terremotati costretti a vivere in una tenda. 

Numeri significativi e purtroppo in crescita. Vicende dolorose che talvolta sfociano in gesti drammatici… eppure nessuno lancia l’allarme. Ci siamo abituati, questa situazione non fa più notizia, non suscita un dibattito, nemmeno all’interno della Chiesa. La separazione appartiene alla normalità delle cose, l’amore appare sempre più come un qualsiasi prodotto che ha una data di scadenza. A parte le solite eccezioni, all’interno della comunità ecclesiale non emerge la necessità di costruire un’effettiva rete di protezione per alimentare l’amore e custodire il patto coniugale. Molte energie vengono spese nella catechesi prematrimoniale ma non trovano un adeguato prolungamento nella proposta coniugale. Serve a poco accompagnare i giovani al matrimonio se poi manca l’impegno ad accompagnare gli sposi nella via del matrimonio, aiutandoli nelle difficoltà e incoraggiandoli nei passaggi più faticosi della vita. 

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Nella gran parte dei casi la conflittualità coniugale non è un incidente di percorso ma il frutto amaro di una concezione sentimentale e utilitaristica dell’amore, quella che in questi giorni viene abbondantemente propagandata. L’amore viene percepito e vissuto in gran parte come uno slancio emotivo in cui ciascuno cerca e trova l’appagamento desiderato. Un tale amore rischia di diventare una forma di auto-compiacimento che esalta i sensi ma non ha la forza di durare e, prima o poi, lascia una grande delusione. 

L’istintivo bisogno di essere amati sta alla base di ogni esperienza affettiva ma è solo l’inizio dell’avventura. L’amore umano non è mai totalmente gratuito ma trova la sua espressione piena nella disponibilità a donare sé stessi. Se dunque vogliamo che l’amore diventi un cammino che abbraccia tutta la vita, e tutto nella vita, è necessario cambiare registro e dare il primo posto all’impegno di amare l’altro, un impegno che non viene meno quando non si riceve la giusta ricompensa. Se vissuto autenticamente, l’amore fa della vita un dono e mette nel cuore il desiderio di servire l’altro. Donare e servire rappresentano il frutto maturo dell’amore. La comunione coniugale diventa così il paradigma della vita familiare. Attraverso i coniugi la verità dell’amore passa ai figli che crescono all’ombra dell’amore dei genitori e porteranno per sempre, nella carne e nel cuore, quel legame da cui ha avuto origine la loro vita. 

L’amore autentico ha bisogno dei sentimenti ma si nutre di fedeltà e trova proprio nella fedeltà appassionata la sua espressione piena e coraggiosa. Non è audace accettare la sfida dell’amore, soprattutto quello sentimentale. Anzi, è piuttosto istintivo e talvolta anche egoistico perché ciascuno ricerca sé stesso. È audace restare fedeli anche quando l’orizzonte si oscura, anche quando i sentimenti non sono vividi o sono appesantiti dalle ombre della vita. La fedeltà non misura il legame con il passato ma è un patto con il futuro, nasce dalla certezza che c’è una storia che si compie, malgrado tutti i difetti e le mancanze. 
Un amore come questo non è impossibile anche se tante volte non trova dimora nell’esperienza. Ma quello che oggi appare un ideale sempre più irraggiungibile, diventa possibile grazie alla fede. Quando parliamo dell’amore, dobbiamo parlare di Dio. È Lui che ha creato l’uomo e lo ha reso bisognoso di amore e, al tempo stesso, capace di amare. Da Lui viene l’amore che riveste di gioia i giorni della vita. “Ritornate a me con tutto il cuore”: queste parole del profeta Gioele, che sentiremo proclamare nel giorno delle Ceneri, sono rivolte a tutti, anche ai fidanzati e agli sposi. Se vogliamo che l’amore duri per sempre, dobbiamo ripartire da Colui che è sorgente inesauribile dell’amore.




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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