12 Febbraio 2024

La vita ai nostri anni

“Ho 22 anni e sono malata di Aids. Quando avevo sei anni i miei genitori si sono separati e io sono stata affidata ai nonni paterni. Non ho mai accettato la loro separazione. Dopo pochi anni, i miei nonni sono entrambi morti per il dolore e io sono stata affidata agli zii materni. Non mi hanno mai voluta. Erano alcolisti e mi riempivano di botte fino a che, all’età di dodici anni, ho incontrato un ragazzo di venti anni e sono andata a vivere con lui. Era un drogato, mi ha avvicinato alla droga. Mi sono prostituita, ho spacciato, ho rubato pur di procurarmi i soldi per la droga per lui e per me. Quando non riuscivo a portare i soldi a casa, lui mi riempiva di botte. Fino al giorno in cui dopo un furto ci hanno messo in galera. Ho scoperto di avere l’Aids come il mio compagno”.

Ero seduta nei banchi del Santuario della Consolata di Torino, un luogo a me caro dove si sente particolarmente la presenza della Vergine e copiose lacrime mi scendevano giù mentre il sacerdote leggeva questa lettera indirizzata a lui quando da giovane prete era cappellano del carcere, nel reparto di malati con l’Aids. È il giorno in cui il Vangelo ci fa meditare il passo del lebbroso guarito da Gesù. Ed io pensavo quanto grande è il cuore di chi si lascia trasformare dall’amore di Dio. Una giovane ragazza che avrebbe avuto tanti buoni motivi per non credere più nella vita è raggiunta da un annuncio di speranza, una piccola luce che rischiara il buio di un’esistenza fatta del male più profondo e letale.

“Qui, in carcere, ho incontrato questa signora della tua parrocchia, lei mi ha parlato di Gesù per la prima volta. Mi ha spiegato la parabola della pecorella smarrita. Ero io quella pecorella. Mi sono lasciata guidare e accompagnare. Si prendeva cura di me. Per la prima volta mi sono sentita amata veramente da qualcuno. Lei non ha avuto paura della mia malattia. A maggio farò la Prima Comunione. Non avrò una vita lunga, il mio compagno è già morto ma oggi io sono contenta”.

Non è forse di queste persone che abbiamo bisogno? Non è quello che viene chiesto anche a noi? Essere luce nella disperazione, essere un annuncio concreto della misericordia di Dio per chi ormai è completamente lontano dalla verità? “Se amate solo quelli che vi amano, che merito ne avrete?”.



Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.

Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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