15 Febbraio 2024

La felicità dei preti

Sono giorni, meglio dire, sono anni che mi interrogo sul senso e sul significato della felicità. Ho trovato in giro molte ricette preconfezionate che non mi hanno affatto convinta. L’unica che mi ha davvero affascinata e mi ha aiutata ad alzare lo sguardo è certamente quella proposta da Gesù. Non perché mi sento in grado di viverla fino in fondo, non perché sia semplice, al contrario perché è esigente, è vera, richiede fiducia e incoscienza, coraggio e responsabilità. Dopo tanto peregrinare ho una flebile ma tenace certezza: l’uomo realizza pienamente se stesso, cioè è felice, solo quando risponde alla sua vocazione con tutto il cuore. Non perfettamente ma totalmente. E questo significa con tutte le sue fragilità, fallimenti, limiti.

Nelle ultime settimane ho raccolto due esperienze a me vicine. La prima è di un sacerdote molto affezionato alle nostre pubblicazioni che diffondeva con gioia nella sua parrocchia e che dal pulpito di Facebook, ha annunciato la nuova svolta della sua vita. Ha deciso, cioè, a 57 anni di rinunciare alla vita sacerdotale per iniziare un percorso con una donna: «Dopo una lunga amicizia ho scoperto di amare una donna. Con questa donna condivido sentimenti, aspirazioni, progetti, valori, fede, principi e ideali. Non riusciamo a fare a meno l’uno dell’altra e non posso più combattere contro la mia natura». L’altro è un sacerdote molto caro e affettuoso, dove qualche volta andavo per qualche incontro e che ha lasciato anche lui ma non ne conosco i reali motivi.

Mi sono chiesta: perché il sacerdozio per questi amici non è più il compimento del loro cuore? È facile derubricare la questione dicendo “sono uomini come tutti”, oppure, “come si separano gli sposi così lasciano anche i preti”. C’è qualcosa che ci sfugge: manca la formazione e l’accompagnamento affettivo e relazionale? Manca il tempo della preghiera? Sono vittime di una sfrenata attività pastorale? Vivono il celibato e la castità come un’imposizione?

Eppure nelle diocesi e negli ordini religiosi c’è il tentativo costante di fornire ai preti tutti gli strumenti utili, attraverso quella che viene chiamata “formazione permanente”. Una definizione molto in voga nella Chiesa. Ma precisamente di cosa si tratta? Sono giornate di ritiro, esercizi spirituali, incontri con un esperto. Dunque sono momenti in cui il sacerdote ascolta come destinatario e c’è chi si preoccupa di offrire contenuti. Tutto questo è ovviamente valido ma è sufficiente? Si riesce a entrare nella vita reale, si riesce a creare anche un tempo di confronto, di reale accompagnamento al di là della formazione? Si riesce a tenere insieme il corpo e l’anima, l’integrità della persona?

Qualche anno fa ebbi modo di fare un viaggio in Messico con Mons. Giuseppe Anfossi, oggi vescovo emerito di Aosta e restai molto colpita dalla robustezza delle sue affermazioni e convinzioni. Pensai mentre lo intervistavo che mi trovavo davanti ad un prete felice. Mi disse: “Mi sento molto vicino all’esperienza di Giovanni Paolo II. Anch’io come lui ho sperimentato da prete un contatto vitale, pastorale ma poggiante su relazioni umane di qualità con fidanzati e famiglie e quindi è stato un Papa che aveva alle spalle un retroterra di esperienze umane, religiose e pastorali molto particolare. Ci ha lasciato parole di pietra per la famiglia, forti ma allo stesso tempo parole calde perché venivano dal cuore”.

E aveva aggiunto: “Chi non incontra delle famiglie così belle, così allegre e impegnate come quelle che ho incontrato io probabilmente si lascia pervertire dai messaggi dei mass-media che continuano a dire che la famiglia sta perdendo quota o addirittura che non esiste più. Queste famiglie che ho incontrato sono famiglie ricche, che donano molto alla chiesa e alla società. Quando diciamo risorsa non diciamo una parola rara. Anzi di fronte a questa famiglia ce ne sono altre che si impoveriscono, che chiedono l’intervento della carità, dei servizi sociali e della Chiesa. Non bisogna guardare soltanto l’una o soltanto l’altra. Se la famiglia si rigenera non lo fa solo perché la chiesa dice delle cose, i vescovi scrivono e il Papa scrive dei documenti ma è il vangelo della famiglia che attecchisce. Il futuro, la rigenerazione della nostra società, poggia sulle famiglie gioiose, sono loro che portano il vangelo della famiglia anche se noi preti dobbiamo stare vicino a loro in modo corretto, rispettoso e illuminante dal punto di vista del pensiero e della vita spirituale”.

Forse un piccolo segreto per essere felici è in questa amicizia bella ed esaltante tra sposi e sacerdoti. Forse sostenersi a vicenda, volersi bene, aiutarsi a vivere l’uno la vocazione dell’altro, ha molto a che fare con la felicità.



Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.

Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!


Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

ANNUNCIO

Vai all'archivio di "Un Caffè sospeso"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.