1 Maggio 2024

Un uomo privilegiato

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,54-58)
In quel tempo, Gesù venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

Il commento

Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi?” (13,54). La memoria liturgica di san Giuseppe Lavoratore intreccia due temi: la vita a Nazareth e il lavoro. Due capitoli importanti dell’esperienza di fede. Il primo ricorda che l’opera della redenzione inizia in un piccolo villaggio ed è tutta avvolta nel nascondimento e nella semplicità. Maria e Giuseppe vivono la vita di tutti, una vita umile che non presenta tratti spettacolari. In fondo è questo il motivo che determina un rifiuto pregiudiziale. Quando Gesù ritorna nel suo villaggio, con la fama di essere un grande profeta che parla con autorità e compie miracoli, i cittadini di Nazaret sono molto sorpresi perché conoscono la sua famiglia di origine, lo hanno visto crescere e niente faceva pensare o presagire un avvenire così luminoso.

La liturgia invita a soffermarci sulla testimonianza di Giuseppe, il falegname (13,55). Un lavoro umile e faticoso che occupava gran parte della giornata. Un mestiere che permette allo sposo di Maria di manifestare le sue capacità manuali, quelle che probabilmente lui stesso aveva imparato dal suo papà; e anche di sovvenire alle necessità della sua famiglia. Un lavoro faticoso nel contesto di una vita lontana dai riflettori ma accompagnata e costantemente illuminata dalla certezza di partecipare in modo unico e irripetibile alla storia salvifica di Dio. Giuseppe aveva l’intima consapevolezza di essere un uomo privilegiato, sapeva di avere accanto una sposa speciale, aveva coscienza di prendersi cura di un bambino in cui c’era tutto il mistero di Dio. Non era in grado di spiegare questo mistero ma si fidava di Colui che li aveva chiamati e aveva affidato loro un ministero che supera ogni umana attesa. Giuseppe sapeva che la sua casa era diventate la dimora di Dio. Tutto questo dava un senso nuovo alla fatica quotidiana. Ed è proprio quello che oggi manca: tanti cristiani non hanno la consapevolezza di vivere alla presenza di Dio e di partecipare alla storia di Dio. È una grazia che dobbiamo chiedere.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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