6 Maggio 2024

Il valore della testimonianza

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,26-16,4a )
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto».

Il commento

Quando verrà il Paràclito […] egli darà testimonianza di me” (15,26). Gesù comunica ai discepoli che la fedeltà alla sua Parola comporta inevitabilmente l’odio e la persecuzione del mondo (15, 20-21). Nelle parole successive lo scenario diviene ancora più drammatico: “Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio” (16,2). Un annuncio come questo non può lasciare indifferenti e potrebbe anche suscitare timori e rinunce. Per questo aggiunge che non saranno soli ma potranno sempre contare sul conforto e il sostegno dello Spirito, chiamato con il nome di Paraclito [ô paraklètos], ad-vocatus in latino, cioè Colui che resta accanto e assiste chi si trova in difficoltà, colui che ci difende quando siamo trascinati dinanzi ai tribunali del mondo.

Questo Vangelo invita a riflettere sul valore della testimonianza. L’annuncio è fatto anzitutto attraverso la parola, proclamata con passione e convinzione. Il credente è colui che può testimoniare ciò che ha visto e udito (Lc 2,20; Gv 3,32; At 22,15). È necessario però che ci sia concordanza tra parola e vita. Nell’esortazione Evangelii nuntiandi (1975), pubblicata cinquant’anni fa ma sempre attuale, Paolo VI sottolinea che la fede autenticamente vissuta si manifesta tanto nella ricerca di Dio quanto nella carità verso il prossimo. Questa testimonianza è “il primo mezzo di evangelizzazione”. E aggiunge: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri e, se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni” (EN 41). Si tratta di un punto qualificante, la testimonianza conferma efficacemente la forza delle parole. D’altra parte, che valore avrebbero le parole se non fossero accompagnate da una vita coerente alla dottrina che viene annunciata? La parola esplicita la fede. Non si pretende dagli annunciatori un’impossibile perfezione ma uno stile di vita improntato al Vangelo. È una grazia da chiedere, in ginocchio, invocando lo “Spirito della verità” (15,26).



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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