Ancora sangue, ancora terrore. Nel cuore della Siria, in un quartiere di Damasco, mentre si celebrava Messa domenica 22 giugno nella chiesa di Sant’Elia un attentato suicida rivendicato dall’ISIS ha causato la morte di almeno 30 persone e il ferimento di decine di altre. Un bersaglio deliberato. Una tragedia immane ma anche una testimonianza silenziosa, potente. Nel rumore sordo delle bombe, si alza una domanda che ci tocca tutti: che valore ha per noi la fede in Cristo? In una società dove il disagio spirituale si camuffa dietro agi e distrazioni, dove basta poco per dimenticare la Messa domenicale o per vergognarsi di un segno di croce, cosa ci dicono queste vite spezzate?
Questi bambini, queste donne e questi uomini non sono morti “per caso”. Sono morti in odium fidei, come i martiri di sempre. Non hanno rinnegato la loro appartenenza. Non si sono nascosti. Hanno scelto di esserci, in quella chiesa, in quel giorno, nel cuore di una terra ferita ma ancora viva nella fede. Parlare di “martirio” nel XXI secolo può sembrare anacronistico. Eppure, i dati raccontano una realtà inquietante: i cristiani sono il gruppo religioso più perseguitato al mondo. Dalla Nigeria al Pakistan, dalla Corea del Nord all’Egitto, e ora di nuovo in Siria. Ma se la persecuzione è lontana geograficamente, non lo deve essere spiritualmente.
Anche noi, qui in Occidente, siamo chiamati a testimoniare. Forse non con il sangue, ma con il coraggio quotidiano: quello di educare i figli nella fede, di scegliere la verità a costo dell’impopolarità, di difendere la dignità umana quando è sotto attacco. Il martirio, oggi, può anche avere il volto della coerenza. La tragedia di Damasco interpella la nostra coscienza. Non possiamo limitarci a una notizia da voltare come pagina. E i media non daranno grande importanza alla cosa. Ormai la scena è tutta rubata dalle notizie inutili sulle prime pagine. A chi interessano quei fratelli? Ma chi è morto lì ha detto con la propria vita: Cristo vale più della mia sicurezza. Noi, nel nostro piccolo, possiamo ancora dirlo?
Nel Vangelo, Gesù ci avverte: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20). Non è un invito alla paura, ma una chiamata alla fedeltà. I cristiani di Damasco hanno risposto. Non lasciamo che il sacrificio di questi fratelli resti nascosto nelle pieghe della cronaca. Parliamone, preghiamo, agiamo. Il sangue dei martiri è ancora oggi seme di nuovi cristiani. Ma il terreno siamo noi?
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia
Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
Lascia un commento