L'appello

Fine vita, questione di fraternità

I leader delle religioni monoteiste di Francia lanciano l’appello dal titolo “Il divieto di uccidere deve essere preservato”, alla vigilia della discussione in Assemblea Nazionale della riforma di legge sul fine vita.

Le colonne di Le Monde hanno ospitato ieri un inedito appello dal titolo “L’interdit de tuer doit être préservé” ovvero “Il divieto di uccidere deve essere preservato”, firmato in modo congiunto dai rappresentanti delle religioni monoteiste di Francia. Una sollecitazione giunta lo stesso giorno in cui l’Assemblea Nazionale ha iniziato il dibattito sulla legge sul fine vita, tutt’oggi in discussione: il testo in esame non autorizza esplicitamente né l’eutanasia né il suicidio assistito, ma prevede un diritto alla sedazione profonda e continua dei malati terminali e la possibilità di sottoscrivere “dichiarazioni anticipate”, che potrebbero poi imporsi ai medici. A firmare l’appello sono stati il cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione; François Clavairoly, presidente della Federazione protestante di Francia; il metropolita di Francia Emmanuel, presidente dell’Assemblea dei vescovi ortodossi; Haïm Korsia, Gran Rabbino di Francia; Mohammed Moussaoui, presidente dell’Unione delle Moschee di Francia. Insieme affermano: «lanciamo un appello congiunto, preoccupato e urgente, per chiedere che nessuna nuova legge rinunci in alcun modo a questo principio fondatore: ogni vita umana deve essere rispettata soprattutto quando è più fragile». In coro, proseguono: «Chiediamo che questa legge civile sia civilizzatrice, vale a dire, aiuti a vivere e a morire senza mai accorciare la vita, senza mai decidere di dare la morte. Vogliamo che sia approvata con un largo consenso su principi chiari, certi che il minimo equivoco in questo ambito possa generare, nel corso del tempo, la morte di innumerevoli persone inermi». “Abusare della sedazione” sarebbe – secondo i leder religiosi- “una nuova tentazione”, una tecnica snaturata se si tratta non di dare sollievo al paziente, ma di provocarne la morte.

La strada sia quella – si legge nel testo – di incoraggiare «l’accompagnamento delle persone nel fine vita – perché – è dallo sguardo sui suoi membri più vulnerabili che si misura il grado di umanizzazione della società».

Un passaggio normativo delicato, che ha spinto non soltanto ad un pronunciamento corale i rappresentanti delle religioni monoteiste, ma anche alla riflessione in seno alla Conferenza Episcopale Francese. «Da dieci anni – spiega la CEF – il fine vita è oggetto di un dibattito legislativo. Questo argomento tocca profondamente l’opinione pubblica» e la Chiesa cattolica vuole partecipare «allo sforzo di discernimento al quale la società francese è di nuovo chiamata». Alla vigilia della discussione della riforma della legge Leonetti, i vescovi francesi hanno presentato un libro dal titolo “Fine vita, una questione di fraternità”, frutto del lavoro della commissione istituita ad hoc e guidata mons. Pierre d’Ornellas. Al centro della pubblicazione la proposta di cammini possibili per vivere una autentica fraternità con le persone fragili che attraversano l’ultima prova». «Vorrei che deputati e senatori – ha detto il vescovo di Rennes – rendano omaggio a chi esercita una relazione di cura con i malati. Il loro voto onorerà questo lavoro o metterà il paziente contro chi si prende cura di loro».

La redazione




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