Adozione

“Ludmila è nostra figlia, è nostra figlia, non la possiamo abbandonare così”

casa

di Alfredo Cretella

Questa è una storia speciale di due genitori adottivi e di una bimba affetta da una grave forma di autismo, scoperto dopo l’adozione. Cosa fare: tenerla o mandarla via?

Francesco e Anna sono una giovane coppia di fidanzati, che convola a nozze col legittimo desiderio, frammisto a speranza, di vedere coronata la loro unione con i figli che il Signore avrebbe loro donato. Ben presto scoprono che per loro è riservata una sorte speciale: Francesco e Anna, infatti, apprendono, loro malgrado, di non poter avere figli! Qualcuno parla loro di adozione. Subito i due si buttano a capofitto in questa nuova avventura. Il primo passaggio lo fanno verso l’adozione nazionale. Purtroppo i tempi sono lunghissimi e le liste d’attesa interminabili. Sempre qualcuno parla loro di adozione internazionale, li mette in contatto con un ente autorizzato e così comincia una nuova trafila, che si presenta subito più veloce: tra decreto di idoneità e primo abbinamento passano solo pochi mesi. Arriva finalmente la telefonata da parte dell’Associazione onlus che li sta seguendo: devono partire alla volta della Lituania, dove ad attenderli c’è forse il figlio tanto desiderato.

Quando arrivano in Lituania, ad accoglierli c’è il membro della Onlus italiana, che sul posto ha curato la pratica. Le notizie sono un po’ ambigue: “Ci sono due fratellini. Il maschietto è molto malato e non ve lo propongo nemmeno; la femminuccia, invece, ha qualche problema fisico, ma niente di grave: in Italia, con le cure appropriate recupererà velocemente”. In effetti, quello che si parava dinanzi era un piccolo esserino, gracile da far spavento, con dei bei capelli biondi e due occhi vispi. Francesco e Anna se ne innamorano subito e credono ciecamente alla versione fornita dal funzionario italiano. Si dà luogo, quindi, alla sentenza di adozione: il Tribunale lituano dichiara Francesco e Anna genitori adottivi di Ludmila. Finalmente si torna a casa! In Italia, la procedura deve essere solo completata con il decreto di trascrizione a cura del Tribunale dei Minori. Francesco e Anna, prima però, da bravi genitori, sottopongono Ludmila ad una visita specializzata, per individuare immediatamente il protocollo di cure più adeguate da far seguire alla bambina. La diagnosi è subito di quelle che fanno tramare i polsi: la bambina presenta tratti autistici! Anna è atterrita, mentre Francesco cerca di essere ottimista.

Nel frattempo arriva il giorno in cui bisogna comparire innanzi al Tribunale dei Minori per ottenere il decreto di trascrizione. I due coniugi parlano al giudice col cuore in mano, esponendo quanto da loro recentemente appreso, senza però mostrare segni di ripensamento. Il decreto viene emesso. Ludmila adesso è loro figlia anche per lo Stato Italiano. Ovviamente Francesco e Anna non si fermano alla prima diagnosi, ma ci vogliono vedere chiaro e quindi si recano presso una struttura ospedaliera universitaria molto accreditata. Purtroppo la diagnosi è ancora più tremenda: si tratta di autismo grave. A questo punto, Francesco e Anna, soli e depressi, si fanno prendere dallo sconforto e dalla rabbia, sentono di essere stati vittime di una grande ingiustizia e si rivolgono ad un avvocato che trova dei motivi per impugnare il provvedimento. Il Tribunale dei Minori avrebbe dovuto vigilare e verificare che la sentenza di adozione internazionale fosse conforme, rispettasse cioè i “desiderata” del decreto di idoneità, lì dove i due coniugi avevano manifestato espressamente la volontà di adottare qualsiasi tipo di minore, purchè non presentasse una disabilità grave e irreversibile; tale non poteva considerarsi invece l’autismo, diagnosticato in forma grave alla piccola Ludmila. Dopo un paio di giorni, Francesco chiama allarmato il suo legale: il Pubblico Ministero del Tribunale per i Minori li ha convocati, a seguito di una segnalazione fatta dall’associazione che aveva curato l’adozione! Cosa fare? Cosa dire? Francesco e Anna hanno paura praticamente di tutto: chiedono quindi all’avvocato di accompagnarli. Durante il tragitto che li porta in Tribunale, i due neo-genitori fanno all’avvocato le domande più disparate, simulando ogni possibile scenario. L’atmosfera è tesa al massimo.

Giunti al cancello che porta all’ingresso del Tribunale succede qualcosa (forse il miracolo, visto che quella mattina l’avvocato aveva affidato a Gesù Eucarestia il dolore di quei due suoi clienti?): Anna guarda Francesco con le lacrime agli occhi. Francesco si ferma e le prende la mano. I due cominciano a singhiozzare proprio lì in mezzo alla strada, in presenza dei passanti ignari e del loro avvocato, che cerca di farsi in disparte, per non imbarazzarli con la sua presenza consapevole. Gli occhi neri di Anna, generosi come la sua amata terra, sono finalmente aperti! È lei che dice a Francesco cosa devono fare: “Ludmila è nostra figlia, è nostra figlia, non la possiamo abbandonare così”. Francesco la stringe forte a sé e le ripete “Sì, sì, non piangere, la teniamo con noi, non ti preoccupare, la teniamo con noi, adesso glielo diciamo al giudice che la vogliamo tenere per sempre con noi”. Francesco si rivolge all’avvocato, che a stento ha trattenuto anche lui le lacrime, e gli dice: “è vero avvocato che gli diciamo al giudice che Ludmila è nostra e nessuno ce la deve portare via? Noi non vogliamo fare più niente.”. L’avvocato lo guarda e gli risponde: “Certo che glielo diciamo”.




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