CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

L’amore per la vita vince tutto, anche l’indifferenza più odiosa…

4 Gennaio 2021

vita nascente

Al termine del 2020, secondo una tradizione ormai consolidata, il Presidente della Repubblica ha concesso onorificenze a 36 cittadini che si sono particolarmente distinti nell’ambito della solidarietà sociale. Ce n’è per tutti i gusti, tranne uno: la vita nascente.

Cristian, Denise, Carmela, Sofia, Timele, Lorenzo, Mattia, Mario, Samuel, Marta, Sophie, Gianluca, Daniele e Giulia… sono i bambini nati nel 2020 grazie al generoso impegno dei volontari di Progetto Famiglia – Vita, l’Associazione che si occupa di accompagnare le mamme che hanno gravi difficoltà a portare avanti la gravidanza ed hanno la tentazione di interrompere l’avventura della vita.  Quei bambini oggi hanno un volto e un nome e, soprattutto, una storia da vivere. L’amore per la vita vince tutto, anche l’indifferenza più odiosa di una società che dimentica questi figli e li condanna ad essere invisibili.

Invisibili sono anche i volontari per la vita, di loro non si parla. Nel mondo dell’informazione – che purtroppo ha contagiato anche il mondo ecclesiale – c’è una sorta di regola non scritta che vieta di raccontare questo capitolo del volontariato. L’ultima conferma, se mai ce ne fosse bisogno, arriva dal Quirinale. Al termine del 2020, secondo una tradizione ormai consolidata, il Presidente della Repubblica ha concesso onorificenze a 36 cittadini che si sono particolarmente distinti nell’ambito della solidarietà sociale. Ce n’è per tutti i gusti: “Dalla cuoca combattente a Mattia spiderman”, titola un giornale. Tutti i premiati hanno dato una splendida testimonianza, mostrando con i fatti che prendersi cura degli altri non è un privilegio di alcuni ma un dovere che appartiene a tutti. È interessante scorrere la lista di questi campioni della solidarietà: vi troviamo persone impegnate nell’ambito della disabilità e della cooperazione internazionale, cittadini che hanno fatto della promozione della cultura e della legalità la loro bandiera, uomini e donne che hanno speso non poche energie per difendere il diritto alla salute e altri che hanno combattuto una dura battaglia contro ogni forma di emarginazione. Sono tutte storie bellissime e tutte da raccontare. Se non altro, servirebbero a mostrare un altro volto di quell’Italia egoista e violenta che troppo spesso occupa la cronaca mediatica. 

In questo quadro di indubbio valore sociale, perché coinvolge la più alta istituzione della Repubblica, c’è un punto nero, una camera buia, uno spazio bianco. Manca qualcosa. Non c’è nulla che richiami, direttamente o indirettamente, l’impegno per la vita nascente. Eppure non si tratta di iniziative isolate o numericamente risicate. Malgrado l’ostracismo della cultura dominante e la crescente indifferenza che incontra nella comunità ecclesiale, questo volontariato impegna migliaia di persone ed è presente in ogni parte della nostra Penisola. Si tratta di un vero volontariato perché non può contare su alcuna forma di finanziamento pubblico; né può avvalersi di quella simpatia sociale che favorisce un canale di offerte dei singoli cittadini o degli enti privati. Ci sarebbero tanti e buoni motivi per mettere in luce la generosità di questo impegno. E invece… sono costretti all’invisibilità. 

Leggi anche: L’Argentina apre all’aborto… via libera alla “strage degli innocenti”

Ma non sono invisibili quei bambini nati grazie ad una semplice parola, a quello che noi chiamiamo colloquio per la vita, cioè un incontro con le mamme che si trovano dinanzi ad una gravidanza che pensano di non poter affrontare. In questi casi la paura oscura l’orizzonte. Quella parola, carica di umana solidarietà, mostra che, anche quando vi sono difficoltà significative, non è necessario spezzare il fiore della vita nel suo primo germoglio, è inutile far guerra a quel bambino innocente, è disumano soffocare nel sangue quella piccola creatura che già vive nel grembo della madre. Ci sono altre vie. Una società umana degna di questo nome non si arrende alla paura e sa trovare altre soluzioni. 

Il volontariato per la vita scorre, come un fiume carsico, sotto la scorza di questa società che fa della solidarietà la sua bandiera ma promuove una guerra senza esclusione di colpi contro la vita nel suo nascere. Non solo, ma presenta l’aborto come una conquista di civiltà. Così un quotidiano italiano ha commentato la recente approvazione in Argentina di una legge che dà all’omicidio dei bambini una copertura legale. Che si tratta di esseri umani nella primissima fase della vita, è impossibile negarlo, a meno di non stracciare i dati dell’embriologia e le evidenze della scienza. 

È strano che in questi tempi di pandemia, in cui tutti invocano la scienza, quando si tratta della vita nascente si affida alla Legge, e dunque alla maggioranza politica, il compito di decidere quando inizia la vita di un essere umano. Chi dice queste cose non è ignorante, è semplicemente in malafede. È la menzogna che siede sul trono come una regina incontrastata. La stessa menzogna che in tempi lontani ha permesso al Parlamento italiano di approvare leggi razziste. Troppo facile oggi dire che quell’assise era manovrata da un regime, come se oggi tutti fossero liberi di dire e pensare. Quelli leggi razziali erano una menzogna. E lo sono anche quelle che oggi permettono di sopprimere la vita invece di aiutare le mamme ad accogliere la vita. 

Dinanzi alla spietata menzogna, che si serve di leggi e strutture pubbliche per seminare morte, è necessario un surplus di carità ed è urgente investire energie per promuovere una cultura e una prassi che fa della solidarietà una regola che vale per tutti e sempre. Non ci illudiamo di sconfiggere il drago ma non arrendersi al male è già una vittoria.




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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