Fenomeno “hikikomori”, conoscerlo è il primo modo per affrontarlo
16 Dicembre 2021
In Giappone ha già raggiunto circa 1 milione di casi, in Italia siamo a 100 mila, ma il fenomeno si sta rapidamente diffondendo in molti dei paesi industrializzati. Parlo del fenomeno hikikomori: ragazzi e ragazze che si isolano dal resto del mondo. Come per tutte le cose, il primo passo da compiere è conoscere il problema.
Chi sono gli “Hikikomori”? Fenomeno nuovo, eppure significativo di un disagio che ha radici profonde nella società. Il termine giapponese significa letteralmente “stare in disparte” e viene utilizzato in gergo per riferirsi a chi decide di ritirarsi dalla vita pubblica. Per lunghi periodi (da alcuni mesi fino a diversi anni) si rinchiudono nella propria abitazione, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno, talvolta nemmeno con i propri genitori.
È un fenomeno che riguarda soprattutto i giovani dai 14 ai 30 anni, principalmente maschi (tra il 70% e il 90%), anche se il numero delle ragazze isolate potrebbe essere sottostimato dai sondaggi effettuati finora. Le indagini ufficiali condotte fino a questo momento dal governo giapponese hanno identificato oltre 1 milione di casi, con una grandissima incidenza anche nella fascia di popolazione over 40. Questo perché, sebbene il disturbo insorga principalmente durante l’adolescenza, esso tende a cronicizzarsi con molta facilità e può dunque durare potenzialmente tutta la vita. Anche in Italia l’attenzione nei confronti del fenomeno sta aumentando. L’hikikomori, infatti, sembra non essere una sindrome culturale esclusivamente giapponese, come si riteneva all’inizio, ma un disagio adattivo sociale che riguarda tutti i paesi economicamente sviluppati del mondo. In Italia non ci sono ancora dati ufficiali, ma riteniamo verosimile una stima di almeno 100 mila casi.
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Come dicevo si tratta di un disagio adattivo nei confronti dei contesti in cui il ragazzo vive spesso causato dalla paura dell’incontro con l’altro, del confronto. Tutti noi diamo un significato a ciò che ci accade, costruiamo un’idea sul mondo: loro ne strutturano una particolarmente negativa, che si cristallizza in rigidità e li porta verso l’inibizione sociale. La paura del giudizio degli altri, per alcuni di loro, diventa paralizzante. Inoltre, simili difficoltà a volte, si associano a mancanza di motivazione necessaria per affrontare le proprie mancanze e difficoltà.
Nell’esplosione di questo fenomeno, così come strutturato, si risente l’impatto della pervasività del digitale, l’invasione del digitale in tutte le dimensioni della vita umana ha certamente influenzato il ricorso a questo strumento per ritirarsi. Eppure, la dipendenza da internet rappresenta una possibile conseguenza dell’isolamento, non una causa. Oggi qualcuno in campo medico li chiama “gli isolati”. Non sono eremiti che cercano di allontanarsi dalla società, il legame con questa rimane proprio attraverso la Rete. Perdono invece il contatto diretto, avviene un isolamento del corpo. Pertanto, non possiamo escludere che senza la pervasività del digitale si sarebbe manifestato questo fenomeno.
Le cause, più in particolare, possono essere diverse
- caratteriali: gli hikikomori sono ragazzi spesso intelligenti, ma anche particolarmente sensibili e inibiti socialmente. Questo temperamento contribuisce alla loro difficoltà nell’instaurare relazioni soddisfacenti e durature, così come nell’affrontare con efficacia le inevitabili difficoltà e delusioni che la vita riserva;
- familiari: qualche studio indica l’assenza emotiva del padre e l’eccessivo attaccamento con la madre come possibili concause, soprattutto nell’esperienza giapponese. I genitori faticano a relazionarsi con il figlio, il quale spesso rifiuta qualsiasi tipo di aiuto;
- scolastiche: il rifiuto della scuola è uno dei primi campanelli d’allarme dell’hikikomori. L’ambiente scolastico viene vissuto in modo particolarmente negativo. Molte volte dietro l’isolamento si nasconde una storia di bullismo;
- sociali: gli hikikomori sviluppano una visione molto negativa della società e soffrono particolarmente le pressioni di realizzazione sociale, dalle quali cercano in tutti i modi di fuggire.
Tutto questo porta a una crescente difficoltà e demotivazione del soggetto nel confrontarsi con la vita sociale, fino a un vero e proprio rifiuto della stessa.
È utile citare anche delle possibilità di concreto aiuto per i ragazzi che vivono in queste condizioni e le loro famiglie. Innanzitutto, è importante informare, sensibilizzare e tentare di accendere una riflessione critica sul fenomeno. Spesso, simili tenori di vita non sono facilmente capiti, soprattutto da alcuni adulti. Conoscere le caratteristiche, comprenderne le difficoltà, cercare le modalità migliori per approcciare alle situazioni che si generano. Affrontare il problema, senza stigmatizzarlo e senza giudicare, è uno step importante verso il processo di comprensione del disagio. Esistono poi, delle associazioni che concretamente operano in questo settore come “Hikikomori Italia”. Attraverso gruppi di mutuo aiuto, percorso psicologico, sostegno genitoriale e psicoterapia.
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