Dal Vangelo secondo Luca (Lc 7,24-30)
Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle:
«Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto:
“Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero,
davanti a te egli preparerà la tua via”.
Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui.
Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro».

Il commento

“Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento?” (7,25). Le parole di Gesù scuotono la coscienza della gente, tra quelli che ascoltano vi sono alcuni che forse hanno perso fiducia in Giovanni. Egli invece conferma con autorità il ministero del Battista e manifesta tutta la sua ammirazione per lui. Le sue parole sono inequivocabili, lo presenta come “un profeta” e “più che un profeta” (7,27). La sua predicazione, infatti, raccoglie e porta a compimento la promessa che tutti i profeti hanno proclamato lungo i secoli. L’arresto ad opera di Erode non è segno della sua debolezza, semmai va interpretato come la garanzia che egli parlava in nome di Dio. Non è una “canna sbattuta dal vento” (7,25), non è un uomo che segue le mode o si limita a dire quello che la gente vuole sentire. Non indossa vesti raffinate né abita i palazzi dei potenti. Parla con voce di tuono perché comunica fedelmente le parole di Dio, sono parole ruvide che non trovano facile accoglienza perché fustigano tutti coloro che pensano di fare a meno di Dio; e mettono in crisi quelli, come i farisei, che sono troppo legati alle proprie idee e ai propri privilegi per dare credito alle parole del Battista (7,30). 

La testimonianza vigorosa di Giovanni è una luce per il nostro tempo in cui tanti rinunciano ad ammonire per non urtare la sensibilità degli altri. Non discuto le buone intenzioni ma temo che questo stile finisca per nascondere o sminuire la verità e diventare così un oggettivo impedimento per quel cammino di conversione che tutti siamo chiamati a fare. La parola di Dio deve scuotere e mettere in crisi, farci scoprire i limiti dell’umana natura e la necessità della grazia, aiutarci a comprendere il peccato che abita in noi e la misericordia di Dio sempre pronta a risanare. Il Natale che ci apprestiamo a celebrare non è la festa delle buone intenzioni ma un evento che ci chiede, anzi ci obbliga a confermare la scelta di fede. Dio viene nella storia perché senza di Lui l’umanità va alla deriva. È questo che dobbiamo proclamare e testimoniare.