Le donne, il diritto di uccidere e… i “veri” diritti

Feto, aborto

Le donne pro aborto urlano “giù le mani dal mio corpo”. Ma l’embrione e poi il feto non sono parte del corpo di una donna? In questa battaglia dei diritti mi chiedo: quali sono i veri diritti?

Ha fatto un certo effetto (tristezza) notare come quasi tutti i Telegiornali italiani (io vedo quelli) abbiano mostrato manifestazioni di donne giovani e meno giovani urlare per poter avere il “diritto” (anzi il potere) di sopprimere il bambino e bambina nel ventre materno. Il diritto di uccidere! Non mostrano mai tutto il lavoro paziente dei volontari che invece aiutano la donna e la coppia a far nascere il figlio/figlia. Donne e coppie che mai si pentono di averlo fatto.

Così come fa effetto il passaggio della recente Relazione del Ministero della Salute quando afferma che: “Il Ministero della Salute, fin dall’inizio della pandemia, nelle Linee guida per la rimodulazione dell’attività programmata differibile in corso di emergenza da COVID-19, ha identificato l’interruzione volontaria di gravidanza tra le prestazioni indifferibili in ambito ginecologico”. Secondo il Ministro, Roberto Speranza, era… indifferibile sopprimere un feto umano. Le parole hanno un peso. Comunque da quando le tre determine dell’AIFA hanno eliminato l’obbligo di prescrizione medica per l’Ulipristal acetato (ellaOne), noto come pillola dei 5 giorni dopo e per il Levonorgestrel (Norlevo), noto come pillola del giorno dopo per le donne maggiorenni e l’obbligo di prescrizione per l’Ulipristal acetato anche per le minorenni gli aborti…… non sono calati perché un embrione umano eliminato è appunto “umano”.

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Le donne pro aborto urlano “giù le mani dal mio corpo”. Ma l’embrione e poi il feto non sono parte del corpo della donna perché è autonomo, ha un suo DNA. Ha bisogno della donna madre per sopravvivere, come succede al neonato e al bambino. Con l’aborto non si decide del proprio corpo ma del corpo (della vita) di un altro essere umano. Per questo le abortiste urlano con volti arrabbiati e aggressivi, perché non sono convinte di fare una scelta giusta. E spesso lo fanno non per loro stesse ma per altre, pensando di aiutarle. Invece le donne pro life sono sorridenti, pacifiche, amiche fra di loro… perché sanno di fare la cosa giusta e di essere dalla parte che mai si ritorcerà contro di loro. 

I veri diritti sono altri: all’istruzione, alla casa, al lavoro, alle medicine, all’acqua potabile, alla sicurezza sociale, alla pace… I bambini e le bambine ammirano molto chi sta dalla parte della vita perché è come se stessero parlando proprio di loro.




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Gabriele Soliani

Gabriele Soliani, nato a Boretto (Reggio Emilia) il 24-03-1955. Medico, psicoterapeuta, sessuologo, adolescentologo, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine. Libero professionista. Ha collaborato per 9 anni al Consultorio Familiare diocesano di Reggio Emilia. Sposato con Patrizia, docente di scuola superiore. Vive a Napoli dal 2015. Ministro della Santa Comunione e Lettore istituito.

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