Udienza del papa

“Mi sento desolato: che fare?”, la parola a Papa Francesco

Papa Francesco

(Foto: giulio napolitano - Shutterstock.com)

Il Papa, all’udienza del mercoledì: “Lo stato spirituale che chiamiamo desolazione può essere occasione di crescita. Se non c’è un po’ di insoddisfazione, un po’ di tristezza salutare, una sana capacità di abitare nella solitudine e di stare con noi stessi senza fuggire, rischiamo di rimanere sempre alla superficie delle cose”.

Durante l’udienza di mercoledì 16 novembre, papa Francesco ha ripreso il tema del discernimento: “Abbiamo visto come sia importante leggere ciò che si muove dentro di noi per non prendere decisioni affrettate, sull’onda dell’emozione del momento, salvo poi pentircene quando ormai è troppo tardi”. 

Anche lo stato spirituale che chiamiamo “desolazione”, secondo Francesco, può essere occasione di crescita. Infatti, afferma: “se non c’è un po’ di insoddisfazione, un po’ di tristezza salutare, una sana capacità di abitare nella solitudine e di stare con noi stessi senza fuggire, rischiamo di rimanere sempre alla superficie delle cose e non prendere mai contatto con il centro della nostra esistenza”. 

La desolazione ci fa bene perché “provoca uno ‘scuotimento dell’anima’: quando uno è triste è come se l’anima si scuotesse; mantiene desti, favorisce la vigilanza e l’umiltà e ci protegge dal vento del capriccio”. Queste, per il papa, “sono condizioni indispensabili per il progresso nella vita, e quindi anche nella vita spirituale”. 

Dovremmo guardarci bene da “una serenità perfetta ma ‘asettica’, senza sentimenti, quando diventa il criterio di scelte e comportamenti, ci rende disumani”. 

“Non possiamo non fare caso ai sentimenti: siamo umani e il sentimento è una parte della nostra umanità; senza capire i sentimenti saremmo disumani, senza vivere i sentimenti saremmo anche indifferenti alla sofferenza degli altri e incapaci di accogliere la nostra”. 

Secondo il pontefice, esiste una “distanza asettica”: ‘Io non mi mischio nelle cose, io prendo le distanze’ e questo “non è vita, questo è come se vivessimo in un laboratorio, chiusi, per non avere dei microbi, delle malattie”. 

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Il papa spiega che non è stata questa l’esperienza di molti santi e sante, al contrario “l’inquietudine è stata una spinta decisiva per dare una svolta alla propria vita. Questa serenità artificiale, non va, mentre è buona la sana inquietudine, il cuore inquieto, il cuore che cerca di cercare strada. È il caso, ad esempio, di Agostino di Ippona o di Edith Stein o di Giuseppe Benedetto Cottolengo o di Charles de Foucauld. Le scelte importanti hanno un prezzo che la vita presenta, un prezzo che è alla portata di tutti: ossia, le scelte importanti non vengono dalla lotteria”. “La desolazione – ha proseguito – è anche un invito alla gratuità, a non agire sempre e solo in vista di una gratificazione emotiva. Essere desolati ci offre la possibilità di crescere, di iniziare una relazione più matura, più bella, con il Signore e con le persone care, una relazione che non si riduca a un mero scambio di dare e avere”. 

Poi, Francesco ha offerto un esempio: “Pensiamo alla nostra infanzia, per esempio, pensiamo: da bambini, capita spesso di cercare i genitori per ottenere da loro qualcosa, un giocattolo, i soldi per comprare un gelato, un permesso… E così li cerchiamo non per sé stessi, ma per un interesse. Eppure, il dono più grande sono loro, i genitori, e questo lo capiamo man mano che cresciamo”.

E nel nostro rapporto con Dio? “Anche molte nostre preghiere sono un po’ di questo tipo, sono richieste di favori rivolte al Signore, senza un vero interesse nei suoi confronti. Andiamo a chiedere, chiedere, chiedere al Signore. Il Vangelo nota che Gesù era spesso circondato da tanta gente che lo cercava per ottenere qualcosa, guarigioni, aiuti materiali, ma non semplicemente per stare con Lui”. “Potrebbe sembrare strano, irreale, chiedere al Signore: ‘Come stai?’. E invece è una maniera molto bella di entrare in una relazione vera, sincera, con la sua umanità, con la sua sofferenza, anche con la sua singolare solitudine. Con Lui, con il Signore, che ha voluto condividere fino in fondo la sua vita con noi”.




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