Matrimonio e separazione

Bastano i sentimenti per sposarsi? La dolorosa storia di Nicole e Giulio

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Foto: Antonio Guillem / Shutterstock.com

Una volta, mentre mi trovavo dal parrucchiere, ho ascoltato la storia di Nicole, che mi ha confidato il fallimento del suo matrimonio. Che dolore ho provato! Il suo racconto mi ha mostrato che i sentimenti, anche quando sono forti, non bastano…

Ripensavo ieri a un episodio risalente a questa estate, quando, in una zona di villeggiatura dove mi trovavo per vacanza, ero andata a tagliare i capelli.

Lì, tra una gettata di balsamo e un colpo di phon, ho conosciuto Nicole (nome di fantasia), una parrucchiera divorziata di 35 anni con una bambina.

Una volta saputo che scrivevo libri su temi legati alla famiglia e alla vita di coppia (Come “Voglio donarmi completamente a te”, Punto Famiglia, 2022), ha iniziato a raccontarmi la sua storia.

La riassumo di seguito, sperando che la sua testimonianza possa essere d’aiuto a qualcuno, magari a dei fidanzati che si stanno avvicinando al matrimonio:

Io e Giulio ci siamo conosciuti nel 2012. Venivo fuori da una relazione durata nove anni. Era finita male per colpa della sua gelosia. Giulio, invece, aveva già fatto una proposta di matrimonio a una ragazza, ma anche tra loro non è andata. Dopo tre anni di relazione, quando stavano già iniziando a cercare una casa da comprare, si sono lasciati.

Noi due ci siamo conosciuti in estate, in vacanza a Rimini, grazie a degli amici in comune. Abbiamo iniziato una relazione a distanza. Io abitavo a Senigallia, lui a Bologna. Il problema della distanza non era poi così importante, perché a me sembrava di aver conosciuto il principe azzurro. Era un ragazzo tranquillo, a modo, dolce, educato, lavorava molto. E a detta sua non voleva altro che una famiglia. Ero innamoratissima di lui. Avevo 25 anni. Hai presente quando ti batte il cuore appena lo vedi? Quando fai il conto alla rovescia fino alla prossima volta in cui lo rincontrerai? Ecco, era così. Dopo due anni, mi ha chiesto di sposarlo e io ero la donna più felice del mondo. 

Poco prima del matrimonio, qualcosa ha iniziato a farmi storcere il naso. Io avevo molto più desiderio di lui a livello fisico, avevo molto più desiderio proprio di stare insieme. Lui mi cercava meno, non mi diceva mai “sei bella”, ma io pensavo che fosse solo timidezza. D’altronde, voleva sposarmi…Un’altra cosa che iniziava a darmi pensiero era il suo carattere un po’ burbero (che non era venuto fuori nei primi mesi).

Tre settimane prima delle nozze ho avuto dei dubbi laceranti. Non ero più sicura di volerlo sposare: avrei voluto più attenzioni, più dolcezza, essere cercata di più, e forse avrei preferito una persona più “delicata”, un uomo un po’ meno aggressivo nelle parole (a volte, quando litigavamo, lui diventava pesante), ma ero talmente innamorata …pensavo che i miei sentimenti per lui mi avrebbero dato la forza e la pazienza di sopportare tutto.

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Dopo un anno di matrimonio resto incinta, quando nasce la nostra bambina viene meno completamente l’intimità tra me e Giulio. Lui, che già mi cercava poco, ha smesso proprio di cercarmi. Sono arrivata a pensare che gli piacessero gli uomini… Poi, però, un giorno, gli ho trovato dei messaggi sul cellulare: aveva preso il vizio di frequentare le chat erotiche, aveva anche il cellulare pieno di foto di donne nude. Ho capito che trovava soddisfazione fuori dalla relazione con me. Mi è cascato il mondo addosso e volevo lasciarlo. Lui mi ha supplicato di non farlo, mi ha detto che voleva me, ma non ha fatto nulla per “curare” il suo vizio. Non ha cercato di risolvere davvero i problemi con me, che intanto mi sentivo sostituita ma non riuscivo a dirgli come stavo dentro.

Dicevo alle mie amiche di averlo perdonato, ma nei fatti non lo avevo fatto. Non riuscivo a perdonargli il fatto che non mi amasse davvero. E ogni screzio diventava motivo per liti asprissime. Da allora, ho smesso di accudire la casa come prima, era il segno della mia rabbia verso di lui, ho smesso di cucinare per lui (“preparati qualcosa da solo”) e lo accusavo per tutto. Come papà era bravo, lo ammetto, lo è tuttora, ma come marito mi aveva delusa. Sono stata poco amabile, ma era il mio modo di dirgli che ero arrabbiata con lui. Non sono mai riuscita ad affrontarlo davvero. Abbiamo passato anni così… facendoci del male, senza mai dirci sul serio quello che avevamo dentro. La bambina ne soffriva, ovviamente, ed è stato questo a spingere Giulio a darci un taglio. Dopo quattro anni in questo modo, lui mi ha detto che “se volevamo stare insieme per la bambina”, non dovevamo più litigare così in sua presenza. Pensava solo alla bambina, non a me. E io non volevo stare insieme ad un uomo, a mio marito, solo per la bambina. Non pretendevo tanto, solo essere considerata l’unica donna della sua vita. Volevo che lui cambiasse, che mi desse attenzioni, ma lo chiedevo senza parlare, semplicemente diventando odiosa. Quei pochi sentimenti che aveva ancora per me, si sono spenti del tutto: lui voleva che io cambiassi atteggiamento e mi faceva notare tutto quello che faceva per me e per la famiglia. Ma non riuscivo a vedere nulla di buono, avevo troppo rancore. Abbiamo preso la decisione di separarci. Siamo andati da uno psicologo, come ultimo tentativo, ma ognuno dei due continuava a pensare che il problema fosse l’altro e anche lì era solo una recriminazione continua. Forse l’abbiamo portata troppo per le lunghe: ormai era tardi. Ho sperato nel miracolo, ma forse non era nemmeno volontà di Dio.

Ascoltando la storia di Nicole, ho avuto un nodo in gola. Mi ha spezzato il cuore vedere quella donna, dai modi così gentili, portare ferite tanto profonde. È stato un colpo al cuore vedere che non sono riusciti, lei e il marito, a imparare come far funzionare una relazione nel tempo, ad alimentare i sentimenti (perché è normale che altrimenti si spengano!), quali gesti concreti compiere per amare e vivere nella comunione

No, non è solo fortuna. L’amore è una questione di scelte.

Se non si è imparato ad entrare in intimità, a prendere i problemi di petto, chiamandoli per nome, se non ci si fa aiutare subito quando da soli non si riesce, se non si vede l’altro come qualcuno da servire e da accogliere ma come un nemico da abbattere, se ognuno è convinto che a cambiare debba essere sempre e solo l’altro, e se non si prega insieme per quell’unione… non ci sono santi che tengono. E nemmeno il sacramento può nulla.

Questi due erano sposati in Chiesa. Ma Gesù non può scavalcare la parte che spetta a noi, la parte di lavoro che noi dobbiamo mettere. 

Per moltiplicare pani e pesci, ha avuto bisogno di cinque pani e di due pesci, cibi concreti, offerti da due persone che erano lì con lui. Per aiutarci a far funzionare un matrimonio, ha bisogno che accettiamo di mettere del nostro, di lavorare su noi stessi come singoli e come coppia.

Non c’è giudizio per Nicole, solo tanto dolore per lei: che Dio ci aiuti a non “aspettare miracoli dall’alto”, come se il Signore fosse un mago con la bacchetta magica, ma ci faccia capire che i miracoli iniziano quando ci mettiamo veramente in discussione e in ascolto della Sua Parola.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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