Che suono ha la voce di Dio e come riconoscerla? La parola a papa Francesco

Papa Francesco

(Foto: © giulio napolitano / Shutterstock.com)

Il papa all’udienza: “La Bibbia ci avverte che la voce di Dio risuona nella calma, nell’attenzione, nel silenzio”. “La voce di Dio non si impone, la voce di Dio è discreta, rispettosa, io mi permetterei di dire: la voce di Dio è umile, e proprio per questo pacificante”.

“Chi ha seguito finora queste catechesi potrebbe forse pensare: ma che pratica complicata è discernere! – così ha esordito papa Francesco, durante l’udienza di mercoledì 21 dicembre – In realtà, è la vita ad essere complicata e, se non impariamo a leggerla, complicata com’è, rischiamo di sprecarla, portandola avanti con espedienti che finiscono per avvilirci”.

Il papa ha poi sottolineato che ogni giorno, che lo vogliamo o no, “compiamo atti di discernimento, in quello che mangiamo, leggiamo, sul lavoro, nelle relazioni, in tutto. La vita ci mette sempre di fronte a delle scelte, e se non le compiamo in maniera consapevole, alla fine è la vita a scegliere per noi, portandoci dove non vorremmo”.
Quali aiuti possono rendere più agevole l’esercizio del discernimento?
“Un primo aiuto indispensabile è il confronto con la Parola di Dio e la dottrina della Chiesa. Esse ci aiutano a leggere ciò che si muove nel cuore, imparando a riconoscere la voce di Dio e a distinguerla da altre voci”.

E ci sono dei segni per riconoscere che è Dio a parlare: “La Bibbia ci avverte che la voce di Dio risuona nella calma, nell’attenzione, nel silenzio”. “La voce di Dio non si impone, la voce di Dio è discreta, rispettosa, io mi permetterei di dire: la voce di Dio è umile, e proprio per questo pacificante”.

Eppure, tante volte non è facile entrare in quella pace del cuore, perché “siamo indaffarati in tante cose tutta la giornata… Ma per favore, calmati un po’, entra in te stesso, in te stessa. Due minuti, fermati. Guarda cosa sente il tuo cuore”.

Per il credente, “la Parola di Dio non è semplicemente un testo da leggere, la Parola di Dio è una presenza viva, è un’opera dello Spirito Santo che conforta, istruisce, dà luce, forza, ristoro e gusto di vivere”. Il papa non ha dubbi: “La Parola di Dio è un po’ – e non esagero – è un po’ un vero anticipo di paradiso”.

Poi, “il cuore parla al cuore, e questa è un altro aiuto indispensabile e non scontato. Molte volte possiamo avere un’idea distorta di Dio, considerandolo come un giudice arcigno, un giudice severo, pronto a coglierci in fallo. Gesù, al contrario, ci rivela un Dio pieno di compassione e di tenerezza, pronto a sacrificare sé stesso pur di venirci incontro, proprio come il padre della parabola del figlio prodigo (cfr Lc 15,11-32)”.

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A questo punto, il pontefice racconta un aneddoto: “Ricordo una volta, in un pellegrinaggio di giovani, che si fa una volta l’anno al Santuario di Luján, a 70 km da Buenos Aires si è avvicinato un ragazzo, 22 anni circa, tutto con tatuaggi. “Dio mio – ho pensato io – cosa sarà questo?”. E m’ha detto: “Lei sa, sono venuto perché ho un problema grave e io l’ho raccontato alla mamma e la mamma mi ha detto: ‘Vai dalla Madonna, fai il pellegrinaggio, e la Madonna ti dirà’. E sono venuto. Ho avuto contatto con la Bibbia, qui, ho ascoltato la Parola di Dio e mi ha toccato il cuore e devo fare questo, questo, questo, questo, questo. La Parola di Dio ti tocca il cuore e ti cambia la vita”.

La Parola di Dio, ne è convinto Francesco, “ti apre tutte le porte, perché Lui, il Signore, è la porta. Prendiamo il Vangelo, prendiamo la Bibbia in mano: cinque minuti al giorno, non di più. Portate un Vangelo tascabile con voi, nella borsa, e quando sarete in viaggio prendetelo e leggete un po’, durante la giornata, un pezzettino, lasciare che la Parola di Dio si avvicini al cuore”. “Prendi il Vangelo con te, e leggilo anche solo un minuto al giorno”.

Un aiuto indispensabile viene poi dall’affidarsi allo Spirito Santo. “Io vi domando: voi pregate lo Spirito Santo? Ma chi è questo grande Sconosciuto? Noi preghiamo il Padre, sì, il Padre Nostro, preghiamo Gesù, ma dimentichiamo lo Spirito!” “Lasciatelo entrare”.

Giunti quasi alla fine del suo ciclo di catechesi sul discernimento, il pontefice conclude: “Il discernimento ha lo scopo di riconoscere la salvezza operata dal Signore nella mia vita, mi ricorda che non sono mai solo e che, se sto lottando, è perché la posta in gioco è importante. Lo Spirito Santo sempre è con noi. “Oh, Padre, ho fatto una cosa brutta, devo andare a confessarmi, non posso fare nulla …”. Ma, hai fatto una cosa brutta? Parla allo Spirito che è con te e digli: “Aiutami, ho fatto questo di bruttissimo”. Ma non cancellare il dialogo con lo Spirito Santo. “Padre, sono in peccato mortale”: non importa, parla con Lui così ti aiuta a ricevere il perdono. Mai lasciare questo dialogo con lo Spirito Santo. E con questi aiuti, che il Signore ci dà, non dobbiamo temere. Avanti, coraggio e con gioia!”




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