
28 Gennaio 2023
Ci sono anche le tempeste
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 4,35-41)
In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
Il commento
“Ci fu una grande tempesta di vento” (4,37). Marco inserisce questo racconto subito dopo le parabole, l’immagine del Maestro che parla con autorità s’intreccia con quella del Profeta che agisce con la potenza di Dio e può zittire anche le forze impetuose della natura. I diversi eventi disegnano gradualmente il volto di Gesù. Questa pagina evangelica ha un duplice obiettivo: da un lato manifesta chiaramente l’identità divina del Nazareno; e dall’altro sottolinea il rapporto tra Gesù e i discepoli. A me sembra che il secondo tema sia prioritario rispetto al primo. L’ultima parabola presenta il regno di Dio come un granello di senape che, malgrado l’apparente piccolezza, crescerà fino a diventare un grande albero (Mc 4, 31-32). Il Nazareno chiede ai discepoli di fidarsi, come se dicesse: “Non abbiate paura, anche se la parola oggi non si manifesta in tutta la sua bellezza e grandezza, siate certi che un giorno porterà frutto”. I discepoli si fidano, lo riconoscono come il Maestro, sono pronti a firmare un assegno in bianco ma… non hanno messo in conto la tempesta; o forse sono convinti che vivere in compagnia con un uomo come lui possa evitare tutte le tempeste e/o dare la forza per vincerle senza colpo ferire. La fede non rappresenta per loro una sfida ma una garanzia. Una sorta di assicurazione per la vita. In effetti, fino a quel momento lo hanno sempre visto vittorioso. Ma quella notte sul lago accade qualcosa che inclina la loro fiducia.
“Maestro, non t’importa che siamo perduti?” (4,38). Sono impauriti dalla tempesta, improvvisa e violenta, ma quel che li sconcerta è vedere che il Maestro non se ne cura, anzi dorme beatamente. Pensavano di potersi fidare e invece… Gesù non interviene subito, mette alla prova i discepoli e fa comprendere quanto sono deboli. È facile fidarsi di Dio, quando abbiamo tutto quel che serve e/o che speriamo di ricevere. Credere significa fidarsi di Dio anche quando “camminiamo per valle oscura” (Sal 22/23, 4). È una grazia da chiedere, stando in ginocchio.
Briciole di Vangelo
di don Silvio Longobardi
s.longobardi@puntofamiglia.net
“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.
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