Alessandro Manzoni: scrittore cristiano profondamente attuale… ecco perché!

15 Giugno 2023

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Si sono celebrati da poco i 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni. In quell’occasione, il presidente Mattarella ha ricordato che “è la persona, in quanto figlia di Dio, e non la stirpe, l’appartenenza a un gruppo etnico o a una comunità nazionale, a essere destinataria di diritti universali”.

«E a Milano? Chi si cura di costoro a Milano? Chi gli darebbe retta? Chi sa che ci siano? Son come gente perduta sulla terra; non hanno né anche un padrone: gente di nessuno».

Siamo nel capitolo XI dei Promessi sposi, dove don Rodrigo – dopo averne ordinato il rapimento – attende Lucia per poter abusare di lei. È l’impresa più ardita che abbia mai osato, visto che la ragazza era custodita in un convento di suore diretto dalla potente Monaca di Monza. Il signorotto cerca di farsi coraggio (in realtà non è meno codardo di don Abbondio) e pensa che, dopotutto, Lucia, come il suo Renzo, rientrino nella propria disponibilità quasi fossero cose, non persone. Gente perduta, appunto.

Lo scorso 22 maggio, a Milano, nella Casa di Manzoni, è stato solennemente ricordato il grande scrittore a 150 anni dalla morte. Sono intervenuti il presidente della Repubblica Mattarella, insieme al sindaco di Milano Sala e al presidente della Regione Lombardia Fontana. Padroni di casa i due presidenti (onorario ed effettivo) di Casa Manzoni: Giovanni Bazoli e Angelo Stella. Sul web è possibile riascoltare i loro discorsi, tutti degnissimi e privi di ogni retorica (del resto, è lo stesso scrittore a richiamarci più di una volta nelle sue opere all’essenziale, all’unum necessarium del Vangelo).

Riprendendo la lezione manzoniana, Mattarella ha ricordato che “è la persona, in quanto figlia di Dio, e non la stirpe, l’appartenenza a un gruppo etnico o a una comunità nazionale, a essere destinataria di diritti universali”. Giurerei che anche il Presidente pensava al passo dei Promessi sposi qui sopra riportato.

Ma si può dire che non ci sia pagina di Manzoni in cui non sia presente questa verità.

Nella Pentecoste, per esempio, ci viene presentata una schiava che bacia i suoi figli, contemplando con amarezza il proprio “sen che nutre i liberi” (è infatti costretta ad allattare i bambini dei signori); ma nel mondo redento da Cristo – spiega il poeta – spira un’aria nuova, una nuova libertà: nel momento della Passione, infatti, il Signore pensò “a tutti i figli d’Eva”, non solo ai privilegiati.

Versi che potrebbero essere catalogati sotto l’etichetta di “democrazia cristiana”, ovviamente nel senso etimologico – non partitico – di queste parole. 

Leggi anche: Che senso ha la sofferenza? La passione di Cristo nei versi di Rebora (puntofamiglia.net)

Manzoni è stato sommo anche nello stile.

Ricordo che sin da ragazzo apprezzavo la sua prosa semplice e rasserenante (“scrive con una mano che non pare aver nervi”, disse di lui il glottologo Graziadio Isaia Ascoli), nonostante provenisse da un animo tormentato.

Su di lui c’è però sempre stato qualche equivoco ideologico. Se ai tempi del Risorgimento, da parte dei gesuiti della “Civiltà cattolica”, ma non solo, gli si rimproverò l’accettazione dello Stato unitario e della fine del potere temporale dei Papi, non comprendendo quanto il “Tevere più largo” – per usare una formula di Giovanni Spadolini – alla fine avrebbe giovato alla stessa libertà della Chiesa; oggi gli si appiccica volentieri l’etichetta di “cattolico liberale” o di “mediatore” tra Chiesa e mondo moderno. Ma Manzoni era semmai cattolico e liberale: il liberalismo era per lui un metodo politico, non un sistema etico-filosofico. Nessuna mediazione, dunque. Semmai, un’opportuna distinzione degli ambiti.

Suggerisco sempre di leggere le pagine formidabili delle Osservazioni sulla morale cattolica in cui Manzoni insiste con inesorabile lucidità sull’“unità della fede”, vero fondamento del cattolicesimo, per esempio contestando che vi possa essere una verità religiosa distinta dalla verità laica. Questa “doppia verità” è uno dei dogmi della modernità, che ai credenti (specie se creduloni) impone sempre il giochino dialettico: “sei libero, da cattolico, di sostenere la tua tesi, ma non puoi imporla a tutti…”.

Imporre, non si impone nulla, ci mancherebbe. Ma per Manzoni, e se è lecito anche per me, non è mai possibile una doppia verità: tra due asserzioni etiche, per esempio, una sola può essere giusta.  

C’è uno scritto in cui il nostro autore chiede, con tono cortesissimo, ai protestanti come mai gli anticlericali siano anticattolici nei paesi cattolici, cosa che non sorprende, ma lo siano anche nei paesi protestanti, dove dovrebbero invece prendersela con le rispettive chiese riformate.

La risposta è proprio nell’unità inscalfibile della fede custodita dalla Chiesa, indigesta agli avversari della religione.

Parola di Manzoni…




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Gianni Mussini

Gianni Mussini, quinto di otto figli, è nato a Vigevano nel 1951. Laureato a Pavia, alunno dell’Almo Collegio Borromeo fondato da san Carlo (e citato da Manzoni nei Promessi sposi). Docente di Lettere (da ultimo al Liceo classico “Ugo Foscolo”), ha anche insegnato per 12 anni alla Scuola interuniversitaria lombarda per la formazione degli insegnanti. Autore di due libri di poesia (tra cui Rime cristiane eccellentemente recensito dal Corriere della sera e da Avvenire) e di molti studi ed edizioni specialmente sul poeta Clemente Rebora, ma anche su altri autori (tra cui Jacopone da Todi, Cesare Angelini, Manzoni), per Garzanti, Scheiwiller, Piemme, De Agostini, Storia e Letteratura. Ha collaborato a testi scolastici (La Scuola, Le Monnier, De Agostini) e raccolto in volume testimonianze di Vite salvate (Interlinea, Novara, con prefazione di Claudio Magris), ora moltiplicate nel volume Donne in cerca di guai, uscito nel 2018. Per 8 anni è stato presidente dei Centri di aiuto alla vita della Lombardia e per 12 vicepresidente nazionale del Movimento per la vita. Dal 2005 al 2012 ha invece presieduto il Consultorio familiare onlus di Pavia (dedicato al servo di Dio Giancarlo Bertolotti), del quale è stato fondatore. Ha organizzato diversi convegni, nazionali e internazionali, sui temi della vita e della famiglia, e anche corsi di aggiornamento, anche letterari, rivolti a insegnanti. Per 17 anni ha infine organizzato il Festival nazionale “Cantiamo la vita”, con la partecipazione di ospiti di fama internazionale. Last not least. È sposato con Maria Pia, e con cui ha generato Cecilia, Giacomo e Lorenza.

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