Padre e figlia ai giochi matematici: un’immagine da incorniciare

22 Giugno 2023

Giochi matematici alla Bocconi di Milano; mi imbatto su due figure: una bambina di quarta elementare ed il suo papà. Lei è seduta sulle gambe del padre. I due rileggono e discutono i quesiti che la ragazzina con le treccioline ha affrontato durante la prova… Una scena bellissima, di quelle che si imprimono nella mente.

La scena iconica mi si presenta lontanissimo dalla cattedra. Il palcoscenico è Milano, università Bocconi, e l’occasione è offerta dai Giochi matematici che da ormai trenta anni vengono organizzati con lo scopo di risvegliare nei giovani italiani una passione per la matematica che storicamente ci appartiene, ma che negli ultimi anni viene un po’ snobbata. 

In attesa che finiscano gli alunni che accompagno, mi imbatto su due figure: una bambina di quarta elementare ed il suo papà accosciato che la accoglie seduta sulle sue gambe. I due, totalmente chiusi a ciò che avviene intorno a loro, ambiente popolato da più di mille persone, rileggono e discutono i quesiti che la ragazzina con le treccioline ha affrontato durante la prova. Leggono assieme. 

La scricciola commenta un errore che ha scoperto solo dopo la prova confrontandosi con un avversario. Il papà legge la traccia, la commenta, commenta le riflessioni della figlia sui propri errori. La ragazzina oggi ha imparato tante cose. Due su tutte: innanzitutto ha affrontato a dieci anni un ambiente megalitico ed intimorente e poi ha imparato a correggersi umilmente

Il papà ha scoperto, forse, mi sembra di poter intuire così, una figlia ben più matura dei dieci anni che ha. La accompagna nella sua crescita, offrendole un rimando che aiuterà ulteriormente la piccolina. Un tu libero e non giudicante che si offre come specchio per imparare a guardarsi e a farlo meglio. Non posso fare a meno di pensare al fatto che, in questa scena, starebbe bene anche un docente. Intanto perché, se la piccolina ed il papà si trovano lì, una scuola ha pensato di offrire ai propri alunni questo stimolo diverso dalla routine. Così facendo, quella scuola, come le altre che hanno fatto la stessa scelta, ha smosso le acque di una crescita che ne risulta sicuramente ravvivata. Penso però anche che l’accompagnamento di quel papà sia molto simile a quello di un docente. Dovrebbe essere così nella normalità dei casi. 

Mi sfiora solamente la triste considerazione che di papà e insegnanti siffatti non ce ne siano molti in circolazione. Non sono nemmeno pochissimi, tuttavia. Mi rallegra il pensiero che quella piccolina dalle trecce vispe sia il vertice di una piramide di interessi che alla base propone la famiglia e la scuola e che coinvolge anche l’Università Bocconi. Ciò che non ci diciamo, spesso, intorno alla cattedra è che il virgulto in crescita si svilupperà al meglio se tutti gli elementi intorno ad esso concorrono (sono protesi verso la stessa meta) alla riuscita e remano nella stessa direzione: l’obiettivo di genitori e scuola è fare in modo che quel seme gettato nel mondo, quella vita particolare, proprio quella, cresca nel migliore dei modi, produca la migliore persona possibile. 

Leggi anche: Puoi essere un eroe a scuola? Sì, se l’eroismo è fare bene il proprio lavoro (puntofamiglia.net)

Se una cosa del genere dovesse realizzarsi, di chi sarebbe il merito? Della famiglia? Della scuola? Di entrambi? Non lo credo pienamente. Penso che il merito più importante sia del virgulto. Del seme. Della piccola. 

Noi adulti abbiamo collaborato all’impresa dell’eroe che è un altro: il giovane. Va saputo questo, fin dall’inizio. Il destino di ogni educatore è la propria morte, la propria scomparsa. Avrà lavorato bene se un giorno non sarà più necessario. L’adulto, in questo discorso, è strumento che si offre. È tanto difficile da comprendere? 

Oggi sembra essere più difficile rispetto al passato. Capita di incontrare ancora genitori o docenti che si pavoneggiano per i risultati dei propri alunni. Il fatto stesso che la stessa semina produca raccolti abbondanti in qualcuno e scarsi o insufficienti in altri testimonia che a fare la differenza è il protagonista, il piccolo. 

Educare, voce del verbo perdersi. Si potrebbe dire così. Ma anche sprecarsi, consumarsi. Si tratta di qualcosa che trascende anche la vita stessa dell’adulto, va oltre la morte. In passato si era soliti riportare nelle biografie dei grandi uomini i nomi dei loro maestri. Lo si faceva con gli scultori, pittori, musicisti, con i matematici. Lo si faceva per ricordare che nell’opera di Giotto, per fare un esempio, erano rintracciabili gli insegnamenti di Cimabue, anche se opportunamente rielaborati a misura personale. Era come se Cimabue si fosse sciolto nelle opere di Giotto e avesse portato frutto in lui. Questa consapevolezza, nell’epoca dell’atomizzazione personale, si è attenuata, è quasi scomparsa. Ed è un peccato, perché attenua il senso dell’educazione familiare ma anche scolastica. Si tratta di un rapporto complicato, è vero! Osservare il seme, comprendere le straordinarie e diverse potenzialità che ha e mettersi al servizio del loro sviluppo, della loro piena realizzazione: ecco il compito di un adulto educatore. Non fa differenza che sia un docente, un allenatore, un genitore, un catechista, un maestro di musica o persino un influencer. Uno dei punti dolenti della nostra società risiede nel fatto che non tutti gli attori remano nella stessa direzione. Non tutti hanno lo stesso obiettivo. C’era questo ed altro in quella scena che il mio smartphone ha catturato. Un’icona di ciò che dovrebbe essere, di ciò che in un certo numero di casi già è, di ciò a cui siamo chiamati. Allo stesso tempo testimonianza e profezia, racconto e stimolo. Rosa e spina. Seme e albero. Realtà e desiderio. Potenza e atto.




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Piero Del Bene

Sposo, padre, insegnante di matematica e scienze nella scuola secondaria di primo grado. Catechista e formatore. Dopo la laurea in Matematica ha conseguito il Master in scienze del Matrimonio e della Famiglia presso l’Istituto Giovanni Paolo II della Pontificia Università Lateranense. Con la moglie Assunta si occupano di Pastorale Familiare.

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