Il Vangelo letto in famiglia

XVII DOMENICA DEL TO – Anno A – 30 Luglio 2023

Un cuore che sa ascoltare

Il centro della riuscita della nostra vita, non sta semplicemente in ciò che possiamo ottenere da essa in termini di benessere e prestigio o nelle singole preghiere che Dio esaudisce, ma sta in un atteggiamento di fondo che è quello di ascoltare saggiamente - saggezza che ci viene comunque da Dio - i precetti del Signore.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,44-52)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

IL COMMENTO

di don Gianluca Coppola

Nella Prima Lettura di questa domenica abbiamo letto la vicenda e la richiesta “particolarissima” del grande figlio del meraviglioso re Davide, Salomone, a Dio che gli appare in sogno e domanda al giovanissimo re di chiedergli qualsiasi cosa. Questi due re, padre e figlio restano un punto di riferimento sempiterno in Israele. Ancora oggi i “pii israeliti”, aspettano la restaurazione del regno di Davide e di Salomone attraverso la comparsa nel mondo di un re messia loro discendente. Ma cosa chiede a Dio il giovane Salomone? Lui chiede a Dio: “Concedi al tuo servo un cuore docile”. La traduzione italiana non rende molto bene, perché in ebraico più che “un cuore docile” qui si vuole intendere un cuore che sa ascoltare. Un cuore che sa far discernimento sulle parole ascoltate, un cuore che sa distinguere ciò che ascolta. Un re che ha la possibilità di parlare cuore a cuore con il Signore e di sentire la Sua voce gli chiede un cuore che sa ascoltare, che richiesta è? Ciascuno di noi probabilmente avrebbe chiesto altro, forse la guarigione di una persona cara, il benessere o la risoluzione di un problema ma  Salomone chiede un “cuore che sa ascoltare” e ottiene da Dio non solo un cuore saggio, tanto che La Scrittura attesta che i potenti del mondo facevano lunghi viaggi per chiedere consigli e ascoltare le sue sentenze. Eppure ciò che ci deve sorprendere è che non solo viene concessa la saggezza, ma insieme a questa tutti i beni e tutte le cose materiali necessarie affinché il suo regnare diventi ricco di splendore.

Nel Vangelo di Matteo, non nella pericope che proclamiamo in questa diciassettesima  domenica del tempo ordinario, è scritto: “Cercate il Regno di Dio e la Sua giustizia e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta”, tutto il resto, non qualcosa. Significa che il centro della riuscita della nostra vita, non sta semplicemente in ciò che possiamo ottenere da essa in termini di benessere e prestigio o nelle singole preghiere che Dio esaudisce, ma sta in un atteggiamento di fondo che è quello di ascoltare saggiamente – saggezza che ci viene comunque da Dio –  i precetti del Signore.

 Una vita riuscita non è quella in cui si ottiene tutto, quella tuttalpiù può essere  una vita comoda, la quale come vediamo nelle vite dei nostri giovani che hanno tutto e non sono felici, genera insoddisfazione e al di vivere. Una vita riuscita non è una vita viziata ma una vita in cui si cerca fino alla morte  quella saggezza capace di saper discernere la realtà, capace cioè di riconoscere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

 A ben guardare noi non sappiamo più cosa è menzogna e cosa  è verità, basti pensare a quanto sia difficile oggi, in gran parte della società laica e ahimè ecclesiale affermare la determinazione divina del creato, per non aprire la spinosissima questione della determinazione dei generi sessuali. Ci roviniamo la vita perché aspiriamo a tutto quello che è irrealizzabile. Lo facciamo anche con  Dio creandoci modelli di fede e di santità senza basi di verità, insostenibili, o perché continuiamo a giustificare le nostre vite di peccato o perché perseguiamo modelli di santità senza discernimento ne saggezza. Di conseguenza portiamo avanti i nostri giorni come persone che  vivono come se non riuscissero a vedere come è fatto il mondo veramente, anche se lo conoscono bene, persone illuse.

La saggezza che Dio dona e che Salomone chiede lo porta a distinguere tra l’importanza e il giusto peso da dare al tesoro e al campo di cui Gesù parla nel Vangelo e i falsi tesori luccicanti e pieni di immondezze che si trovano nel mondo a buon mercato. “Il Regno dei Cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo un uomo lo trova e lo nasconde, poi va pieno di gioia vende tutti i suoi averi e compra quel campo” ma compra quel campo perché nel campo c’è il tesoro, Salomone chiede la saggezza di distinguere tra l’importanza del campo e del tesoro. Gesú continua con altre parabole sul regno: “Il Regno dei Cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose, trova una perla di grande valore”. Una volta trovata la perla di grande valore al mercante non interessa più di rovinarsi la vita continuando le sue fiere per il mondo. Non è vendere perle lo scopo della sua vita ma trovare la perla che da senso alla sua esistenza.  A cosa ti serve aver realizzato ogni obiettivo nella vita è avere l’anima in subbuglio tra i marosi di questa storia senza luce.  

Lo scopo non è il campo ma è il tesoro che è al centro del campo. Lo scopo non è vendere perle ma è trovare la perla preziosa. Il mercante del Vangelo, trovatala, vende tutto e compra il campo, compra la perla perché alla fine il Regno dei Cieli, dice Gesù continuando il Vangelo di questa domenica, “è simile a una rete gettata nel mare, che tira su pesci buoni e cattivi”. Ebbene la sorte degli uni e degli altri non è la stessa. I pesci cattivi saranno anche meravigliosi, come quelli delle barriere coralline ad esempio, ma non tutti sono commestibili e quindi una volta pescati vengono gettati. Il Signore sta dicendo che se non inizi a concentrarti sul giusto, cioè su cosa Dio ti sta chiedendo e su come orientare la tua esistenza, potresti essere sì  un pesce bellissimo, ma quando ti tirano fuori dalla rete non sei buono nemmeno per la preparazione di una zuppa o di un brodo. Bisogna, quindi,  scegliere di orientare la propria vita. Gesù dice: “Avete compreso tutte queste cose?” i discepoli dicono rispondono di si, ma poi noi sappiamo come è proseguita la vicenda dei dodici, in realtà non avevano capito ancora infatti sotto la croce scapperanno tutti. Per noi intanto sono passati duemila anni, dovremmo, per questo, scegliere di essere più pronti per questo Gesù continua dicendo: “Ogni scriba divenuto discepolo è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” chi non chiede e vive questa sapienza di Salomone, questa sapienza biblica  è simile a quelli, dice Gesù, che stanno con un passo nel futuro e un passo nel passato. Che vogliono pur fare la volontà di Dio però metà, un quarto, un pezzetto di cuore resta sempre indietro alle cose di prima.

Voglio concentrarmi sul tesoro, ma il campo lo tengo sempre un attimo da parte, voglio concentrarmi sulla perla più preziosa però ho la possibilità di vendere ancora altre perle. Ogni tanto, di fronte al Vangelo, dovremo scegliere, affermare con l’eloquenza dei gesti e della vita che c’è qualcosa di più grande, abbandonare qualcosa per qualcosa di meglio. Quante cose dai nostri pensieri, dal nostro cuore andrebbero gettate via? Questi scribi diventati discepoli che estraggono dai loro scrigni cose nuove e cose antiche, non vivono bene né le cose nuove, né quelle antiche. Salomone vuole da Dio un cuore  che sa far discernimento, l’arte del discernimento.

Cosa oggi mi serve per essere felice e cosa va proprio abbandonato e non mi serve a niente? A partire dalla mia interiorità quali pensieri non mi servono, quali pensieri non mi fanno bene? Quali abitudini o vizi devo lasciarmi alle spalle? Cosa mi impedisce, oggi, di vivere la novità del Vangelo? Quali relazioni, amicizie, dialoghi, omissioni? Come vuoi essere felice? Con Salomone chiediamo al Signore di donarci un  cuore che sappia fare discernimento perché siamo stanchi di arare campi in cui c’è il tesoro e non trovarlo. Stanchi di vendere perle, poiché troppe volte ci è passata per le mani la perla preziosa e al posto di lasciare tutto siamo tornati compulsivamente a vendere altre perle perle. Stanchi di essere un pesci bellissimi e coloratissimi inutili.




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Gianluca Coppola

Gianluca Coppola (1982) è presbitero della Diocesi di Napoli. Ha la passione per i giovani e l’evangelizzazione. È stato ordinato sacerdote il 29 aprile 2012 dopo aver conseguito il baccellierato in Sacra Teologia nel giugno del 2011. Dopo il primo incarico da vicario parrocchiale nella Chiesa di Maria Santissima della Salute in Portici (NA), è attualmente parroco dell’Immacolata Concezione in Portici. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato Dalla sopravvivenza alla vita. Lettere di un prete ai giovani sulle domande essenziali (2019) e Sono venuto a portare il fuoco sulla terra (2020).

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