CORRISPONDENZA FAMILIARE

La Madonna e il coraggio della fede. Sulle orme dei santi

14 Agosto 2023

Il pellegrinaggio in Polonia, di cui ho parlato recentemente, ci ha portato inevitabilmente anche a Oswiecim, tristemente conosciuto con il nome tedesco di Auschwitz, dove i nazisti costruirono un campo di concentramento che aveva un ruolo particolare nel progetto di sterminio del popolo ebraico, anche se in questo lager furono internati e morirono tante altre persone e tanti cattolici che avevano avuto il coraggio di opporsi, con parole ed opere, ai diktat del Terzo Reich. Tra questi Massimiliano Maria Kolbe (1894-1941), il santo che oggi celebriamo, “patrono di questo difficile secolo” (Giovanni Paolo II). 

Auschwitz è diventato un luogo simbolo del Male, per avere un’idea dell’orrore basta leggere le cifre: nel lager furono deportate più di 1 milione e 300 mila persone, 900.000 furono uccise subito al loro arrivo e altre 200.000 morirono a causa di malattie, fame o furono uccise poco dopo il loro arrivo. Auschwitz è una spina nel fianco nel cammino della civiltà europea, un’esperienza che ha messo in crisi la fede di tanti. In realtà, Auschwitz è la visibile testimonianza che senza Dio la ragione smarrisce la verità e diventa strumento di oppressione. È questa la prospettiva indicata da Giovanni Paolo II:

“La disobbedienza contro Dio, Creatore della vita, il quale ha detto “non uccidere”, ha causato in questo luogo l’immensa ecatombe di tanti innocenti” (10 ottobre 1982). 

Nel nostro pellegrinaggio abbiamo fatto tappa a Niepokalanow, la Città dell’Immacolata, fondata nel 1927 da san Massimiliano. E abbiamo avuto modo di visitare il museo a lui dedicato che permette di rileggere le tappe più importanti della sua vita, segnata da una straordinaria fecondità apostolica. 

Massimiliano Maria Kolbe è certamente uno dei grandi testimoni della fede del XX secolo, una storia emblematica ed esemplare. È un uomo dalle mille iniziative perché la fede dona la libertà, l’audacia e suscita il desiderio di fare cose grandi in nome di Dio. I santi sono una fedele immagine di Cristo, vivono e incarnano il Vangelo e diventano perciò una lampada che… fa luce anche a quelli che sono più lontani. È bene sottolineare che la luce dei santi non si attenua né si spegne con il passare degli anni. 

Apro una breve parentesi. Conosciamo poco, troppo poco, la storia di santità che in ogni secolo ha illuminato il cammino della Chiesa e dell’umanità. Eppure sono proprio i santi le pietre miliari che lo Spirito ha suscitato per indicare la strada da percorrere. È un vero peccato di omissione. I santi presentano un Vangelo vivo, mostrano con la forza dei fatti che la parola di Gesù non è una bella favola per gli ingenui ma la forza degli umili ed è capace di cambiare il volto della storia. 

Kolbe è stato un grande apostolo del Vangelo, era questa la ragione della sua vita. Mentre l’Europa è sconvolta dalla Prima Guerra Mondiale, Massimiliano sogna una grande opera al servizio della Vergine Immacolata per l’avvento del Regno di Cristo. La sera del 16 ottobre 1917, fonda con alcuni compagni la “Milizia dell’Immacolata” che ha come fine la conversione e la santificazione di tutti gli uomini – tutti, nessuno escluso – attraverso l’offerta incondizionata alla Vergine Maria. I santi non pensano secondo le categorie del possibile perché sanno che “niente è impossibile a Dio” (Lc 1,37). Ma tutto questo non si realizza a costo zero, richiede uomini e donne che s’impegnano a combattere la battaglia della fede. E difatti, san Massimiliano ha dato alla sua associazione il nome di “milizia”. Nomen est omen

Leggi anche: La fede di un popolo cambia la storia

Una vita intensa, quella del Santo, la sua testimonianza attira schiere di giovani desiderosi di partecipare all’opera missionaria. Nel 1927, alla periferia di Varsavia, fonda una città dedicata alla Vergine Immacolata (Niepokalanow in polacco), in pochi anni sarà popolata di frati, alla fine degli anni ’30 ce n’erano 700. Instancabile, san Massimiliano decise di partire per la missione: nel 1930 si reca in Giappone dove costruisce un’altra Città dell’Immacolata. Nel frattempo le sue creature editoriali – un quotidiano e diversi periodici, incontravano grande favore popolare. Basta dire che il quotidiano stampava 228mila copie. 

Questa straordinaria e feconda attività apostolica viene brutalmente interrotta dalla seconda guerra mondiale.  

Quante cose, allora come oggi, sono state interrotte, quante vite e quanti fili spezzati dalla violenza della guerra, quante opere che Dio stava seminando nel cuore degli uomini. 

L’odio sembra spezzare l’esile filo della fede e della carità. In realtà, quella guerra è finita e quella ideologia è stata condannata dalla storia. Niepokalanow invece esiste. E la luce di san Massimiliano ancora risplende. 

La fede ci libera dalla paura. Il nostro Santo non fu mai prigioniero della paura. Le sue aperte critiche al nazismo causarono prima l’arresto e poi la deportazione nel campo di Auschwitz. In mezzo a quella che possiamo definire una vera e propria fabbrica dell’odio, Kolbe non cambiò pelle, non vendette la sua anima, non attenuò la sua carità, anzi la manifestò nella maniera più eroica: offrì la sua vita per salvare quella di un altro compagno di sventura, scelto per essere ucciso come rappresaglia per la fuga di un prigioniero. Il martirio è solo il sigillo di una vita tutta consumata per amore di Dio e del prossimo. Duplice comandamento della carità pienamente realizzato. Se dovessimo sintetizzare la sua vita potremmo usare questa semplice espressione: Testimone dell’amore

San Massimiliano ricorda che i campi di sterminio non furono solo il luogo del male ma anche quello dell’amore. Grazie ai sopravvissuti abbiamo una serie impressionante di storie che hanno qualcosa di incredibile ai nostri occhi, sono la chiara testimonianza che il male non è riuscito ad annientare il desiderio di bene presente nell’uomo. Sì, molti hanno tradito la loro umanità, hanno soffocato la coscienza, per convinzione o per convenienza. Tanti altri, invece, hanno conservato i valori umani più profondamente radicati nel cuore dell’uomo, sono rimasti integri anche in mezzo alla mattanza.
La Vergine Immacolata è la luce che ispira la vita e l’opera del Santo. Nell’omelia della canonizzazione Giovanni Paolo II ha detto che “nel mistero dell’Immacolata Concezione si svelava davanti agli occhi della sua anima quel mondo meraviglioso e soprannaturale della Grazia di Dio offerta all’uomo” (10 ottobre 1982). Nella luce di Maria l’opera che noi siamo chiamati a compiere è certamente decisiva ma va intesa e vissuta sempre e solo come una collaborazione con la Grazia che precede e accompagna il nostro vivere. Ricordando la fede mariana di san Massimiliano, Benedetto XVI ha detto: “Ave Maria; fu l’ultima invocazione sulle labbra di san Massimiliano Maria Kolbe mentre porgeva il braccio a colui che lo uccideva con un’iniezione di acido fenico. È commovente costatare come il ricorso umile e fiducioso alla Madonna sia sempre sorgente di coraggio e di serenità”. (13 agosto 2009).

I santi tracciano la strada. Abbiamo tanti e buoni motivi per prepararci a celebrare la festa della Vergine Assunta con rinnovata fede e tanta preghiera.




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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