CORRISPONDENZA FAMILIARE

Fin dal grembo materno Dio è presente e agisce, l’eredità di Madre Teresa

4 Settembre 2023

Foto: Madre Teresa in occasione del conferimento del Premio Nobel per la Pace - Screenschot video: https://www.youtube.com/watch?v=6_B_BbPwTrI

Lo spazio sacro della gravidanza è abitato dalla luce di Dio, che chiama ogni sua creatura fin dalle viscere materne. Questa bellezza, ben radicata nella Sacra Scrittura, ha trovato in Madre Teresa di Calcutta una delle più grandi sostenitrici. Quando ricevette il Premio Nobel per la pace “avrebbe potuto parlare dei poveri che vivono nella più grande miseria, avrebbe potuto raccontare la carità che aveva seminato in ogni parte del mondo… scelse invece di parlare dei bambini non ancora nati”.

Nella Bibbia ci sono parole cariche di mistero che forse non abbiamo ancora compreso fino in fondo. Come quella che descrive la vocazione del profeta Geremia: “Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato”. Un testo antico, scritto in un’epoca in cui le conoscenze scientifiche non permettevano di scrutare quello che avveniva nel grembo materno. Che c’era vita, questo era sicuro. Che quella fosse una creatura che gradualmente cresceva fino a venire alla luce, nessuno lo metteva in dubbio. Ma il profeta va oltre e annuncia il mistero di un Dio che fin da allora accompagna i passi della nuova creatura, anzi scrive parole indelebili nel cuore del bambino non ancora nato. Non solo conosce e chiama per nome ma dona a ciascuno la veste più adatta, quella che può fare della vita una parola luminosa. Tutto questo avviene secoli prima di Cristo. 

È la stessa esperienza che vive Paolo di Tarso: ha conosciuto Cristo solo nella giovinezza, ha scelto di seguirlo e per farlo ha dovuto compiere una virata di 360 gradi, mettendo da parte tutto quello che fino ad allora aveva imparato, eppure, quando rilegge il cammino della sua vita scrive che tutto è iniziato… quando ancora era un embrione, invisibile ad occhi umani: “Quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia…” (Gal 1,15). Dio lo aveva già scelto. Quello che noi chiamiamo vocazione fa riferimento al tempo in cui prendiamo coscienza di quella chiamata che in realtà Dio ha già scritto nelle corde più intime dell’essere, quando è ancora accucciato nel grembo della madre. 

È bellissima la scena della Visitazione che descrive l’incontro di due mamme (Maria ed Elisabetta) e dei bambini che portano in grembo. I piccoli non sono spettatori inconsapevoli e passivi, anzi stando al racconto lucano, il futuro Giovanni Battista lancia un chiaro segnale alla mamma, come se percepisse la presenza del mistero: “Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo” (Luca 1,41). L’evangelista non parla di Gesù, ancora nascosto nel grembo della Madre, ma non possiamo pensare che proprio Lui, il Figlio di Dio, non sia partecipe di questi eventi meravigliosi della storia salvifica. 

Anche Maria di Nazaret, come e più di tutte le altre creature, è stata raggiunta dalla luce di Dio all’alba della vita. Anzi è stata rivestita di luce divina nel momento in cui il corpo umano iniziava a prendere forma, e cioè “fin dal primo istante della sua concezione” come leggiamo nei documenti del Vaticano II (Lumen gentium, 56). Celebrando l’Immacolata Concezione della Vergine, la Chiesa annuncia che la Madre di Gesù è stata colmata di grazia fin dal primo palpito di vita. Il buon Dio non attende la nascita per rivestire di amore l’umile creatura alla quale affida il compito, unico e irripetibile, di accogliere e generare nella carne il Figlio eterno. 

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Il Natale di Gesù, oltre ad essere la festa liturgica più popolare, è certamente una tappa importante della storia salvifica. Non dimentichiamo però che la Chiesa celebra solennemente anche il giorno del suo concepimento verginale (25 marzo). “Il Verbo si è fatto carne”, proclama l’evangelista Giovanni. Queste parole, che ripetiamo ogni giorno quando recitiamo la preghiera dell’Angelus, non fanno riferimento al Natale ma all’annunciazione: nel momento in cui Maria accoglie l’invito angelico e consegna il suo eccomi, inizia l’avventura umana del Figlio di Dio. Dio entra nella storia facendosi embrione. 

Tutti questi riferimenti biblici e liturgici sono la conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che il tempo della gravidanza deve essere percepito e vissuto non solo come lo spazio in cui prende forma un nuovo soggetto umano, una persona degna di quella dignità che appartiene ad ogni altro essere; ma anche come il terreno in cui Dio opera con potenza. Con parole commoventi e suggestive il salmista scrive: “Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia madre” (Salmo 138/139).

È Dio che chiama alla vita e imprime in ogni essere umano la sua immagine; ed è Lui che fin dal primo istante disegna l’identità e la vocazione di ciascuno. 

Dire che Dio semina la vocazione nel seno materno significa proclamare ad alta voce che anche la gravidanza è tempo di grazia. In quel momento la creatura non può ancora udire né raccogliere la chiamata di Dio eppure è terra santa che riceve la Parola, fin dal primo istante è “capax Dei”, come scrive sant’Agostino. 

Custodire la vita fin dal suo concepimento per noi significa custodire la Parola che Dio ha consegnato all’umanità attraverso la Chiesa. I santi della carità lo hanno compreso, non hanno seguito le mode della solidarietà ma hanno camminato nei sentieri di Dio. Madre Teresa di Calcutta vedeva e ha insegnato a vedere in ogni povero il volto di Gesù crocifisso. Ma con lo stesso amore – e la stessa fede – ha insegnato a vedere in ogni bambino non ancora nato il volto di Gesù concepito, il volto misterioso e nascosto di Dio. Nel suo discorso ad Oslo, in occasione del conferimento del Premio Nobel per la Pace – https://www.youtube.com/watch?v=6_B_BbPwTrI – avrebbe potuto parlare dei poveri che vivono nella più grande miseria, avrebbe potuto raccontare la carità che aveva seminato in ogni parte del mondo… scelse invece di parlare dei bambini non ancora nati e ricordò le parole della Scrittura: 

“Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, sulle palme delle mie mani ti ho disegnato” (Isaia, 49,15-16).

I santi sanno dire parole di fuoco, sanno comunicare parole indelebili perché hanno il profumo di Dio. A Madre Teresa, che domani celebriamo nella liturgia, consegniamo la causa della vita e chiediamo di avere il suo stesso coraggio nell’annunciare, in parole ed opere, che ogni bambino è una piccola icona di Dio.




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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1 risposta su “Fin dal grembo materno Dio è presente e agisce, l’eredità di Madre Teresa”

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