VITE DEI SANTI

San Martino: vero “combattente” di Dio

Foto derivata da: Saint Martin, 1340–50, The Metropolitan Museum of Art - New York

Ecco uno di quei casi in cui il destino nel nome è davvero ironia della sorte.

Non se lo sarebbe immaginato di certo, il papà di Martino, che dare a quel figlio il nome del dio della guerra non avrebbe ottenuto gli auspici previsti. Certo, Martino sarebbe diventato sul serio un combattente, ma per amore a tutt’altro Dio e per tutt’altra causa.

Martino nasce nel 316 in Ungheria, da genitori pagani. Suo padre è un ufficiale dell’esercito romano, comanda la cavalleria per l’impero di Roma, e grazie alle sue gesta riceve in premio un podere nelle campagne vicino Pavia.

Proprio lì, in Italia, Martino bambino trascorre parte della sua infanzia e incontra probabilmente Cristo la prima volta (pare a dieci anni sia fuggito di casa per due giorni, nascondendosi proprio in una chiesa). Si avvicina alla cristianità attraverso un gruppo di catecumeni che prende a frequentare di nascosto nella Basilica dei santi Gervasio e Protasio nella città di Pavia. Si unisce ai loro incontri, si fa a sua volta catecumeno all’insaputa dei genitori. Allo stesso tempo ha il carattere di ragazzetto generoso, umile, non gli interessa la guerra, eppure resta ubbidiente al padre nel momento in cui quello, con Martino appena quindicenne, lo annette alla guardia imperiale per ordine dell’editto che nel 331 sancisce l’arruolamento di tutti i figli dei veterani romani.

Martino, dunque, diventa soldato, giovanissimo.

Ha circa diciott’anni quando viene inviato in Francia, all’epoca in cui si chiamava Gallia, dove svolge il ruolo di soldato, però non entrerà mai in guerra direttamente: si occupa di ordine pubblico, di trasferire i prigionieri, cose affini al suo carattere pacifico. Ad Amiens avviene l’episodio che lo segna a vita garantendogli il coraggio per una professione di fede definitiva, è Sulpicio Severo, suo biografo e discepolo fedele, a raccontarlo: durante un temporale improvviso Martino è in sella a cavallo quando s’imbatte in un uomo infreddolito, rannicchiato e mezzo nudo, ne prova forte compassione, subito con la sua spada taglia e dona al poveretto metà del mantello. Pare il sole sia uscito istantaneamente dalle nuvole, caldo, a suggellare dal cielo quel gesto di misericordia (da qui il detto “estate di San Martino”). La stessa notte Martino sogna Gesù con indosso la metà del suo mantello, circondato dagli angeli, che dice loro “ecco Martino, il soldato ancora catecumeno, che mi ha vestito”, e al risveglio trova il mantello intatto, nuovamente intero.

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Martino si fa battezzare, quindi finalmente a quarant’anni lascia l’esercito e dopo quattro anni viene ordinato sacerdote per mano del vescovo Ilario. 

Ama la solitudine, i luoghi silenziosi e la pace. 

Fonda nei pressi di Poitiers il primo monastero databile in Europa, ossia una comunità di monaci asceti. Passa il resto della vita tra preghiera e servizio, e sia un vescovo questo non altera i suoi modi. Resta un predicatore che ama spostarsi per città e villaggi a dorso d’asino o a piedi, portando Cristo e promuovendo giustizia per i poveri contro il fisco romano. A volte va di mezzi sbrigativi abbattendo simboli e luoghi pagani, non tutti lo capiscono subito, ma ammirano sempre la sua coerenza e la dedizione per i deboli. 

Grazie a lui i poveri sentono di avere la speranza nel vero bene che dopotutto resta dalla loro parte, vengono consolati dalla sua presenza provvidenziale e dai miracoli compiuti da Martino, primo fra tutti quello della conversione dei ricchi duri di cuore che grazie a lui scoprono la bellezza di un Dio buono e misericordioso. Nel monastero fondato da lui a Marmoutier i monaci sono quasi tutti provenienti dall’aristocrazia senatoria romana, gente convertita proprio dal santo in vita.

Martino muore l’8 novembre 397 all’età di ottantuno anni, durante una missione di rappacificazione nel clero di Candes. 

Vuole essere disteso sulla terra nuda, semplicemente, come chiederà san Francesco quasi mille anni dopo. 

I suoi funerali, dell’11 novembre, vedono una partecipazione di laici e monaci impressionante, le cronache raccontano migliaia di presenti per salutare il suo ingresso al cielo.

Martino aveva saputo conquistare il cuore di ognuno, dei poveri di tutto e dei poveri in spirito, attraverso un esempio di vita vera, tutta dedicata agli altri per amore a Cristo. 

A lui la nostra preghiera perché in questi tempi di buio ci illumini il sole della fede e della bellezza di una semplicità nuova, attenta ai bisogni di Dio che attraverso il volto dei poveri e dei sofferenti chiede silenziosamente il nostro aiuto.




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Lisa Zuccarini

Lisa Zuccarini, classe '83, è una moglie e mamma che ha studiato medicina per poi capire alla fine di essere fatta per la parannanza più che per il camice. Vive col marito e i loro due bambini. Dal 2021 ha scoperto che scrivere le piace, al punto da pubblicare un libro edito da Berica Editrice, "Doc a chi?!", dove racconta la sua vita temeraria di mamma h24 e spiega che dire sì alla vocazione alla famiglia nel ventunesimo secolo si può, ed è anche molto bello.

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