Papa Francesco all’udienza: i protagonisti non siamo noi, ma lo Spirito Santo
Nell’udienza di mercoledì 6 dicembre Papa Francesco si è voluto soffermare su un’altra caratteristica essenziale dell’annuncio cristiano: occorre che avvenga nello Spirito Santo. Per “comunicare Dio” non bastano “la gioiosa credibilità della testimonianza, l’universalità dell’annuncio e l’attualità del messaggio. Senza lo Spirito Santo ogni zelo è vano e falsamente apostolico: sarebbe solo nostro e non porterebbe frutto”.
Già nella sua esortazione apostolica Evangelii gaudium il Santo Padre ci aveva ricordato che “Gesù è il primo e più grande evangelizzatore”; che “in qualunque forma di evangelizzazione il primato è sempre di Dio”, il quale “ha voluto chiamarci a collaborare con lui e stimolarci con la forza del suo Spirito” (n. 12). Dunque, anche nella mattinata di mercoledì 6 dicembre è tornato a ribadire che “il primato è dello Spirito Santo!”
Lo Spirito è “il protagonista, precede sempre i missionari e fa germogliare i frutti”.
Secondo il pontefice si tratta di una consapevolezza che “ci consola tanto” e ci aiuta a tenere a mente che “nel suo zelo apostolico la Chiesa non annuncia sé stessa, ma una grazia, un dono, e lo Spirito Santo è proprio il Dono di Dio, come disse Gesù alla donna samaritana (cfr Gv 4,10)”.
Il primato dello Spirito, però, precisa il Santo Padre, “non deve però indurci all’indolenza”. Infatti, “la fiducia non giustifica il disimpegno”, proprio come “la vitalità del seme che cresce da sé non autorizza i contadini all’incuria del campo”.
E aggiunge: “Gesù, nel dare le ultime raccomandazioni prima di salire al cielo, disse: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni […] fino ai confini della terra» (At 1,8). Il Signore non ci ha lasciato delle dispense di teologia o un manuale di pastorale da applicare, ma lo Spirito Santo che suscita la missione”. È lo Spirito che ci guida e ed Egli “sempre ha due caratteristiche: la creatività e la semplicità”.
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“Creatività, per annunciare Gesù con gioia, a tutti e nell’oggi”. In questa nostra epoca “che non aiuta ad avere uno sguardo religioso sulla vita e in cui l’annuncio è diventato in vari luoghi più difficile, faticoso, apparentemente infruttuoso – spiega Francesco – può nascere la tentazione di desistere dal servizio pastorale”. Il rischio allora è che ci si rifugi in “zone di sicurezza”, come “la ripetizione abitudinaria di cose che si fanno sempre, oppure nei richiami allettanti di una spiritualità intimista, o ancora in un malinteso senso della centralità della liturgia”. Il papa mette in guardia da quegli atteggiamenti di chiusura che “si travestono da fedeltà alla tradizione, ma spesso, più che risposte allo Spirito, sono reazioni alle insoddisfazioni personali”. Invece “la creatività pastorale, l’essere audaci nello Spirito, ardenti del suo fuoco missionario, è prova di fedeltà a Lui”.
E poi semplicità, proprio perché “lo Spirito ci porta alla fonte, al primo annuncio”. Infatti è “il fuoco dello Spirito che […] ci fa credere in Gesù Cristo, che con la sua morte e resurrezione ci rivela e ci comunica l’infinita misericordia del Padre”.L’augurio e l’invito del Santo Padre, allora, è che possiamo lasciarci “avvincere dallo Spirito”. “Invochiamolo ogni giorno: – esorta il papa – sia Lui il principio del nostro essere e del nostro operare; sia all’inizio di ogni attività, incontro, riunione e annuncio. Egli vivifica e ringiovanisce la Chiesa: con Lui non dobbiamo temere, perché Egli, che è l’armonia, tiene sempre insieme creatività e semplicità, suscita la comunione e invia in missione, apre alla diversità e riconduce all’unità. Egli è la nostra forza, il respiro del nostro annuncio, la fonte dello zelo apostolico. Vieni, Spirito Santo!”.
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