Il Vangelo letto in famiglia

NATALE DEL SIGNORE – Anno B – 25 DICEMBRE 2023

Rendere concreto l’amore per rendere concreto il Natale

Il Natale deve costringermi ad amare, a cambiare, non posso solo commuovermi, non posso ridurre tutto a una banale tradizione natalizia: se celebro il Natale è perché voglio cambiare vita, perché voglio armarmi di amore e stravolgere il mondo. Pertanto, dobbiamo convertirci di fronte a Dio che si fa bambino, non possiamo restare indifferenti, perché se restiamo ancora una volta indifferenti non è cambiato niente e allora che festeggiamo a fare?

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 1,1-5.9-14

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.

IL COMMENTO

di don Gianluca Coppola

«Dio, nessuno lo ha mai visto». Qualcuno di voi ha visto Dio? No, ma il Figlio Unigenito, che è nel seno del Padre, ce lo ha rivelato. Il fatto che conosciamo Dio per rivelazione di Gesù Cristo è una cosa straordinaria, che forse diamo troppo per scontata.

Dio ha deciso di farsi uomo per poter parlare agli uomini attraverso un linguaggio umano, per rendersi comprensibile, più accessibile. Lo ha fatto soprattutto perché l’essere umano, per quanto possa pensare di conoscersi, resta un mistero perfino per sé stesso. Ci risulta difficile, se non impossibile, capire davvero chi siamo, figuriamoci riuscire a capire chi ci sta accanto, e questa è conseguenza del peccato, di quel peccato originale da cui nascono tutti i peccati che ci mettono in confusione. Il peccato rende stupidi, ciechi, incapaci di ragionare bene. Dio allora, che senza dubbio ragiona bene, si è fatto uomo per rivelare a noi qual è il giusto modo di essere uomini. Non abbiamo scelto noi di venire al mondo, e non abbiamo scelto neppure il giorno della nostra nascita, o il colore degli occhi e dei capelli, la nostra statura e così via. Tutti almeno una vota abbiamo pensato di essere stati catapultati nella vita senza neanche sapere come si fa a vivere. Qui, però, ci sbagliamo, perché insieme alla vita abbiamo ricevuto anche un manuale per la vita stessa, che è tutto racchiuso in quel Bambino, nato nel freddo di una mangiatoia. Imparare a vivere significa seguire l’esempio di quel Bambino che è la luce che è venuta nel mondo, anche se, come dice il Vangelo, gli uomini non l’hanno accolta.

Questo passo è un po’ enigmatico, perché scritto da una persona che ama, e quando una persona ama diventa poetica. Una persona che ama si fa vicina, vuole diventare un tutt’uno con noi. Questo mondo, però, non ha accolto la luce, il mondo ha reso tutto ancora più complicato per fare in modo che noi fossimo confusi, per non farci capire nulla. Ma il Natale, al contrario, è la festa in cui celebriamo l’esatto opposto: Dio non ci confonde, anzi si rende comprensibile e lo fa perché ci ama, lo fa perché noi possiamo comprendere, perché Lui vuole farci vivere veramente bene. Noi, allora, dobbiamo essere quella parte del mondo che accoglie quella luce, non la disprezza. La Messa del Natale non è parte della tradizione, non è una cosa da aggiungere al capitone, al baccalà, ai regali. La Messa di Natale è un evento centrale del nostro anno di fede, è il momento in cui accogliamo quel Bambino nel cuore e decidiamo di cambiare la nostra vita. La luce di quel Bambino, dunque, ci deve illuminare e interpellare. Se dopo aver partecipato alla Messa ci siamo soltanto commossi dinanzi al bambinello nella mangiatoia, siamo solo sentimentalisti, e il sentimentalismo è la rovina di questo mondo. Allora rendiamo concreto questo Natale, perché Gesù ha reso concreto l’amore. Il Natale deve costringermi ad amare, a cambiare, non posso solo commuovermi, non posso ridurre tutto a una banale tradizione natalizia: se celebro il Natale è perché voglio cambiare vita, perché voglio armarmi di amore e stravolgere il mondo.

Pertanto, dobbiamo convertirci di fronte a Dio che si fa bambino, non possiamo restare indifferenti, perché se restiamo ancora una volta indifferenti non è cambiato niente e allora che festeggiamo a fare? Facciamo in modo di non essere come coloro che amano solo a chiacchiere. Vi faccio un esempio più concreto: quando si avvicinavano le feste, a quanti parenti hai pensato ma non hai avuto il coraggio di telefonare? Questo significa amare solo a parole. Ci siamo rivestiti di apparenze, di politicamente corretto, di maschere e poi alla fine non abbiamo il coraggio di amare concretamente. Dio si fa uomo per indicarci come si fa ad amare in modo concreto e noi dovremmo seguire il suo esempio.

Dopo aver partecipato alla Messa, allora, colmi della Grazia di Dio, dopo aver celebrato la Messa di Cristo che nasce, scegliamolo come Salvatore personale della nostra vita. Dio è partito da una stalla maleodorante, eppure è il Re dei re. Io e te possiamo rinunciare al nostro peccato, possiamo rinunciare alla nostra stupida visione del mondo, possiamo rinunciare ai nostri rancori. Se Dio ha rinunciato alla Gloria del Paradiso ed è venuto nel cattivo odore di una stalla e degli esseri umani, noi possiamo rinunciare a qualcosa per arricchirci di Lui, perché Lui è la vera ricchezza. Natale, allora è il momento in cui comprendiamo tutto questo, e quando lo comprenderemo davvero vivremo una gioia incredibile, la gioia del Natale che non è fatta di luci, di palline sull’albero, di stupidi messaggi di auguri. Non è quella la gioia del Natale, non è metterci un sorriso finto, non è mettersi a tavola fingendo di essere in pace con tutti. Il Natale è l’occasione per arricchirsi di Dio, perché solo così la gioia avvolgerà davvero il cuore e renderà i nostri sorrisi sinceri. Dal profondo del mio cuore, vi auguro che in questo Natale, la gioia di Gesù che si fa uomo possa davvero cambiare le vostre vite. Solo se ci lasceremo toccare davvero dal Suo amore, allora sarà un buon Natale.




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Gianluca Coppola

Gianluca Coppola (1982) è presbitero della Diocesi di Napoli. Ha la passione per i giovani e l’evangelizzazione. È stato ordinato sacerdote il 29 aprile 2012 dopo aver conseguito il baccellierato in Sacra Teologia nel giugno del 2011. Dopo il primo incarico da vicario parrocchiale nella Chiesa di Maria Santissima della Salute in Portici (NA), è attualmente parroco dell’Immacolata Concezione in Portici. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato Dalla sopravvivenza alla vita. Lettere di un prete ai giovani sulle domande essenziali (2019) e Sono venuto a portare il fuoco sulla terra (2020).

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