Tutti abbiamo “il conto in rosso” con gli altri: così il Papa all’udienza, parlando dell’ira

Foto derivata da screenschot video https://www.youtube.com/watch?v=du3WOiQLK5w

Il Papa, parlando del vizio dell’ira, ha notato, durante l’udienza generale: “Nella vita abbiamo a che fare con debitori che sono inadempienti nei nostri confronti; come certamente anche noi non abbiamo sempre amato tutti nella giusta misura. A qualcuno non abbiamo restituito l’amore che gli spettava. Siamo tutti peccatori, tutti, e tutti abbiamo i conti in rosso”. Ecco perché è necessario imparare a perdonarci.

“In queste settimane stiamo trattando il tema dei vizi e delle virtù e oggi ci soffermiamo a riflettere sul vizio dell’ira” ha esordito così, Papa Francesco, durante l’udienza generale del mercoledì, tenuta nella mattinata del 31 gennaio. 

“È un vizio particolarmente tenebroso, – ha affermato – ed è forse il più semplice da individuare da un punto di vista fisico”. 

Secondo il Santo Padre, infatti, la persona dominata dall’ira difficilmente riesce a nascondere questo impeto. Si riconosce “dalle mosse del suo corpo, dall’aggressività, dal respiro affannoso, dallo sguardo torvo e corrucciato”.

Per il Papa, nella sua manifestazione più acuta “l’ira è un vizio che non lascia tregua”. 

E, “se nasce da un’ingiustizia patita (o ritenuta tale), spesso non si scatena contro il colpevole, ma contro il primo malcapitato”. Ad esempio, “Ci sono uomini che trattengono l’ira sul posto di lavoro, dimostrandosi calmi e compassati, ma che una volta a casa diventano insopportabili per la moglie e i figli”. 

Il Papa ha poi constatato che l’ira è un “vizio dilagante”, può togliere il sonno e disturbare continuazione nella mente. Liberarsene, però, è molto importante, perché “l’ira è un vizio distruttivo dei rapporti umani. Dietro, c’è “l’incapacità di accettare la diversità dell’altro, specialmente quando le sue scelte di vita divergono dalle nostre”. Non ci si limita a constatare i comportamenti sbagliati di una persona, “ma getta tutto nel calderone: è l’altro, l’altro così com’è, l’altro in quanto tale a provocare la rabbia e il risentimento. Si comincia a detestare il tono della sua voce, i banali gesti quotidiani, i suoi modi di ragionare e di sentire”.

Quando “la relazione arriva a questo livello di degenerazione, ormai si è smarrita la lucidità”, ha spiegato il pontefice. L’ira fa perdere la lucidità. L’apostolo Paolo – ha fatto notare Francesco – raccomanda ai suoi cristiani di “affrontare subito il problema e di tentare la riconciliazione: «Non tramonti il sole sopra la vostra ira» (Ef 4,26)”. È importante che “tutto si sciolga subito”. “Se durante il giorno può nascere qualche equivoco, e due persone possono non comprendersi più, percependosi improvvisamente lontane, la notte non va consegnata al diavolo”. 

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Il Papa ha poi notato che “Nel Padre nostro Gesù ci fa pregare per le nostre relazioni umane che sono un terreno minato: un piano che non sta mai in equilibrio perfetto. Nella vita abbiamo a che fare con debitori che sono inadempienti nei nostri confronti; come certamente anche noi non abbiamo sempre amato tutti nella giusta misura. A qualcuno non abbiamo restituito l’amore che gli spettava. Siamo tutti peccatori, tutti, e tutti abbiamo i conti in rosso”. “Perciò tutti abbiamo bisogno di imparare a perdonare per essere perdonati”.

L’ira è un vizio terribile perchè “sta all’origine di guerre e di violenze”. Il Papa ha citato allora il proemio dell’Iliade, dove si descrive “l’ira di Achille”, che sarà causa di “infiniti lutti”. 

Certamente, non tutto ciò che nasce dall’ira è male. La rabbia può essere incanalata. “Non siamo responsabili dell’ira nel suo sorgere, – ha concluso il Papa – ma sempre nel suo sviluppo. E, qualche volta è bene che l’ira si sfoghi nella giusta maniera. Se una persona non si arrabbiasse mai, se non si indignasse davanti a un’ingiustizia, se davanti all’oppressione di un debole non sentisse fremere qualcosa nelle sue viscere, allora vorrebbe dire che quella persona non è umana, e tantomeno cristiana”.

Per il pontefice “Esiste una santa indignazione, che non è l’ira ma un movimento interiore, una santa indignazione. Gesù l’ha conosciuta diverse volte nella sua vita (cfr Mc 3,5): non ha mai risposto al male con il male, ma nel suo animo ha provato questo sentimento e, nel caso dei mercanti nel Tempio, ha compiuto un’azione forte e profetica, dettata non dall’ira, ma dallo zelo per la casa del Signore (cfr Mt 21,12-13). Dobbiamo distinguere bene: una cosa è lo zelo, la santa indignazione, un’altra cosa è l’ira, che è cattiva.

Sta a noi, con l’aiuto dello Spirito Santo, trovare la giusta misura delle passioni, educarle bene, perché si volgano al bene e non al male”.




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