BRICIOLE DI VANGELO

10 Febbraio 2024

Dare ciò che serve

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 8,1-10)
In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano».
Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette».
Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli.
Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò.
Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà.

Il commento

Sento compassione per la folla” (8,2). È questa la parola che illumina tutto il racconto, quella che, più di ogni altra, spiega e motiva il ministero del Figlio di Dio. Abbiamo dato a questo vocabolo un significato ben diverso da quello originale. Nella lingua italiana compassione è sinonimo di pietà, fa pensare alla pena che proviamo per qualcuno che si trova in una condizione di grande sofferenza. Nel lessico greco si tratta di un verbo [splagchnízomai] che contiene l’idea della misericordia, indica una persona che guarda l’altro con amore viscerale. È un amore che viene dal profondo del cuore e permette di vedere l’altro non come un estraneo ma un figlio o un amico al quale siamo molto legati. Un amore come questo non resta confinato nelle buone intenzioni ma si traduce in una concreta condivisione: “Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino” (8,3). Chi ama non abbandona e fa tutto il possibile per dare il necessario.

Questo brano parla a tutti e, in modo tutto particolare, sottolinea la responsabilità degli apostoli, chiamati a dare il pane di Dio. Permettetemi però di leggerlo nella prospettiva coniugale. “Io accolgo te”: inizia così l’avventura nuziale. Accogliere significa: “mi prendo cura di te per tutti i giorni della mia vita”. È questo il primo ministero degli sposi, ciascuno si preoccupa di dare all’altro tutto ciò che serve per arrivare alla meta ultima del pellegrinaggio terreno. Gli sposi sono chiamati a custodirsi l’un l’altro per arrivare integri all’incontro definitivo di Dio. Quando pensa alle fatiche e alle sofferenze della vita familiare, santa Zelia non rinnega nulla né si lamenta: “No, è ancor meglio che io sia a pensare dove sono e che essi siano qui. Purché giunga in Paradiso con il mio caro Luigi” (LF 20, 23 dicembre 1866). La coscienza della meta non solo permette di non smarrirsi ma dona coraggio e forza. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”: è questa la preghiera che oggi nuovamente consegniamo al Padre.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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