Papa Francesco: “I santi non sono eccezioni dell’umanità o una ristretta cerchia di campioni”
Durante l’udienza generale di mercoledì 13 marzo papa Francesco ha iniziato a parlare delle virtù. E ha affermato: “saremmo fuori strada se pensassimo che i santi siano delle eccezioni dell’umanità: una sorta di ristretta cerchia di campioni che vivono al di là dei limiti della nostra specie”.
Dopo aver concluso il ciclo di catechesi sui vizi, Papa Francesco ha deciso di rivolgere lo sguardo, durante le udienze generali del mercoledì, sul “quadro simmetrico, che sta in opposizione all’esperienza del male”: ovvero sulle virtù.
“Il cuore dell’uomo – ha spiegato il pontefice, ai fedeli giunti a San Pietro, nella mattina di mercoledì 13 marzo – può assecondare cattive passioni, può dare ascolto a tentazioni nocive travestite con vesti suadenti, ma può anche opporsi a tutto questo. Per quanto ciò possa risultare faticoso, l’essere umano è fatto per il bene”.
“I filosofi romani – ha dunque proseguito – la chiamavano virtus, quelli greci aretè”. Com’è la persona virtuosa? Guardando all’accezione latina la persona virtuosa “è forte, coraggiosa, capace di disciplina ed ascesi; dunque, l’esercizio delle virtù è frutto di una lunga germinazione, che richiede fatica e anche sofferenza”. Nell’accezione greca il termine indica “che eccelle, qualcosa che emerge, che suscita ammirazione. La persona virtuosa è pertanto quella che non si snatura deformandosi ma è fedele alla propria vocazione, realizza pienamente sé stessa”.
In quest’ottica, “saremmo fuori strada se pensassimo che i santi siano delle eccezioni dell’umanità: una sorta di ristretta cerchia di campioni che vivono al di là dei limiti della nostra specie”. I santi sono invece “coloro che diventano pienamente sé stessi, che realizzano la vocazione propria di ogni uomo”. D’altronde, come ha fatto notare Francesco, il mondo sarebbe più felice se “la giustizia, il rispetto, la benevolenza reciproca, la larghezza d’animo, la speranza fossero la normalità condivisa, e non invece una rara anomalia!”
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Per il Catechismo della Chiesa Cattolica “La virtù è una disposizione abituale e ferma a fare il bene” (N. 1803). Non è dunque “un bene improvvisato e un po’ casuale”, che “piove dal cielo in maniera episodica”.
E se anche i criminali, in alcune situazioni particolari, possono aver fatto qualcosa di buono, la virtù è un’altra cosa: è “un bene che nasce da una lenta maturazione della persona, fino a diventare una sua caratteristica interiore. La virtù è un habitus della libertà. Se siamo liberi in ogni atto, e ogni volta siamo chiamati a scegliere tra bene e male, la virtù è ciò che ci permette di avere una consuetudine verso la scelta giusta”.
Come tuttavia acquisire la virtù?
“Per il cristiano il primo aiuto è la grazia di Dio. Infatti, in noi battezzati agisce lo Spirito Santo, che lavora nella nostra anima per condurla a una vita virtuosa. Quanti cristiani sono arrivati alla santità attraverso le lacrime, constatando di non riuscire a superare certe loro debolezze! Ma hanno sperimentato che Dio ha completato quell’opera di bene che per loro era solo un abbozzo. Sempre la grazia precede il nostro impegno morale”.Inoltre, “la virtù cresce e può essere coltivata. E perché ciò avvenga, il primo dono dello Spirito da chiedere è proprio la sapienza. L’essere umano non è libero territorio di conquista di piaceri, di emozioni, di istinti, di passioni, senza poter fare nulla contro queste forze, a volte caotiche, che lo abitano. Un dono inestimabile che possediamo è l’apertura mentale, è la saggezza che sa imparare dagli errori per indirizzare bene la vita”.
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