CORRISPONDENZA FAMILIARE

Una centrale di intercessione. Lettera di un’abbadessa

29 Aprile 2024

Foto derivata da: https://www.facebook.com/pages/Monastero%20Santa%20Croce/218861611580082/

Qual è il cuore della vocazione claustrale? Quale missione hanno i monasteri? In che modo accompagnano la vita delle famiglie? Vincenzo è diventato il figlio di tutte, il legame tra la sua famiglia e il monastero delle clarisse di Pignataro Maggiore (CE) è fatto di intensa preghiera e condivisione fattiva. Questa lettera, scritta dall’abbadessa di un monastero clariano, è il segno di una comunione che travalica lo spazio per diventare generativa. Come tutti i legami che hanno in Dio la loro sorgente. 

Caro don Silvio,

mi hai chiesto di raccontare in che modo il nostro monastero (Monastero santa Croce in Pignataro Maggiore – CE) accompagna le famiglie nel faticoso cammino della vita. Tu sai bene che il monastero è un luogo appartato ma non distaccato dal mondo, le monache vivono in disparte ma prendono parte alla vita degli uomini. È un luogo silenzioso in cui arrivano voci e lacrime di un’umanità che spesso è smarrita dinanzi agli eventi e chiede a noi di intercedere presso Dio per ricevere forza e coraggio. Non possiamo fare miracoli, loro lo sanno, ma cerchiamo di condividere la loro sofferenza con la preghiera e tanto affetto. Ecco una storia, una delle tante storie che arricchiscono la vita del monastero e, al tempo stesso, una storia speciale. 

Ogni giorno riceviamo nuove richieste di preghiere che diventano storie, nomi, volti che rendono sempre più concreta e viva la nostra intercessione. A volte poi accade che qualcuna di queste intenzioni ci prendono proprio “nella carne” o perché particolarmente dolorosa o perché riguardano persone care, e allora diventa vita condivisa.

Quella che ti racconto riguarda un bambino malato. È una storia che purtroppo si ripete spesso ma in questa vicenda c’è qualcosa di particolare che l’ha resa incredibile, in poco tempo questo bambino è divenuto “figlio” di tantissima gente.

Vincenzo, questo il suo nome, aveva già scoperto di avere una patologia renale qualche anno prima del fatto che ora racconto. I genitori, amici di sempre del nostro monastero, più volte erano venuti a chiedere aiuto e sostegno per accogliere e vivere questo percorso difficile che provocava la loro fede e avviare un cammino di accettazione.

Leggi anche: Per sempre, sono qui per sempre!

Un giorno, un caldo pomeriggio di giugno, mi arriva un messaggio disperato da parte della mamma: “Fate qualcosa, stiamo portando Vincenzo al Santobono in condizioni gravissime”. Quelle parole mi trafiggono. Portavo nel cuore una ferita, alcuni anni fa avevo condiviso la sofferenza di due genitori, amici di lunga data, che avevano visto morire la loro bambina. Quella ferita generò una reazione immediata e piena di fiducia nel Dio della vita: Vincenzo non deve morire!

Ho chiamato le sorelle, abbiamo subito acceso la candela davanti alla Madonna, mi risuonava dentro quell’appello disperato: fate qualcosa! Istintivamente registro un messaggio vocale e lo invio a quanti, sono certa, non lasceranno cadere questa richiesta. Nel giro di poche ore accade qualcosa di incredibile, si costituiscono gruppi di preghiera, la sera i vecchi amici del nostro gruppo giovanile avviano un Rosario on line per chiedere la guarigione di Vincenzo. La nostra preghiera sostiene questa centrale di intercessione che si irradia anche fuori dall’Italia.

Non posso descrivere tutti i dettagli di questa vicenda. Mi limito a raccontare i frutti maturati nel tempo. Vincenzo non è ancora guarito, ma affronta ogni cosa con una grinta e una forza d’animo che non possono non venire da quella misteriosa energia che è la preghiera. Lui stesso sostiene che Gesù lo sta guarendo.

In questi anni ha ricevuto il trapianto del rene dal papà, ha affrontato dolorose cure e anche la fatica dell’apprendimento scolastico… sempre con il sorriso sulle labbra. Abbiamo vissuto e festeggiato con lui tutti i passaggi significativi della vita: il primo giorno del rientro a scuola, il bagnetto libero dalla dialisi, la prima vacanza al mare dopo il trapianto. Ogni bella notizia è condivisa tra quanti ancora chiedono sue notizie.

Il giorno più bello è stato quello della Prima Comunione. Per far toccare con mano a Vincenzo quanto grande fosse l’amore di persone che neppure conosceva… abbiamo diffuso il numero di cellulare del papà, chiedendo a chi voleva di inviare personalmente un messaggio al bambino. Ne sono arrivati tanti, tantissimi, colmi di affetto e accompagnati dalla promessa di una preghiera ancora più assidua.

Vi sono anche momenti difficili, inutile negarlo. A volte le analisi periodiche suscitano più di una preoccupazione e richiedono un nuovo ricovero. In questi casi, la parola chiave, che condividiamo con i genitori, è sempre la stessa: Gesù pensaci tu! Non è un generico auspicio ma la memoria di un’esperienza vissuta. Quando tutto sembrava perso e l’orizzonte privo di speranza, quando la scienza aveva pronunciato parole gravi e difficili da portare, quando anche il trapianto non aveva avuto l’esito desiderato, io continuavo a dire a questi genitori meravigliosi: non abbiate paura, continuate solo ad avere fede!

E loro sono stati stupendi e coraggiosi. 

Ogni volta che questa famiglia viene in monastero, vedo sul loro volto una fede provata e solida e mi ricordo le parole di san Paolo: “ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza (Romani 5,3-4). Vedo nei loro occhi la luce dell’amore perché sanno che Dio non li abbandona e si prende cura di loro. 

Storie come queste ci fanno sperimentare che la preghiera si fa carne, entra nella vita delle persone, genera relazioni, sostiene il cammino. E allora comprendiamo anche il senso di questo nostro “stare” davanti al Signore a nome di tutti. 

Suor Rosaria, abbadessa 




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.