PRENDERSI CURA

Prendersi cura: il rapporto medico-paziente e altre riflessioni di Aldo Bova

Foto: https://www.forumsociosanitario.com/

di Aldo Bova

Aldo Bova, Presidente nazionale del Forum delle associazioni sociosanitarie, parla di come approcciarsi alla vita del paziente, di quale sia l’impegno di una persona che agisce nell’ambito sanitario e di come ci si debba prendere cura, con amore e attenzione, soprattutto dei più deboli. Un obiettivo importante è abbattere le disuguaglianze sociali tra malati.

Cosa intendiamo con l’espressione “prendersi cura”? Potremmo parlarne da diverse prospettive: prendersi cura di sé stessi, per la salute psichica e fisica, della propria cultura, prendersi cura delle proprie conoscenze, delle proprie relazioni; della famiglia: della mamma, del papà, dei fratelli, dei figli, del consorte, della organizzazione burocratica e funzionale della famiglia, anche come azienda; del lavoro che si svolge; del lavoro di Docente (è di un valore enorme insegnare, arricchendo i discenti di conoscenza, ma, innanzitutto di potenzialità per affrontare la vita con equilibrio, amando la vita, d’accordo con la famiglia, superando il contrasto storico creatosi).

Inoltre, ci si può prendere cura come sacerdote, cercando di essere testimonianza del Vangelo con vicinanza, compassione e tenerezza; ci si può prendere cura degli altri, con un impegno sociale (sviluppando animazione della società, essendo lievito nella società e offrendo contributo notevole per le persone più deboli, più fragili). Si può avere cura della cittadinanza, con il proprio impegno nel politico, facendo il Sindaco, o l’Assessore o altro, amando la comunità da servire

Infine, ci si può prendere cura del prossimo col proprio impegno nella funzione burocratica, facendo il Prefetto o il Dirigente comunale o altro. Ciò che conta è farlo con amore, dedizione e vicinanza.

A proposito di atteggiamento della comunità nei riguardi dei propri componenti, mi fa piacere riportare questa nota. Uno studente domandò alla grande antropologa Margaret Mead (Stati Uniti – 1901- 1978) quale fosse il primo segno di civiltà in una Cultura.

Lo studente riteneva che Mead indicasse ami, pentole di terracotta o macine di pietra. La risposta fu altra cosa. La Mead disse che in una cultura antica e primordiale il primo segno di Civiltà è stato un femore rotto e poi consolidato e guarito. Mead chiarì che, nel mondo primordiale, chi si fratturava un arto inferiore moriva. Una persona con frattura di collo femore aveva bisogno assistenza, di essere tutelata, doveva essere aiutata per mangiare e bere fino a consolidazione dell’osso.

Quindi, in termini antropologici, una comunità diviene civile, quando aiuta chi ha bisogno, i fragili, quelli che nella società efficientista vengono ritenuti scarti da eliminare o persone da trascurare, perché con loro si perde tempo.

Detto questo, fondato su valutazioni antropologiche, un popolo civile si prende cura dei fragili, dei deboli, dei sofferenti, degli ammalati, di chi non è autonomo e da questo atteggiamento scaturiscono programmi sociali, di assistenza, di amore importanti.

Una comunità è civile, quando si prende cura delle sue componenti e, in particolare, dei più fragili.

Importantissimo è il prendersi cura nell’ambito della Salute: assistere i sofferenti e curarli è un’arte.

Riporto di seguito una bella valutazione di Florence Nightingale (Firenze, 12 maggio 1820 – Londra, 13 agosto 1910) detta la signora con la lanterna.

“L’assistenza è un’arte; e, se deve essere realizzata come un’arte, richiede una devozione totale e una dura preparazione, come per qualunque opera di pittore o scultore. Con la differenza che non si ha a che fare con una tela o un gelido marmo, ma con il corpo umano, il tempio dello spirito di Dio. È una delle Belle Arti. Anzi, la più bella delle Arti Belle.”

Tuttavia, il prendersi cura, specialmente nella problematica della Salute, non è un fatto scontato. È un fatto di Cultura, di preparazione, di formazione intima e di organizzazione, in cui si inquadra anche il Rapporto Medico Paziente.

Affrontiamo ora il Prendersi cura nel mondo della Salute.

La Medicina È una realtà sociale, professionale, politico-istituzionale, è un mondo di afflato.

Il Rapporto Medico paziente deve essere visto anche come Rapporto fra Struttura curante e paziente.

Compito della Medicina è: prevenire, curare, riabilitare

C’è una interpretazione varia della Medicina.

Secondo alcuni è un fatto tecnico scientifico. Ci sono in gioco un esperto nella materia ed un “cittadino cliente con organi ammalati” e un fatto economico per il quale bisogna fare i conti con il bilancio dello stato, delle regioni, delle aziende sanitarie, delle aziende ospedaliere. Il paziente, in sostanza, è un costo

Si può, invece, intendere la Medicina come servizio fatto con cervello, con passione, amore, con dedizione, con attenzione giusta e doverosa alla economia, in cui il Medico e gli operatori sanitari vivono il loro servizio come un impegno appassionato, di dedizione.

Seguendo questa visione ci sono in gioco: una Persona che ama la professione e approccia l’interlocutore con competenza, con amicizia, con spirito di servizio, con interesse. E una Persona ammalata, che soffre, che chiede aiuto, che vuole essere ascoltata e capita, che si vuole affidare, che vuole essere presa in carico.

Nella Medicina, infatti, c’è un incontro fra “una fiducia ed una coscienza”.

La Medicina, nel tempo, ha avuto grande evoluzione: aziendalizzazione, burocratizzazione, informatizzazione, telematica, metaverso.

Il mondo della medicina sta vivendo situazioni varie: finanziamenti sempre minori (meno del 6,1 % del PIL – è pochissimo) – La cifra più bassa fra i paesi del G7, molto al di sotto della media europea dell’11,3%. Per recuperare il gap esistente con altre nazioni- note dell’ANAAO – sarebbe necessario un incremento annuo del Fondo sanitario nazionale di 10 miliardi. Mancano 20000 medici e 80000 infermieri; i costi sono sempre maggiori e appare l’esigenza di prestazioni nuove (che si presentano per la conoscenza di tecniche e di metodiche nuove e per l’aumento del popolo degli anziani con le loro pluri-patologie); medicina difensiva (avvocati disonesti e cause impostate sul nulla- Va segnalato che poche denunzie vanno in porto).

In questo quadro si ritiene e noi riteniamo che la Medicina migliore sia quella Umana, che pone in relazione. Non per buonismo. Ma per un dato obiettivo, perché nella Medicina, nel fare Medicina, nell’approcciare la Persona sofferente, che chiede aiuto, si incontrano due persone, direi due mondi (il medico con la struttura che rappresenta o l’ambiente che rappresenta ed il paziente con la famiglia ed il mondo che rappresenta).

Leggi anche: Perché alzare la voce contro i volontari per la vita? La “lezione” di Pd e M5s… (puntofamiglia.net)

Quali caratteristiche deve avere la Medicina umana?

In primi, la competenza, la conoscenza della materia, la conoscenza delle novità che migliorano e facilitano le tecniche per l’approccio e lo studio del paziente e che consentono di progettare il percorso terapeutico e riabilitativo.

Poi non deve mancare l’amore (per la propria professione, per la propria attività, per il proprio interlocutore che chiede assistenza)

Nel Rapporto Medico Paziente devono essere dobbiamo trovare accoglienza, ascolto (ascoltare senza fretta, con attenzione, con empatia, mettendo a disposizione dell’udito testa e cuore). È necessario guardarsi negli occhi: la visita è di una importanza enorme.

Non possono mancare poi le indagini, la formulazione di un programma preventivo (per quanto possibile, la formulazione di un programma terapeutico, il processo di accompagnare (Presa in carico), valutare la psiche e la spiritualità, coinvolgere assolutamente la famiglia, toccare (importante per visitare e per creare contatto empatico), avere tempi da dedicare. Evitare visite sbrigative, di 15 minuti (molte volte inutili e, anzi, fonti di errori: la visita va fatta con tempi giusti).

Abbiamo necessità di ambienti idonei, luminosi, accoglienti, sereni; l’atteggiamento deve essere di disponibilità da parte del professionista.

È molto importante per un medico disponibile ed appassionato conoscere le evoluzioni e le novità nel campo della possibilità di studio e di terapia delle patologie (novità che possono migliorare le chances della terapia praticata e che possono non essere conosciute e quindi non utilizzate a svantaggio dei pazienti e dei medici stessi).

Nella fase di studio, fare le cose necessarie ed evitare le cose inutili ed inopportune (per un ginocchio artrosico marcato in persona anziana va bene una radiografia; non è opportuna una RMN. Le RMN inutili aumentano le probabilità di interventi chirurgici inutili).

Nello stabilire orientamenti terapeutici va presa la decisione in relazione all’età del paziente, alle sue esigenze, alle prospettive esistenziali, alle sue condizioni generali, psichiche, sociali.

Facciamo degli esempi:

– Tumore alla prostata ad un’età avanzata, salvo casi particolari: radioterapia ed eventuale attesa

– Lesione del crociato anteriore anche in un giovane: va valutata l’opportunità o meno della ricostruzione del crociato.

– Valutazione seria, meditata delle poli-terapie, che in tanti casi possono essere alleggerite con risparmio di intossicazione per il paziente e risparmio di miliardi per le casse dello stato

– Importanza del Bello, dell’ambiente bello in cui essere curati.

– Calore e interessamento dell’ambiente curante

– Se possibile cercare di tonificare la fede, perché chi ha fede e prega e crede innesca dei meccanismi che generano sostanze autogene che favoriscono la guarigione, almeno nel settore del dolore osteoarticolare. Adoperarsi, affinché gli ambienti di cura siano senza dolore.

Per poter realizzare questo modello di Medicina Umana e di Umanizzazione delle Cure e di Buon Rapporto Medico-Paziente non basta l’opera, la formazione e la disponibilità del Medico. È importantissima l’opera della struttura, in cui e con cui lavora il medico.

Alla luce di quanto detto bisogna guardare con obiettività al SSN, fare analisi e prospettare miglioramenti ed adeguamenti all’epoca che viviamo ed alle situazioni che viviamo, affinché funzioni bene e si possa veramente realizzare una umanizzazione delle cure.

L’Art. 32 della Costituzione italiana recita “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

La legge 23 dicembre 1978 – n. 833 – istituisce il Sistema Sanitario Nazionale, di carattere “universalistico”, oggi auspicato dall’OMS per tutti i paesi al mondo.

Il SSN tutela la salute di tutti, le fasce più vulnerabili in particolare. Malgrado ciò, è bene notare che le persone più vulnerabili sono a più alto rischio di disuguaglianze; le diseguaglianze nella salute ci sono e persistono nel nostro Paese.

Vi è necessità di: procurare più fondi, riempire i vuoti degli organici, promuovere equilibrio ed uguaglianze di situazioni fra i vari territori e le varie regioni, fare focus sulle diseguaglianze nella salute per cercare di ridurle o, meglio, farle scomparire (con le Diseguaglianze coatte non abbiamo umanità nelle cure), bloccare l’autonomia differenziata.

Bisogna auspicare che il SSN cambi pelle: deve uscire dalle sue mura ed andare sul territorio. Deve andare a cercare gli ammalati, specialmente i fragili, i deboli, i soli.

Il SSN non sia “ospedalocentrico”: bisogna sviluppare il territorio, creare la “Medicina di Prossimità”, specialmente per gli anziani; che gli anziani vengano trattati e seguiti a casa. In questa modalità gli anziani vivono di più di quelli presenti nelle RSA

Bisogna rivalutare e rinforzare la figura del Medico di famiglia, di cui si stanno occupando anche il Vaticano, la Pontificia Accademia per la Vita e organismi che tengono a cuore la cura della persona Umana ed in particolare quella dei più poveri, dei più fragili. Il Medico di famiglia che ama la sua professione e che ha nel suo cuore e nella sua mente il Prendersi cura può agire molto utilmente e positivamente in relazione all’inizio vita, ai momenti difficili nella gravidanza, sviluppando una cultura della vita, nonché provvedimenti per tutelare ed accompagnare il Fine vita. Infine ma non per importanza avere cura della famiglia anche, per lottare contro l’inverno demografico.




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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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