CORRISPONDENZA FAMILIARE

Formare gli sposi perché accompagnino gli sposi: un’esigenza indispensabile

6 Maggio 2024

coppia

Cari amici, oggi condivido con voi la lettera di una coppia di sposi che accompagna altri sposi nel cammino di fede e sente sempre più l’urgenza che il Vangelo dell’amore e del matrimonio possa diventare un capitolo qualificante della vita ecclesiale. Un’esigenza che purtroppo non è ancora percepita e non ha ancora trovato diritto di cittadinanza. Salvo le solite e poche eccezioni. 

Caro padre,

nella stanza nuziale abbiamo posto l’icona di Gesù crocifisso, quando giunge la sera ci mettiamo in ginocchio e consegniamo al Signore la fatica di quella giornata, il nostro amore, i nostri figli, le persone che abbiamo incontrato, la carità che abbiamo seminato, la nostra vita, tutto ciò che abbiamo di più caro… e chiediamo al Signore che risplenda la luce della fede e dia a tutti la consolazione. È un momento di grande pace in cui percepiamo che Dio accompagna i nostri passi. 

Il mio lavoro mi porta nelle case e spesso, sempre più spesso, mi accorgo che il matrimonio è vissuto come una catena, un peso che rende più faticoso il cammino della vita. Tante volte incontro coniugi stanchi e delusi. In alcuni casi, è triste dirlo, sembra che siano infastiditi anche solo a vedere o sentire la voce l’uno dell’altro… non puoi immaginare il dolore e l’amarezza che provo. 

Noi abbiamo ricevuto la grazia di comprendere e vivere la bellezza del matrimonio, siamo stati accompagnati durante gli anni del fidanzamento e quelli del matrimonio. Siamo stati aiutati a comprendere che amare significa donare sé stessi. Anche se non sempre è facile e spesso ci scontriamo con i nostri limiti, cerchiamo di coltivare l’amore, grazie alla Fraternità abbiamo imparato che la coniugalità si costruisce giorno per giorno, attraverso la preghiera e il dialogo. L’amore diventa così compagnia, sostegno, condivisione. Un amore così rende più lieta la vita e aiuta ad affrontare le difficoltà. E tu sai quanti ostacoli abbiamo incontrato. 

Forte di questa esperienza, quando ne ho la possibilità, chiedo alle persone che incontro nel mio lavoro di non inseguire illusioni ma di custodire il patto nuziale e di amare l’altro, malgrado i suoi limiti. Parlo anche della nostra esperienza ecclesiale e li invito a lasciarsi guidare dalla fede perché solo Dio può dare la capacità di amare. 

Ho capito quant’è importante il carisma che abbiamo ricevuto attraverso la Fraternità, quant’è necessario accompagnare gli sposi perché non si scoraggino lungo il cammino. È molto facile smarrire la via dell’amore! Anche quando gli sposi non arrivano alla separazione, l’amore diventa come il sale insipido, non è più capace di dare sapore e gusto alla vita. 

Rendo grazie a Dio per averci donato la Fraternità, vorrei tanto che questo carisma possa portare frutti ancora più abbondanti. Per quanto è possibile, malgrado il lavoro e tutti gli impegni legati alla vita domestica, cerchiamo di fare la nostra piccola parte, accompagnando altri sposi, chiediamo al Signore di usarci come Lui ritiene più utile. Preghiamo anche per te perché il tuo ministero ecclesiale sia ancora più fecondo. Grazie di tutto.

Giulia

Cara Giulia, 

comprendo la tua amarezza, il vissuto di tante famiglie è avvolto nell’ombra del non-amore, molti sposi hanno sostituito il patto di comunione con la convivenza. Hanno dimenticato o forse non hanno mai sperimentato la gioia che nasce quando si vive una condivisione piena, che abbraccia tutta la vita e tutto nella vita. Vi sono quelli che faticano a dare una veste coniugale alla vita quotidiana e quelli che hanno completamente rinunciato. Quando non si dialoga, si cade inevitabilmente nella conflittualità. E man mano che si avanza nella vita le difficoltà diventano sempre più grandi, fino ad apparire insuperabili. In realtà diventano insuperabili perché i problemi non vengono affrontati in tempo e con i giusti mezzi. Quanti sposi avrebbero potuto salvare il matrimonio se fossero stati accompagnati e sostenuti dalla fede! 

L’uomo e la donna sono diversi per natura, hanno una diversa sensibilità, caratteri diversi e forse opposti… hanno bisogno di imparare la grammatica della coniugalità, non è scontato né facile tradurre l’amore in una comunione d’anima. Nella sua genesi l’amore è un sentimento, una percezione emotiva che avvolge e coinvolge tutta la persona. Sembra di toccare il cielo con un dito, in realtà è solo l’inizio di un cammino a due che, se vissuto con fedeltà e coerenza, conduce gradualmente la coppia ad assumere uno stile di vita in cui l’io individuale si ritrova nel noi coniugale. 

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Un cammino come questo non è automatico e non può essere fatto se mancano coloro che suggeriscono le scelte da fare e quelle da evitare, gli impegni prioritari e quelli che non sono affatto essenziali. L’esperienza coniugale e familiare è fatta anche di giorni difficili, a volte è attraversata dai venti della crisi, ci sono passaggi dolorosi in cui non è facile accogliersi reciprocamente, il sì degli inizi appare sbiadito, in qualche momento si può insinuare persino il dubbio che sia stato un errore… il matrimonio passa attraverso il deserto. 

Non capisco perché in tutti gli ambiti della vita sociale accettiamo di essere guidati, almeno nella fase iniziale di apprendimento; quando invece si tratta della vita coniugale, pensiamo di poter fare da soli, siamo convinti di avere tutte le competenze per affrontare la vita. È un errore macroscopico, è come andare in montagna senza tener conto dei sentieri tracciati, come assumere una terapia farmacologica senza chiedere un parere al medico. Un errore che spesso si paga. 

Cara Giulia, la necessità di un cammino e di una guida appare ancora più chiaramente quando si tratta di intrecciare l’esperienza dell’amore con la fede. Voi avete avuto la grazia di essere accompagnati da altri sposi che vi hanno insegnato a vivere il fidanzamento nella luce del Vangelo. Questa esperienza ha segnato profondamente la vostra vita, vi ha permesso di acquisire lo stile della coniugalità e oggi vi dona la gioia di accompagnare altri sposi. Mi raccomando, custodite con grande cura questo impegno, senza lasciarvi turbare dall’inevitabile fatica che comporta. 

Nel giorno delle nozze avete scelto di proclamare il Vangelo in cui Gesù chiede ai discepoli di essere “sale della terra” e “luce del mondo” (Matteo, 5, 13-16). Il Signore ha preso sul serio le vostre intenzioni, vi chiede di essere luce per orientare i passi dei fratelli e vi dona di essere parola per confermare la loro fede. Un ministero faticoso ma indispensabile. È solo un frammento della vita ecclesiale, una piccola realtà che arricchisce la vita degli sposi e contribuisce a rendere più bella la Chiesa. Restate fedeli. Vi auguro ogni bene. 

Don Silvio 




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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