Il caso

Sottomessi all’idolo della laicità

fecondazione eterologa

di Gabriele Soliani

In nome della laicità dello Stato, quale cammino si sta compiendo? Servono regole per evitare il “mercato del miglior gamete”. Un donatore olandese, padre di circa 100 bambini, ha trasmesso una malattia incurabile. Caso a rischio di ripetizione.

Al di là delle ripetute idee sulla laicità dello Stato, e delle accuse di ingerenza della Chiesa cattolica, un nucleo centrale a favore del matrimonio omosessuale sembra quello delle “etiche di uguale dignità”. In pratica per buona parte del  mondo laico le etiche sarebbero più di una, e tutte vere. Però che le etiche abbiano uguale dignità non significa affatto che abbiano uguale peso nella vita delle persone e della società. Anzi. Non è sufficiente affermare “io la penso così” per dire che le mie idee sono “assolute” e uguali in dignità a quelle che affermano il contrario. Per esempio dire che l’aborto “per me è ammissibile” non lo rende per questo giusto. Dire che un padre di famiglia può fare 6/10 donazioni di sperma per fecondare ovuli di altrettante donne (nella fecondazione eterologa), e avere altri figli suoi fuori dalla famiglia, non significa affatto che sia un’etica di uguale dignità a quella che lo proibisce. Dire che volere un figlio con un “utero in affitto” sia degno per il bambino, e per la donna pagata per farlo, non dice la semplice verità sulla maternità. Si può pensare come si vuole, ma le etiche non sono uguali in dignità.

Un altro nucleo, questa volta più sottinteso e ideologico, a favore dei matrimoni omosessuali è il concetto di complementarietà fra maschio e femmina. La teoria gender – che è solo una teoria – lo vieta e lo ridicolizza, il movimento gay addirittura considera la parola complementarietà un’offesa omofoba, il femminismo più oltranzista lo rinnega. Affermare invece che (solo)  maschio e femmina si completano in senso fisico e psicologico è un concetto elementare e reale che dimostra, da un lato, il bisogno – per niente umiliante – di completamento e, dall’altro, l’unità fisica e psicologica che ne risulta. Non è forse così? Insegnarlo ai bambini, che lo intuiscono anche da soli, non è sinonimo di discriminazione. Non è un mistero poi che i concetti sull’unicità del matrimonio influiscano, come giudizio, anche sulla fecondazione artificiale.

Sappiamo che la Corte Costituzionale, che ha dato il via libera alla fecondazione eterologa, con le sue sentenze creative ha messo in moto da anni la ricerca di diritti individuali che continuamente si allargano. Ci vorranno pur delle regole. Laiche. Altrimenti si rischierebbe la donazione fra fratelli, tra madre e figlia, padre e figlia, tutti inconsapevoli della loro parentela. Senza poi contare il mercato del miglior gamete! Oppure si rischierebbe quello che è successo in Danimarca dove un donatore, diventato padre di circa 100 bambini – si, proprio 100 – purtroppo ha trasmesso loro la neurofibromatosi, una grave malattia genetica incurabile. Dunque, chi si oppone alla fecondazione artificiale ha motivate ragioni per non demordere, non danneggia la laicità dello Stato e non lo fa rimanere indietro “anni luce” rispetto ad altri Stati. Anche opporsi al matrimonio omosessuale non è da medievali oscurantisti.

Infatti, proprio sui temi eticamente sensibili nemmeno la laicità dello Stato è un “assoluto” al quale sottostare in obbedienza silenziosa.




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