Pregare in famiglia

Tutti a tavola! E la preghiera?

di Giovanna Abbagnara

È l’ora del pranzo, è il tempo di fermarsi per nutrire il corpo ma può diventare anche un’occasione per pregare insieme e condividere non solo il pane ma la vita.

Mamma stasera la preghiera la faccio io!”. Sono tutti intorno alla tavola per la cena, Mario, il papà, Lucia, la mamma, Laura di 12 anni, Filippo di 10 anni e in silenzio aspettano che il piccolo Luca di otto anni pronunci la sua preghiera. “Signore ti ringraziamo per il cibo che ci doni e che la mia mamma ha preparato e ti prego per Marco, il mio amico di banco, che ha paura perché i suoi genitori si stanno separando. Fa’ che non lo facciano altrimenti il mio amico è triste. Amen”. Inizia la cena e anche un tempo di dialogo e di confronto. Il tema di questa sera è molto delicato, ma bisogna aiutare Luca a comprenderlo. In questo modo la mensa diventa lo spazio della comunione, il tempo in cui  si comunicano le diverse esperienze che ciascuno vive, si condividono gioie e incontri, riflessioni e commenti, paure e difficoltà. Con sguardi, premure e attenzioni all’altro si gusta la gioia di ritrovarsi come famiglia. È un momento d’incontro, di scambio, d’ascolto. O almeno così dovrebbe essere, perché in realtà, si fa sempre più fatica a parlarsi, a prestarsi attenzione, con la fretta di oggi e le tante Tv accese durante i pasti. Può diventare un momento in cui anche il nostro cuore, i nostri rapporti, possono ricevere nutrimento. Radunarsi intorno all’altare domestico insieme senza quella fretta che caratterizza ormai le nostre giornate è fondamentale e diventa nel quotidiano una preziosa opportunità per pregare insieme.

Oggi siamo abituati ai 4 salti in padella, per dire: “non perdete tempo a cucinare, dimezzate i minuti, ottimizzate i tempi, fate in fretta”. Non di rado si assiste che in quella mezz’ora dedicata alla cena la Tv sia l’unica parola, che l’attenzione sia tutta rivolta a lei, che qualcuno si alzi prima che il pasto sia concluso per ritirarsi in camera ad ascoltare musica, che il telefono squilli tra una portata e l’altra e che il cellulare di tutti regni incontrastato sulla tavola e lampeggi continuamente.

È necessario dare il giusto significato a questi momenti di convivialità perché i rapporti familiari riacquistino la giusta dimensione. Anche in questi momenti è opportuno avere delle regole, spegnere la Tv, staccare il telefono, lasciare da parte i cellulari. Farsi aiutare dai figli a preparare la tavola è segno dell’attenzione e della cura verso l’altro, sono gesti di amore come quelli della mamma che prepara il cibo per la sua famiglia. Il pasto diventa allora non solo il tempo del nutrimento del corpo ma anche il tempo in cui ogni membro riceve e dona amore.

In questo rituale che ogni giorno si compie si riconosce la presenza di Dio. Per questo la benedizione che si fa all’inizio quando tutti si sono radunati non è un gesto da compiere per abitudine e in modo frettoloso.

È stato per caso che una sera abbiamo recitato qualche preghiera insieme” mi raccontano Alberto e Maria “e da lì qualche volta, a pregare insieme ai figli prima del pasto domenicale. Sembrava che una sola preghiera non bastasse, quando il figlio piccolo ha cominciato a raccontare cosa succedeva al catechismo e una volta la predica del prete alla messa. Ci siamo guardati stupiti, e da allora abbiamo iniziato, anche se non sempre, a leggere insieme il vangelo della domenica prima del pasto (l’unico in cui siamo tutti insieme). Non è che poi succeda granchè, ma spesso diventa il pretesto per non guardare la televisione e parlare di tante cose. Mi sembra che prima si perdesse più tempo in cose non necessarie, e che non si vedesse l’ora di alzarsi da tavola per farsi gli affari propri. Ora invece indugiamo a tavola”.

La preghiera diventa non un valore aggiunto ma un bisogno primario e molto spesso apre le porte ad un dialogo sereno e sincero che permette di stemperare le difficoltà e di comunicarsi le piccole e grandi gioie che ciascuno porta nel cuore. Non esiste un vero e proprio schema da seguire. “Mia figlia Giulia non è di molte parole” racconta Claudia “per cui quando è il suo turno di benedire la mensa rispettiamo due minuti di silenzio e diciamo insieme il Padre nostro, quando invece è il turno di Angelo ci tocca aspettare perché ha sempre un lungo elenco di cose da dire e da ricordare”. Ogni famiglia può trovare le forme adatte, cercando anche di essere attenti all’anno liturgico. Coinvolgendo i figli a preparare segni che possono abbellire la mensa durante l’avvento o la quaresima. Imparare cioè a dare sapore ai gesti, a scandire i momenti con la preghiera, a riscoprire la casa come il luogo dell’incontro con Dio.

 




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1 risposta su “Tutti a tavola! E la preghiera?”

[…] Oggi siamo abituati ai 4 salti in padella, per dire: “non perdete tempo a cucinare, dimezzate i minuti, ottimizzate i tempi, fate in fretta”. Non di rado si assiste che in quella mezz’ora dedicata alla cena la Tv sia l’unica parola, che l’attenzione sia tutta rivolta a lei, che qualcuno si alzi prima che il pasto sia concluso per ritirarsi in camera ad ascoltare musica, che il telefono squilli tra una portata e l’altra e che il cellulare di tutti regni incontrastato sulla tavola e lampeggi continuamente. Invece la cena dovrebbe essere un momento d’incontro, di scambio, d’ascolto. Potrebbe diventare un momento in cui anche il nostro cuore, i nostri rapporti, possano ricevere nutrimento. Radunarsi intorno all’altare domestico insieme, senza quella fretta che caratterizza ormai le nostre giornate, sarebbe fondamentale e potrebbe diventare una preziosa opportunità per pregare insieme. Per leggere tutto l’articolo clicca qui! […]

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