Pornografia online? L’unica risposta possibile è educare all’affettività…

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La pornografia miete vittime ogni giorno. È inutile lanciare stime ufficiali. I numeri creano allarmismi inutili. È necessario invece porsi una domanda: dove sono gli educatori?

Nel fine settimana ho tentato di rivedere in streaming alcuni episodi di una serie televisiva di una passata stagione e mi è toccato fare una raccapricciante esperienza. Prima dell’avvio del video a cui ero interessata ho dovuto chiudere per ben tre volte altrettante pagine. Mi chiedevano, con insistenza, di cliccare su link di siti porno e/o mi suggerivano di entrare in una chat in cui c’erano donne, che nel raggio di 4 km dalla mia posizione, si proponevano e offrivano i loro corpi. Da madre mi sono indignata, da moglie mi sono offesa, da donna mi sono intristita. Come è facile incappare in proposte diseducative su questi temi! Quanto è difficile invece incontrare proposte edificanti. Devo tristemente constatare che la sessualità è uno dei capitoli disattesi educativamente dalla società, dalla scuola, dalla famiglia e, in ultimo, dal web.

La pornografia, si sa, non è un’invenzione recente, ma la prepotente diffusione delle tecnologie digitali ha contribuito a renderla purtroppo un prodotto di fruizione di massa con serie ricadute sociali. Diversi studi effettuati sotto il profilo psicologico, medico e socioculturale stanno rilevando la pericolosità della esposizione alla pornografia sia per gli adulti che per i ragazzi. Si va dalla propensione a considerare la donna come un oggetto sessuale alla generazione di vere e proprie forme di dipendenza patologica. Una esposizione compulsiva può provocare un innalzamento della soglia di stimolazione del desiderio; da ciò ne possono derivare maggiori difficoltà a sperimentare eccitazione sessuale, quindi disturbi della sfera e della sfera affettiva.

Noi adulti sottostimiamo i danni della pornografia. Non è possibile giustificare tutto come “legittima curiosità” dovuta all’età. La questione merita un’attenzione da parte dei genitori e degli educatori in genere. Ma il fatto grave è che purtroppo anche un certo numero di adulti, a cui spetta il compito dell’educazione, figurano come fruitori abituali della pornografia. E così coloro che dovrebbero educare sono i primi a dover essere educati.

L’unico modo per sconfiggere la pornografia e i suoi effetti è l’educazione. Non basta limitare l’uso dei media, demonizzare la rete, controllare la diffusione, studiare gli effetti, diffondere i risultati delle indagini e delle ricerche scientifiche… per evitare allarmismi sterili è necessario andare alla radice. Oggi la sessualità è sempre più sentita come una zona franca, dove ognuno fa quel che vuole, non esistono regole e non ci sono valori oggettivi. E per contro intendere la sessualità come una realtà che si può spiegare solo con l’amore, sembra essere un retaggio culturale superato. Che la sessualità si esprima compiutamente nella procreazione, sembra essere una idea addirittura confessionale. Insomma intorno alla sessualità tanti luoghi comuni che di fatto contribuiscono a svuotarla di significato, fino al punto da avere una generazione di adulti che non è in grado o non si sente in grado di educare su questi temi.

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La domanda sorge spontanea: dove sono gli educatori? La diffusione della pornografia registra un’assenza o una devianza educativa. Una bambina di quinta elementare, all’interno di un corso di educazione sessuale adatto alla sua età, ammise che aveva visto il papà guardare film in cui c’erano delle persone svestite che si toccavano e usavano i genitali. La bambina diceva in sintesi che quello tra un uomo e una donna non poteva essere una cosa bella, perché nei film che lei vedeva guardare al padre c’erano urla e lamenti e concludeva: “Certamente si facevano male”.

I ragazzi preadolescenti possono imbattersi in immagini che trovano inquietanti, oppure possono essere i loro stessi compagni a mostrarle loro deliberatamente, quando non sono responsabili gli adulti con il loro cattivo insegnamento. Secondo uno studio dell’Università del Nebraska, l’età in cui un ragazzo inizia a guardare video porno influenza la sua sessualità. I ricercatori hanno accertato che il porno precoce nei ragazzi, li porta a diventare maschilisti e sessisti da adulti. E il motivo sta nella distorta educazione sessuale che ricevono da queste visioni. Esiste la possibilità che alcuni ragazzi possano essere attratti e trascinati dalla pornografia a tal punto che questa potrebbe compromettere i loro rapporti nella vita reale e l’equilibrio dell’intera vita. In Italia gli ipoattivi sessuali appagati dal web sono il 12%, e portano in consultazione un preoccupante disinteresse per i rapporti con veri e propri partner: la dipendenza da pornografia li ha isolati dalle relazioni affettive e dal desiderio sessuale reale.

Molti genitori non sono a conoscenza dei danni che il porno può provocare. Lasciano fare convinti che si tratti di cose normali. L’adolescente per conto suo recita bene il suo copione. In questo delicato periodo del ciclo di vita, maschi e femmine vanno incontro a una serie di trasformazioni corporee che generano una naturale curiosità verso qualsiasi fonte di informazioni sul sesso. Spetta ai genitori intervenire e prendere atto che il web è uno strumento seduttivo quanto pericoloso.

Cosa possiamo fare allora? Posto che non esistono ricette preconfezionate e valide per tutti, proviamo a dare qualche suggerimento di ordine pratico.

Innanzitutto osservare il figlio. Sbirciare qua e là è normale. Può appagare le naturali curiosità tipiche dell’età adolescenziali, ma se avviene con continuità e in assenza di un’adeguata educazione all’affettività e alla sessualità, può diventare pericoloso. L’aspetto preoccupante in questo caso è che gli adulti ignorino cosa fanno i figli online. Un suggerimento allora potrebbe essere disporre di un computer di famiglia a disposizione di tutti e in un posto visibile. Usare smartphone e/o tablet in luoghi comuni non al chiuso della cameretta ed in orari notturni.

Proporsi ai figli come interlocutori qualificati e/o competenti: l’educazione sessuale è scarsa, e la condivisione familiare è bassa. Si parla serenamente di sesso soltanto in una famiglia su tre. I ragazzi passano dall’inesperienza alla sessualità senza mediazioni: tra i 12 e i 14 anni il 16,7 per cento ha dato il suo numero a uno sconosciuto, inviato una foto (24,7), ricevuto proposte di sesso (3,8), mette in guardia la Società di Pediatria. Per cui è urgente vincere il tabù legato al sesso e imparare a parlarne con il cuore come di un’esperienza affettiva intrinsecamente legata all’amore. I genitori poco avvezzi a questi argomenti potrebbero decidere di approfondire con buone letture per capire i termini della questione e come proporsi.

Vicinanza emotiva: se scopriamo che i nostri figli hanno già fatto uso di materiale pornografico, accidentalmente o intenzionalmente, è necessario innanzitutto capire e ascoltare come sia accaduto e poi spiegare amorevolmente ma molto chiaramente che la pornografia è qualcosa di sbagliato e dannoso evitando possibilmente toni moralistici da predica istituzionale insomma.

Ultimo ma prioritario suggerimento per i genitori: i figli intuiscono le intenzioni dei genitori per cui è fondamentale essere credibili e competenti.

Infine vorrei incoraggiare i genitori cattolici e ricordare loro, se ce ne fosse bisogno, che l’annuncio da fare ai figli sul tema della sessualità è quello della gioia e della bellezza di essere stati creati con un corpo maschile e femminile. In questo corpo è inscritto il bel sogno di Dio sull’unità tra maschi e femmine. La diversità sessuale, quindi, e la sessualità in genere, è il dono di Dio per l’uomo perché l’unità della coppia umana possa essere realizzata.

Non c’è niente nel corpo di brutto, di peccaminoso o di volgare. È l’uso, è il contesto in cui si mettono in campo certi atteggiamenti e comportamenti che lo rendono disdicevole, disumano e che imbruttiscono l’atto sessuale e il suo significato.

 




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Giovanna Pauciulo

Sposa e madre di tre figli, insieme al marito Giuseppe è referente della Pastorale Familiare per la Campania, ha conseguito il Master in Scienze del Matrimonio e della Famiglia presso il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II. Conduce su Radio Maria la trasmissione “Diventare genitori. Crescere assieme ai figli”. Collabora con Punto Famiglia su temi riguardanti la genitorialità e l’educazione alla fede dei figli. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018).

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